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Mario Giro spiega perché Demos non appoggia Cappato al seggio di Monza

Oltre alle questioni etiche, c’è una enorme questione di coerenza politica da cui non si può prescindere. È ciò che da tempo allontana gli elettori dal centrosinistra e dal Pd: litigi infiniti tra fazioni; continui trasformismi; opportunismo politicante. Sarebbe ora di dire basta. L’intervento di Mario Giro, presidente Demos

Sulla questione del seggio di Monza è giusto precisare il perché del no di Demos, che corrisponde al malumore del Pd locale.

C’è sicuramente la questione dei valori, come ha giustamente sottolineato già Paolo Ciani, segretario di Demos: l’eutanasia e il fine vita sono temi complessi, delicati e molto sensibili, che non possono essere trattati in maniera semplificata e reclamizzata. Questo, come altri temi etici, ci trova molto lontani da Cappato.

C’è però ben altro. La sua posizione sull’economia è notoriamente ultraliberista. All’opposto noi crediamo che l’iperliberismo della globalizzazione abbia scardinato il (poco o tanto) di eguaglianza che c’era nel nostro Paese (e non solo), stia provocando la privatizzazione di interi settori pubblici come la sanità, e stia impoverendo il Paese. Non crediamo alla competitività come mentalità né come modalità unica di sviluppo. Sul salario minimo, ad esempio, Cappato si è detto favorevole solo a patto di differenziazioni regionali: un modo per tornare alle gabbie salariali, che definire pregiudiziale è poco.

Poi c’è la questione della guerra e delle armi: da sempre Cappato non critica le guerre e le operazioni militari (Golfo ecc.), così come lo svolgimento di quest’ultima grande guerra in Ucraina. La nostra posizione invece è nota: se l’aiuto all’autodifesa (anche militare) degli ucraini è giusta, l’idea di prolungare la guerra fino alla vittoria senza fare nessuno sforzo diplomatico, è molto più problematica. È anche nota la posizione di Demos sul commercio delle armi. Sorprende molto che il M5S accetti tale candidatura, che ha la stessa linea loro sulla guerra.

Forse non è chiaro a tutti dentro il Pd e nel centrosinistra che chi propugna visioni di questo tipo, in un sistema maggioritario come il nostro, sta sostanzialmente a destra. Non basta farsi paladini di alcuni (e mai tutti) diritti civili per dire di essere di sinistra o di centrosinistra. I diritti civili sono importanti ma non sono la cartina di tornasole per essere dichiarati di sinistra e nemmeno di centro. Ci vuole ben altro: una sensibilità sociale e comunitaria, un’impostazione solidale dell’economia su cui Cappato non è d’accordo. È ora di finirla con queste false etichettature: abbiamo visto troppe volte abusare del termine “progressista”, con finti progressisti che alla fine tradiscono la coalizione.

Prova ne sia che alle scorse municipali di Monza del 2022 Cappato ha già sostenuto la destra. Al primo turno si era schierato con il candidato Piffer, civico moderato, il quale al secondo turno si era gemellato con Allevi, il candidato della destra, andato al ballottaggio con il candidato del centrosinistra Pilotto, divenuto poi l’attuale sindaco. Cappato aveva provocato anche un dissenso interno: in quell’occasione +Europa aveva preso le distanze da tale gemellaggio, mentre lui era rimasto ambiguamente zitto, senza pronunciarsi. Oggi dice di non aver sostenuto il patto Piffer-Allevi ma nelle politiche successive ha di nuovo rimesso Piffer in lista. Poi quella lista non fu ammessa per carenza di firme, ma questa è un’altra storia.

In conclusione al Pd nazionale (e agli altri partiti del campo largo) direi: ma non avete nemmeno pensato di fare una telefonata al sindaco di Monza prima di decidere? Non si dice sempre che i sindaci sono essenziali? Come potere pensare che il sindaco Pilotto possa essere d’accordo quando si era trovato Cappato contro? Quest’ultimo si è autocandidato: da quando in qua nella coalizione di centrosinistra uno si autocandida e se gli altri non lo sostengono diventano colpevoli di “mancata alleanza” o “mancato campo largo”? Prima si parla e poi si decide la candidatura.

Demos non ha mai accettato tale metodo nemmeno in passato, con nessuna segreteria nazionale del Pd: non condividiamo tali imposizioni, come anche non lo condividono altri partiti della coalizione (anche se forse un po’ a corrente alternata).

Cappato ha dimostrato più volte di essersi schierato con la destra e/o di essere stato politicamente opportunista. Oltre alle questioni etiche, c’è una enorme questione di coerenza politica da cui non si può prescindere. È ciò che da tempo allontana gli elettori dal centrosinistra e dal Pd: litigi infiniti tra fazioni; continui trasformismi; opportunismo politicante. Sarebbe ora di dire basta.


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