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Europa-Indo Pacifico, la strategia italiana passa anche dal Kazakistan. Parla l’amb. Alberti

Nelle stesse ore in cui prende avvio un G20 strategico, emerge il peso specifico di Astana in relazione alle terre rare, al posizionamento di Roma e alle nuove interlocuzioni alla voce cultura e diplomazia. “È in atto nel Paese un processo di riforma politico-istituzionale ed economica destinato a generare nuove opportunità”, sottolinea l’ambasciatore d’Italia, Marco Alberti. “L’Italia vuole cogliere questo cambiamento”

Mentre inizia un G20 strategico, emerge il peso specifico del Kazakistan come epicentro della crescente importanza geopolitica e geo-economica dell’Asia centrale. Un Paese nel quale la Russia non è più il principale (o l’unico) riferimento. Passaggio non banale, ai fini della stabilità e dei nuovi equilibri che si vanno profilando nella Regione in seguito alla guerra in Ucraina. Diplomazia economica e culturale, ma anche terre rare, materiali critici e idrogeno verde come base per un nuovo posizionamento di Roma nel Paese centro-asiatico.

Perché il Kazakistan?

Fisiologico, alla vigilia di un G20 rilevantissimo come quello che si sta aprendo in India, accendere un fascio di luce sul Kazakistan, all’indomani della visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Una visita molto attesa, dal contenuto politico, innanzitutto, ma non priva di interessanti spunti anche sotto il profilo della cooperazione economica e culturale. Interscambio record nel 2022 (4,5 miliardi di euro), export italiano a gonfie vele (+66%), con l’Italia primo acquirente europeo di beni kazaki e secondo a livello globale, sempre fra i primi investitori esteri, con la prospettiva di interessanti opportunità per le nostre aziende. Confermata dal ministro Tajani l’inaugurazione ufficiale dell’Istituto italiano di Cultura, segno della rilevanza attribuita dal governo Meloni alla promozione culturale e al dialogo fra i popoli. Non solo economia dunque.

Terre rare

I rapporti bilaterali con il Kazakistan stanno attraversando una fase nuova. Lo dimostra, tra le altre cose, il fatto che da 26 anni mancava un ministro degli Esteri italiano; l’ultimo era stato Lamberto Dini, transitato ad Almaty nel 1997. “È in atto nel Paese un processo di riforma politico-istituzionale ed economica destinato a generare nuove opportunità” – sottolinea l’ambasciatore d’Italia, Marco Alberti. “L’Italia vuole cogliere questo cambiamento, sfruttando il posizionamento competitivo del nostro Sistema Paese costruito nel tempo”.

In questo contesto si colloca la Dichiarazione di Intenti sulla Crescita, focalizzata su materiali critici, terre rare ed idrogeno verde, firmata dal ministro Tajani e dall’omologo Nurtleu nel corso della visita ad Astana. Un documento strategico, considerando che il Kazakistan è fra i primi produttori al mondo di alcuni materiali critici, come ad esempio l’uranio. Diversificazione delle catene di approvvigionamento di materiali strategici per la transizione ecologica e digitale, priorità per l’Unione europea e i suoi Stati membri. Rispetto all’Africa, il gigante centro-asiatico presenta una serie di facilitazioni per l’Italia, come l’accordo strategico tra Ue e Kazakistan in materia di critical materials, firmato nel novembre scorso, al quale Roma si è agganciata.

Partenariato

L’Istituto di Cultura completa una presenza dell’Italia in Kazakistan non più circoscritta ai soli settori estrattivi, ma aperta ad un partenariato strategico di ampia portata. Il soft power culturale rappresenta senza dubbio un elemento utile a potenziare il dialogo fra Roma ed Astana. Restiamo il primo acquirente di greggio kazako, con quasi il 28% del totale esportato, ma per l’Italia il Kazakistan non è (e non vuole essere) soltanto questo.

Nella rivisitazione della propria strategia sull’Asia centrale, dunque, Roma guarda con interesse ad Astana, come dimostra la visita programmata in maggio dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Le inondazioni in Emilia-Romagna impedirono l’incontro con il presidente Tokayev, che potrebbe essere presto inserito di nuovo in agenda. La vitalità delle relazioni fra i due Paesi è dimostrata dal dinamismo delle imprese, fra cui Eni, al lavoro non solo sui grandi progetti dell’Oil & Gas ma anche sulla transizione ecologica, con due impianti eolici già realizzati in Kazakistan e uno solare in via di inaugurazione; dal successo della tratta aerea diretta Milano-Almaty-Milano, operata da Neos; dall’apertura di una sede locale di Confindustria; dall’incremento dell’export italiano; dai 97 accordi di cooperazione interuniversitaria in essere e, non di meno, dal costruttivo dialogo politico-istituzionale in atto fra due Paesi sui grandi temi multilaterali. Il Kazakistan promette di essere per l’Italia un fronte interessante ed attrattivo. Il nostro Paese può giocare sulla diversificazione e la modernizzazione dell’economia kazaka, ma, come sottolineato dal ministro Tajani nel corso della visita, anche sulla complementarietà che caratterizza i due sistemi economici.

“L’Italia in Kazakistan è forte” – sottolinea l’ambasciatore Alberti – “ma non siamo gli unici interessati a cogliere le opportunità che si presentano. La visita del ministro ha lanciato un segnale importante. Questo è il momento delle scelte, se vogliamo davvero trasformare rapporti bilaterali già eccellenti in un partenariato strategico”.

@FDepalo


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