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Cambiare schema in Ue? Una questione di salvezza nazionale per l’Italia. Parla Fidanza

Conversazione con il capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo: “Gli sforzi di Meloni a livello europeo sono stati e sono massimi, fin dal primo Consiglio a cui ha partecipato. Nessun premier italiano era mai riuscito a porre con tanta forza il tema migratorio prima d’ora. Pensare che si possa affrontare un tale flusso da soli, come dice Marine Le Pen, è un’utopia”

L’Italia punta a coinvolgere Ue e Nazioni unite in una soluzione strutturale che parta dagli interventi in Africa, dice a Formiche.net Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo. L’emergenza a Lampedusa, figlia dello stallo a Tunisi, come occasione di riflessione sulle proposte europee dei partiti della maggioranza di governo, su cui l’esponente di Fratelli d’Italia ha le idee chiare: “Cambiare schema, costruendo una maggioranza diversa e senza la sinistra rosso-verde, è una questione di salvezza nazionale per l’Italia”.

In questi giorni è stato sollevato il tema delle due foto di domenica scorsa, Meloni e von der Leyen a Lampedusa da un lato, Salvini e Le Pen dall’altro come due immagini di due modi diversi e distanti di intendere l’Ue e le politiche da attuare: che ne pensa?

Quelle due foto testimoniano un obiettivo comune: avere un’immigrazione controllata e limitata nei numeri. Le frontiere dell’Italia sono frontiere europee, la stragrande maggioranza degli immigrati che arrivano a Lampedusa non vogliono fermarsi in Italia ma proseguire verso il nord Europa. Per questo l’Unione europea deve assumersi le proprie responsabilità ed è quello che Giorgia Meloni ha chiesto a gran voce in questi mesi, ottenendo finalmente ascolto e un cambio di impostazione. Pensare che si possa affrontare un tale flusso da soli, come dice Marine Le Pen, è un’utopia. O meglio, può sembrare sensato dalla prospettiva francese, perché a loro potrebbe bastare sigillare i confini terrestri. Per noi non è così ed è per questo che l’Italia punta a coinvolgere Ue e Nazioni Unite in una soluzione strutturale che parta dagli interventi in Africa.

La presenza di von der Leyen a Lampedusa ha inteso essere una visita strutturata, così come fatto a Tunisi con Rutte e la stessa Meloni? E cosa di diverso si sarebbe potuto fare dal punto di vista istituzionale per gestire l’emergenza nell’isola italiana?

Gli sforzi di Giorgia Meloni a livello europeo sono stati e sono massimi, fin dal primo Consiglio a cui ha partecipato. Nessun premier italiano era mai riuscito a porre con tanta forza il tema migratorio prima d’ora, si erano sempre tutti limitati a balbettare formule ripetitive sulla redistribuzione dei migranti. Una soluzione che non esiste, non funziona e non potrà mai funzionare. Aver spostato il focus sulla necessità di fermare le partenze e contrastare i trafficanti, investendo in Africa sul modello del “Piano Mattei”, è una svolta senza precedenti. Naturalmente conosciamo le dinamiche europee e la lentezza di certe risposte che per noi non sono più rinviabili. Dispiace che la sinistra stia apertamente tentando di sabotare ogni soluzione concreta, rinnovando peraltro la fallimentare formula delle porte aperte, di una “Mare nostrum” europea e della redistribuzione. Così si fa solo il gioco dei trafficanti.

Lo schema del centrodestra italiano è replicabile anche in Ue? E con quali parametri?

Sovrapporre politica nazionale ed europea è metodologicamente sbagliato. A Bruxelles chi vota il mandato ad un presidente della Commissione e ai suoi Commissari non necessariamente dal giorno dopo fa parte di una maggioranza politica come invece avviene in Italia quando si vota la fiducia a un governo. È chiaro che la storica quanto innaturale coalizione popolari-socialisti (allargata ai liberali in questa legislatura) ha fallito e ci ha consegnato un’Europa debole di fronte a crisi epocali come pandemia e guerra in Ucraina. La subalternità di questa armata Brancaleone ai diktat ultra-ambientalisti di Timmermans ha aggravato la situazione. Cambiare schema, costruendo una maggioranza diversa e senza la sinistra rosso-verde, è una questione di salvezza nazionale per l’Italia. Su questo lavoreremo concretamente dopo il voto del prossimo giugno. Fino ad allora parlare di accordi e parametri è prematuro. Al contrario è fondamentale sperimentare sui tanti dossier importanti che affronteremo negli ultimi mesi maggioranze alternative ampie, come sta avvenendo sempre più spesso proprio sui temi green. Ne va del futuro del nostro tessuto produttivo.



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