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Amato lancia lo “stress test” per Meloni e il suo governo. L’analisi di Arditti

Il presidente Amato sa quel che fa e mette in campo una prova di tenuta complessiva per Meloni ed il suo governo.
Lo fa in modo ostile? Forse no. Lo fa in modo amichevole? Certamente no…

Non perdo tempo intorno alle varie ipotesi sulla dinamica della strage di Ustica: è giusto che ne parli chi sa (quindi molti farebbero bene ad esprimere certezze meno granitiche).
Mi interessa però l’aspetto a mio giudizio più rilevante che emerge dall’intervista del Presidente Amato, sulla cui capacità di cogliere tempi, modi e sostanza dei fatti politici nessuno può avanzare dubbi.

Per farla semplice possiamo dire che quello di Amato è un robusto “stress test” per il governo Meloni, per i suoi alleati (Salvini in primis), per la sua maggioranza e per l’intera classe dirigente che sta prendendo le leve del potere dopo il successo politico-elettorale della destra italiana del 2022 (il primo della storia della Repubblica, almeno in questi termini).

Già perché Amato apre tre capitoli di non semplice gestione, che ora dovranno trovare una qualche trattazione.

Il primo è verso la Francia, in un momento di non banali equilibri Ue, con le più importanti elezioni sovranazionali di sempre alle porte, l’implementazione dei piani Next Generation Eu, la trattativa sul Patto di stabilità. L’accusa precisa di un ex primo ministro non è cosa da poco sulla scena internazionale, anche perché occorre ricordare i fatti dell’ottobre 2011, quando Gheddafi viene eliminato dopo l’ultimo attacco al suo convoglio (75 mezzi su ruote alla periferia di Sirte) messo in atto da aerei da combattimento ed elicotteri inglesi, americani e, soprattutto, francesi.

Poi c’è un tema Nato, mai così delicato come in questo momento. Il governo Meloni ha sorpreso il mondo per la sua capacità di stare nell’alleanza senza fare distinzioni di sorta, anche grazie al solido ruolo del ministro Crosetto. Ma se è vero che i fatti sono di quarant’anni fa, è anche altrettanto evidente che in questa fase ogni screzio nel Patto Atlantico finisce per fare il gioco dei suoi avversari, Cina e Russia in testa. Quindi spetta al governo chiarire con gli alleati se vi sono motivi di frizione (sin qui mai emersi) che potrebbero discendere dall’intervista.

Infine c’è un tema verso gli apparati di vertice della Repubblica, cioè intelligence, forze armate e magistratura. Tutti vanno sotto pressione aprendo il dossier Ustica, nonostante il fatto che siano ormai fuori gioco tutti i protagonisti di allora. Anche perché al vertice delle istituzioni militari e dell’amministrazione della giustizia c’è in Italia il Capo dello Stato.

C’è una prima reazione importante alle parole di Amato, cioè quella del ministro Salvini che chiede di sapere cosa ne pensano a Parigi. Dubito che otterrà risposte precise, ma è comprensibile il farsi avanti del vice-premier italiano.
Amato sa quel che fa e mette in campo una prova di tenuta complessiva per Meloni ed il suo governo.
Lo fa in modo ostile?
Forse no.
Lo fa in modo amichevole?
Certamente no.

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