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Budapest e Varsavia guidano la battaglia contro il grano ucraino

Guerra crisi grano

A pochi giorni dalla scadenza della normativa speciale europea, i Paesi del gruppo Visegrad fanno fronte comune nell’annunciare misure protezionistiche contro l’importazione dei cereali di Kyiv. Mentre si delinea l’impasse, arrivano però alcune defezioni

“Sono tempi straordinari e dobbiamo trovare soluzioni comuni alle sfide. Le circostanze eccezionali che giustificano il divieto di importazione da parte dell’Ue permangono e intendiamo mantenere le restrizioni all’importazione del grano ucraino”, sono le parole con cui Istvàn Nagy, ministro dell’Agricoltura ungherese, ha annunciato in un videomessaggio postato su Facebook che il suo Paese, assieme a Romania, Slovacchia e Bulgaria, introdurranno a livello nazionale un divieto di importazione del grano ucraino qualora l’Unione Europea non rinnovasse quello comunitario, destinato a scadere in data 15 settembre. Pochi giorni fa, anche la Polonia aveva dichiarato che avrebbe preso un simile provvedimento qualora a Bruxelles si fosse deciso di non estendere la moratoria. Il ministro ungherese ha aggiunto poi che, oltre ai prodotti cerealicoli, altri tipi di beni saranno soggetti alle limitazioni per l’importazione.

La creazione nel maggio del 2022 delle solidarity lanes, vie preferenziali di esportazione per il grano ucraino rimasto bloccato nei silos in seguito all’invasione del 24 febbraio, aveva causato un enorme afflusso di cereali ucraini negli Stati più vicini alla frontiera ucraina, con un conseguente crollo dei prezzi e il verificarsi di numerose proteste da parte degli agricoltori locali. Situazione che già nell’aprile 2023 ha portato alcuni Stati dell’Europa Orientale ad istituire politiche protezioniste nei confronti dei prodotti cerealicoli di Kyiv, spingendo le istituzioni europee ad adottare provvedimenti speciali per tutelare il settore primario di questi Paesi, purché essi acconsentissero a far transitare sul loro territorio i carichi di grano ucraino diretti verso i mercati extra-europei.

La fuoriuscita di Mosca dall’accordo sul grano avvenuta nel luglio di quest’anno ha de facto reso le solidarity lanes l’unica via sicura per l’esportazione di grano ucraino. Il mancato rinnovo della moratoria potrebbe avere dunque effetti ancora maggiori di quelli registrati nei mesi scorsi.

La posizione dell’Unione europea rimane ancora ambigua. Il (polacco) commissario europeo per l’agricoltura Janusz Wojciechowski ha dichiarato martedì 12 settembre di ritenere che la Commissione europea dovrebbe estendere il divieto temporaneo sulle importazioni dall’Ucraina in questi cinque Stati, poiché la misura ha contribuito a incrementare le esportazioni al di fuori del blocco. Mentre alcuni portavoce affermano che “entro la scadenza del 15 settembre si troverà senz’altro una soluzione”.

Nel frattempo però sono arrivate alcune rettifiche all’annuncio di Nagy. Il primo ministro bulgaro Nikolay Denkov ha dichiarato all’agenzia di stampa statale bulgara che la rinuncia al divieto di importazione dall’Ucraina sarebbe auspicabile in quanto ridurrebbe i prezzi degli alimenti di base: “Siamo chiari: la ripresa delle importazioni dall’Ucraina ridurrà i prezzi degli alimenti di base, ridurrà l’inflazione, aiutando le persone a basso reddito, e aumenterà le entrate di bilancio derivanti dalle importazioni e dalle esportazioni”, ha dichiarato Denkov.

Non a caso, martedì scorso una commissione parlamentare bulgara ha adottato una bozza di decisione che consente al Paese balcanico di revocare il divieto di importazione di alcuni prodotti ucraini dopo il 15 settembre. Questa decisione, che sarà presa in via definitiva nella sessione plenaria del Parlamento, smentisce la compattezza del fronte presentato da Nagy per il mantenimento dei divieti d’importazione.


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