“Il Mediterraneo orientale e il Nord Africa devono affrontare sfide geopolitiche e socioeconomiche legate agli effetti della guerra in Ucraina”, dice Lorenzo Fruganti dell’Ispi. Il think tank, insieme all’Atlantic Council, ha organizzato una conferenza per analizzarle
“Nel mezzo di un panorama globale in evoluzione, il conflitto in Ucraina ha messo in luce dinamiche mutevoli in Medio Oriente e Nord Africa (MENA), tra cui partenariati diversificati e legami più stretti con Russia e Cina”, spiega Lorenzo Fruganti, ricercatore dell’Ispi esperto di Nord Africa e Medio Oriente. “Mentre gli Stati Uniti si concentrano sull’Indo-Pacifico, molti Stati dell’area MENA affermano la propria autonomia in politica estera attraverso iniziative come il riavvicinamento Egitto-Turchia e gli accordi marittimi Libano-Israele”, aggiunge Fruganti, che ha curato le conclusioni dell’evento “New power dynamics in the MENA region after the Ukraine crisis“, organizzato dall’Ispi a Washington, in collaborazione con l’Atlantic Council.
Fruganti spiega che i Paesi dell’area vedono la guerra come lontana, per questo scelgono di mantenere un approccio equilibrato tra le grandi potenze piuttosto che formare alleanze. “Nel generale equilibrio, l’influenza economica della Cina, guidata dai partenariati energetici e dalla Belt and Road Initiative, supera il suo ruolo diplomatico nella regione. Gli Stati Uniti rimangono l’attore predominante in materia di sicurezza, anche se l’influenza della Russia diminuisce a causa delle incertezze sui partner di sicurezza come il Gruppo Wagner”.
La regione mediorientale è in una (nuova, ennesima) fase complessa: da un lato c’è una generale distensione, innescata anche dall’arrivo alla Casa Bianca di Joe Biden. In generale, nella lettura pragmatica delle principali leadership regionali, prevale un sentimento di ricerca tattica dell’equilibrio piuttosto che di scontro strategico a carattere ideologico. L’avvicinamento tra Iran e alcune monarchie del Golfo, e tra queste e Israele è indicativo dell’attuale fase. La guerra russa in Ucraina ha però alterato il sistema, innescando delicate situazioni di sicurezza energetica, alimentare e in generale sociale.
Per esempio, il conflitto “sta esacerbando la difficoltà dell’Egitto nel trovare il suo posto nel mondo”, ha spiegato allo stesso panel Jon Alterman del Csis — Il Cairo soffre di una crisi economica strutturale e le alterazioni dei prezzi degli alimenti legate al conflitto, per primo il grano, lo hanno colpito particolarmente. Anche per questo, “siamo appena entrati in un periodo in cui c’è molta incertezza su come i governi del Medio Oriente lavoreranno con Russia, ha aggiunto Mark Katz, docente alla George Mason. In sostanza, “se non affrontiamo insieme la stabilità, partendo da un’analisi condivisa, la stabilità diventerà instabilità”, ha chiosato il presidente di Ispi Giampiero Massolo.
“Il Mediterraneo orientale e il Nord Africa devono affrontare sfide geopolitiche e socioeconomiche dopo la guerra in Ucraina. Mentre il Mediterraneo orientale sperimenta un processo di distensione nelle dispute sul gas naturale, il Nord Africa è alle prese con le crisi irrisolte in Libia e nel Sahara occidentale. Anche la stabilità economica è incerta, con il debito sovrano e le sfide del cambiamento climatico che incombono”, commenta Fruganti.
Con gli Stati Uniti che stanno modificando il loro orientamento globale e la Russia e la Cina che stanno estendendo la loro influenza nell’area, è sempre più necessario che l’Europa svolga un ruolo più significativo nel suo vicinato meridionale. Ciò comporta la necessità di catalizzare sviluppi economici e politici positivi, attenuando al contempo le ripercussioni dell’instabilità. “L’Europa, con l’Italia desiderosa di fare da capofila, deve diventare un attore più significativo nel suo vicinato meridionale per affrontare questi problemi”, conclude Fruganti.