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Rotta balcanica e Lampedusa, più di una semplice emergenza

“È necessaria una presa d’atto comunitaria rispetto a numeri enormemente lievitati e a un degrado cittadino oggettivo. Trieste è ormai irriconoscibile”, commenta Menia (FdI). Meloni ne parla ad Atene con Mitsotakis, dopo la conversazione telefonica con Saied

Sono due i fronti caldi alla voce migrazioni che premono sull’Italia: a nord la cosiddetta rotta balcanica e a sud quella che dall’Africa giunge a Lampedusa. Il numero di migranti che viaggiano attraverso i Balcani occidentali è aumentato del 60% nel 2022 rispetto all’anno precedente, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Nella sola Trieste, nei primi sei mesi del 2023, sono arrivati 7.890 migranti mentre Lampedusa, a fronte di una capacità di 400 ospiti, oggi contiene 3.600 persone, quasi dieci volte di più. Il tema dell’accoglienza e delle partenze si lega, evidentemente, alla geopolitica e alle pressioni dei player esterni sui fronti maggiormente delicati, come Africa (dove ci sono stati 8 golpe negli ultimi 3 anni) e Caucaso.

Fronte nord

“Il governo segue con attenzione e preoccupazione la situazione sulla rotta balcanica – dice a Formiche.net il vicepresidente della Commissione esteri/difesa del Senato, Roberto Menia (FdI), senatore triestino, – nella consapevolezza che è necessaria una presa d’atto comunitaria rispetto a numeri enormemente lievitati e a un degrado cittadino oggettivo. Trieste è ormai irriconoscibile: vi sono luoghi, come piazza della Libertà dinanzi alla stazione, dove il bivacco di migranti irregolari è all’ordine del giorno e assume contorni complicati per la pubblica sicurezza”.

E aggiunge: “L’obiettivo dell’esecutivo è doppio: un dialogo costante con i partner europei e con i vertici della Commissione e, al contempo, un’accelerazione sul fronte interno da un punto di vista dell’iniziativa politica. Infatti è allo studio un dl con un giro di vite sulle espulsioni dei migranti irregolari che presentino un alto profilo criminale al fine di rafforzare la sicurezza nelle città. La creazione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica scelto dalla premier per gestire l’emergenza rappresenta l’ulteriore dimostrazione di quanta attenzione Palazzo Chigi riservi alla materia, nella consapevolezza che lo status quo non può più essere accettato passivamente, dal momento che il moltiplicarsi degli arrivi irregolari si mescola con pressioni geopolitiche messe in atto anche al fine di utilizzare i migranti come clava geopolitica”.

Fronte sud

Il progressivo aumentare delle tensioni politiche e geopolitiche in Niger, Mali, Libia, Tunisia e Centrafrica ha provocato uno scossone in termini di flussi, che erano già aumentati dall’inizio del 2023 e che oggi registrano numeri ancora più preoccupanti. Dopo il golpe in uno dei paesi più poveri del mondo, il Niger, migliaia di migranti irregolari si trovano ad Assamaka, nel nord-ovest del paese, a pochi chilometri dal confine con l’Algeria, pronti a salpare verso l’Italia. Le pressioni fisiche e sociali della brigata Wagner si sommano all’azione politica, consistente nella sostituzione della presenza militare francese nei confinanti Mali e Burkina Faso.

In occasione della Conferenza internazionale su migrazione e sviluppo organizzata a Roma alla fine di luglio, il governo aveva inteso indicare una strada sia per quanto riguarda lo stop al flussi irregolari, sia per quanto concerne la facilitazione degli accessi regolari. In quest’ottica va letto il decreto flussi promosso dal governo per programmare (e non subire) un’immigrazione legale. L’obiettivo è duplice: da un lato concentrare l’azione legislativa legandola alle esigenze di quelle imprese che chiedono manodopera nel comparto agricolo, dall’altro contrastare la tratta di esseri umani da parte di scafisti.

Qui Mediterraneo

Le migrazioni rappresentano un problema europeo e internazionale che richiede una politica globale e integrata. Il problema non riguarda solo i Paesi di prima accoglienza, ma si rende necessario un approccio globale che abbracci la dimensione esterna dell’immigrazione, i flussi di ritorno ai paesi terzi paesi e il contrasto alle reti di trafficanti internazionali. In questo stesso contesto si inserisce il contatto telefonico di Giorgia Meloni con il Presidente della Repubblica di Tunisia, Kais Saied. Al centro dei colloqui le relazioni bilaterali e la gestione dei flussi migratori alla luce della emergenza che continua a colpire entrambi i Paesi. Si è convenuto sulla necessità di continuare ad aumentare gli sforzi a tutto campo per rafforzare la lotta contro la migrazione illegale.

Lo scorso luglio è stato siglato dalla Commissione europea un accordo con il governo tunisino per frenare la migrazione dal Nord Africa, facendo intendere che tale modello possa essere replicato anche con Marocco ed Egitto. Il tutto mentre gli arrivi dal Paese verso l’Europa sono quintuplicati in un solo anno.

@FDepalo



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