Il dibattito tra il politico italo-americano e l’esponente socialista al centro dell’evento per celebrare i sessant’anni dalla visita di Kennedy in Italia. Al centro del discorso Ucraina, elezioni e ruolo degli Stati Uniti
Nel luglio di 60 anni fa l’allora presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy si receva in Italia in visita ufficiale. Proprio per celebrare questo anniversario, il Centro studi americani ha organizzato l’evento “Le nuove frontiere della democrazia”, un forum di discussione su come non solo l’Italia e gli Stati Uniti, ma anche il mondo siano cambiati in questi sessant’anni. Ad animare il dibattito sono stati Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio e presidente emerito della Corte costituzionale, e Leon Panetta, già direttore della Central intelligence agency e segretario della Difesa statunitense. Il dibattito è stato moderato da Giovanna Pancheri, giornalista di Sky Tg24.
Ad aprire i lavori sono stati i saluti del prefetto Gianni De Gennaro, presidente del Csa, Shawn Crowley, deputy chief of mission dell’ambasciata americana, Kerry Kennedy, figlia dell’ex presidente statunitense, e Simone Crolla, consigliere delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy. Al termine dei saluti, il professor Daniele Fiorentino (Roma Tre) ha offerto una contestualizzazione storica tanto dell’Italia quanto degli Stati Uniti negli anni della presidenza Kennedy. Infine, la proiezione di un filmato prodotto da Rai Cultura per ricordare la visita in Italia del presidente nel 1963 ha preceduto la salita sul palco dei protagonisti della discussione.
A lanciare il dibattito, i rapporti tra Stati Uniti e Russia, e come essi siano cambiati dal 1963 al 2023. Panetta ha sottolineato come la Federazione Russa di oggi sia molto più pericolosa dell’Unione Sovietica di allora: il conflitto in Ucraina ha infatti inficiato l’economia del Paese sarmatico, colpito dalle pesanti sanzioni promosse dai Paesi occidentali, e ha al tempo stesso reso evidente la debolezza dell’apparato militare russo afflitto da problemi di diversa natura, dal command and control alla logistica, dalla qualità delle risorse umane a quella dei sistemi d’arma. Questo rende la situazione molto più pericolosa perché adesso, ha dichiarato il politico americano di origini calabresi, “abbiamo di fronte un autocrate indebolito alla guida di un Paese indebolito. E non possiamo prevedere a quali decisioni porterà questa realtà dei fatti”, rimarcando come l’Occidente debba rimanere coeso nel sostenere Kyiv con tutto ciò di cui ha bisogno per sostenere il suo sforzo bellico, non solo sul piano militare. A Panetta ha fatto eco Amato, che ha ricordato come l’Unione Sovietica fosse riuscita a superare la monocrazia staliniana, monocrazia che però è tornata di nuovo alla guida della Russia con il regime attuale. E ha lanciato una provocazione: “Per le democrazie è una fortuna che Vladimir Putin abbia aggredito militarmente l’Ucraina. Svelando in questo modo la maschera, ha creato un’immagine indifendibile del suo regime, e dei regimi autoritari in generale”.
E ancora, il conflitto in Ucraina e l’impatto nel sistema internazionale odierno. Il sostegno della Nato e dei suoi partner a Kyiv ha permesso, secondo Panetta, di mandare un messaggio importante. “Oggi in molti negli Usa sostengono che si dedichino troppe risorse e attenzioni al sostegno dell’Ucraina, quando bisognerebbe invece essere più duri e pragmatici con la Cina. Se si vuole essere duri con la Cina, si deve essere duri con la Russia”, è il monito dell’ospite statunitense, che ha provocato un vivo applauso da parte degli spettatori. Ma è necessario che l’Ucraina porti avanti il suo sforzo militare (un termine del quale potrebbe fiaccare il sostegno degli alleati occidentali), fino a riuscire a realizzare il tanto bramato sfondamento delle linee russe, una circostanza che costringerebbe Putin a sedersi al tavolo negoziale.
Amato si è soffermato, invece, su come Russia e Cina possano cercare di influenzare tanto le elezioni europee quanto quelle americane previste per l’anno venturo. La Cina predilige, ha continuato, un approccio economico che la tiene in qualche modo lontana da queste dinamiche, mentre la Russia, che già si è adoperata in questo senso nelle scorse tornate elettorali, cercherà sicuramente di riprovarci nel 2024, tramite campagne informatiche o sostegno ai partiti con posizioni filo-russe. Tuttavia, ha sottolineato il presidente emerito, nel contesto odierno è impossibile per un partito con tendenze anti-atlantiche mantenere queste posizioni una volta arrivato al governo, perché le impedirebbe di ottenere risultati concreti sul piano europeo e non solo. “Potrebbe esserci un’evoluzione positiva di normalizzazione di questi raggruppamenti di destra in più affidabili partiti conservatori, dove le posizioni estremiste vengono isolate. Ed è probabile che il governo italiano sia su questa strada”.
Il calo del sostegno dell’opinione pubblica nei confronti dell’Ucraina è stato l’ultimo tema affrontato dai due relatori, concordi sul fatto che questo sostegno sia sceso per cause fisiologiche e inevitabili. In una circostanza di guerra d’attrito, ha avvertito Panetta, neanche gli sforzi bipartisan di democratici e repubblicani riusciranno a mantenere lo stesso livello di aiuti. L’ultima battuta è di Amato, che si è appoggiato a questa realtà per denotare come il mondo abbia ancora bisogno di una leadership statunitense, ma che Washington non può essere lasciata da sola nella sua posizione. E per sostenere gli Stati Uniti, è necessario prendere alcune decisioni difficili, come attenersi al parametro del 2% previsto dalla Nato. “Queste saranno questioni da affrontare. E per farlo serve una leadership forte. Solo in quel momento vedremo se in Europa c’è effettivamente una leadership forte”.
A termine dell’evento, il presidente De Gennaro ha conferito a Panetta il Prize for American-Italian Relations istituito dal Centro studi americani.