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Gli attacchi a Gentiloni indeboliscono l’Italia. Meloni? Bene sulla Cina. Parla Gozi

Gentiloni è un maestro nello scansare i pericoli. La revisione del Patto di stabilità? Lui non è tra i rigoristi e non si può pretendere che faccia “il tifo” per il governo: è un organismo imparziale. Renew sarà centrale, magari con una lista unica (Renzi incluso). E sulla Cina Meloni ha fatto bene ad avviarsi verso l’uscita dalla Bri. Conversazione con l’europarlamentare Sandro Gozi

Bene sulla Cina, male in Europa. Se dovessimo riassumere in poche parole il pensiero di Sandro Gozi, parlamentare europeo di Renew Europe, sull’operato del governo italiano, potremmo dirla così. Il fuoco incrociato del premier Giorgia Meloni e dei due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, contro il commissario Paolo Gentiloni “non fanno per niente bene all’Italia, ma è un modo per cercare un alibi per i loro insuccessi. Non sono stupito: è più forte di loro”. Mentre sulla decisione di uscire dalla Via della Seta, dice a Formiche.net l’eurodeputato, “Meloni ha fatto la scelta giusta”.

Gozi, partiamo dai rapporti tra Roma e Bruxelles. Gentiloni ha cercato di smussare, ma la ferita è stata provocata. Si rimarginerà? 

Il governo dice di voler fare il bene dell’Italia e attacca Gentiloni per la sua nazionalità. Il problema è che, ripeto, così facendo penalizzano il nostro Paese indebolendone il ruolo all’interno della Commissione. Ma è più forte di loro. Poi, Gentiloni è un maestro nello scansare i pericoli. Anche perché è il primo a essere consapevole che aprire dei fronti con il governo italiano non è conveniente per nessuno.

Proviamo ad andare a fondo, di uno fra i tanti dossier “caldi” sul piano europeo: la revisione del Patto di Stabilità. Al commissario viene contestata la vicinanza alla linea dei “rigoristi”. È così?

È ridicolo pensarlo. La proposta di riforma proposta dalla Commissione si muove nel senso esattamente opposto, dando margine agli Stati membri dal momento che il rilievo che è stato mosso a più riprese (giustamente) all’impostazione precedente era che fossero regole a “taglia unica”. Sul caso Ita-Lufthansa è inutile attaccare Gentiloni: non si può interpretare il suo ruolo come fosse il ministro di un Paese membro in un organismo Ue. Se la si pensa così significa non avere contezza di come funzionano le istituzioni europee.

Poi c’è il convitato di pietra: il Mes. O meglio, la mancata ratifica del Mes. Come si muoverà il governo, al di la dei proclami? 

Non ratificare il Mes contribuisce solo a irritare gli altri Paesi, tanto più che siamo gli unici a non averlo ancora ratificato. Anche in questo frangente emerge come la visione sulla politica estera del governo non arriva oltre Settebagni. La maggioranza ha un grosso problema di coerenza. Ma alla fine, il Mes dovrà essere ratificato.

Al G20 Meloni sembra aver tracciato una rotta ben precisa. Una nuova “via” che introduce la possibilità dell’uscita dalla Bri. Come vede questa scelta?

Meloni in questo senso si è mossa bene e ha fatto una scelta geopolitica molto precisa, che condividiamo. Uscire dalla Via della Seta era opportuno, tanto più che l’Italia era l’unico Paese ad avere questo tipo di vincolo. Ma, oggi più che mai, è necessario posizionarsi saldamente dalla parte delle liberal-democrazie occidentali. Dirò di più. Ha fatto bene la presidente Meloni ad avere un atteggiamento graduale nell’approccio a questa questione. L’uscita dell’Italia dalla Bri non deve avere un impatto negativo sul piano economico. Pechino resta un partner commerciale.

Torniamo in Europa. Come immagina il ruolo di Renew in vista delle imminenti elezioni e, soprattutto, come vede l’impegno di Renzi con il Centro?

Renew deve essere una forza centrale, come lo è stata fino a oggi nel corso dell’attuale legislatura. Abbiamo determinato l’agenda politica (dal Green Deal all’autonomia strategica, passando per le questioni legate al mondo digitale) e siamo stati una componente fondamentale della maggioranza. Ora, il Ppe ha fatto un’inversione a U rispetto al posizionamento – sbilanciato a destra – che sembrava aver assunto nei mesi scorsi. L’operazione di Renzi è positiva, ma il mio auspicio è che si possa fare una lista unica: Renew Italia.

 

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