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L’attenzione del Copasir sull’Africa. Si lavora a una relazione

Demografia, materie prime e sicurezza sono alcune delle ragioni del faro acceso sul continente dal Comitato che vigila sull’intelligence. E così i centri studi fanno il loro debutto in audizione al Comitato. I primi sono stati Ispi e Aspen, altri seguiranno

I centri studi fanno il loro debutto al Copasir. La scorsa settimana il Comitato di controllo parlamentare dell’operato dell’intelligence ha avuto in audizione l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi. Massolo è stato dal 2007 al 2012 segretario generale della Farnesina e successivamente, fino al 2016, direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, cioè la struttura che coordina la ricerca informativa e verifica l’attività svolta dalle due agenzie, cioè Aise e Aisi. Ieri è toccato all’Aspen Institute Italia rappresentato da Marta Dassù, senior advisor per l’Europa e direttore di Aspenia, Roberto Menotti, senior advisor per le attività internazionali e direttore di Aspenia online, e Nicola Pedde, senior advisor per l’Africa e direttore dell’Institute for global studies. Presto potrebbero essere convocati rappresentanti di altri centri studi.

A quanto risulta a Formiche.net da una ricerca negli archivi online del Copasir, negli ultimi 15 anni, cioè dall’anno dopo l’ingresso in vigore della riforma del comparto, la 124 del 2007, non sono mai stati convocati in audizione rappresentanti dei centri studi. È una piccola svolta, che riflette il cambiamento che sta vivendo, acuito dalla pandemia Covid-19 e dall’invasione russa dell’Ucraina, il concetto stesso di sicurezza nazionale e l’accesso alle informazioni, e dunque gli attori coinvolti nella tutela dell’interesse nazionale.

A quanto appreso sempre da Formiche.net, le audizioni dei rappresentanti dei centri studi in corso fanno parte di un approfondimento sull’Africa che sarà alla base di una relazione che potrebbe essere consegnata al Parlamento all’inizio dell’anno prossimo. E anche per questo l’audizione di martedì (durata oltre due ore) del generale Giovanni Caravelli, direttore di Aise, potrebbe facilmente aver riguardato il contesto attuale segnato dall’aumento degli sbarchi ma anche e soprattutto uno scenario più ampio e più a medio-lungo termine. Nelle scorse settimane il Copasir ha ascoltato, tra gli altri, Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, i vertici delle agenzie d’intelligence ma anche di alcune aziende partecipate attive nel continente, a partire da Eni e Sparkle.

L’attenzione all’Africa da parte del Copasir, presieduto oggi dall’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Partito democratico), riflette quella del governo, deciso a coinvolgere l’Unione Africana nel G7 dell’anno prossimo che presiederà e che avrà una particolare attenzione al Sud Globale. C’entra lo sviluppo demografico: secondo la Banca mondiale entro il 2075 l’Africa dominerà la popolazione globale in età lavorativa, coprendo un terzo del totale. C’entrano le materie prime fondamentali per la transizione green-tech e quindi per quella economica. C’entrano questioni di sicurezza: immigrazione ma anche rischi legati ai gruppi terroristici e jihadisti. C’entra il peso che il continente avrà a livello multilaterale, con i suoi 54 Paesi membri delle Nazioni Unite. E, collegato a tutte queste sfide e opportunità, c’entra il confronto tra modelli che rientra nella più ampia competizione tra superpotenze, Stati Uniti e Cina.

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