Senza entrare nella evidente questione della laicità dello Stato e della separazione, invocata dallo stesso Gesù, tra Cesare e Dio, per un fedele dovrebbe essere doloroso, ritengo, pensare che la presenza del simbolo cristiano sia o possa essere imposta. Proibire sarebbe ed è un errore doloroso, come è o sarebbe sbagliato imporre. Il commento di Riccardo Cristiano sulla proposta di rendere obbligatoria la presenza del Crocifisso in scuole, uffici, carceri e porti
A poche ore dalla partenza di papa Francesco per Marsiglia, la deputata leghista Simona Bordonali, quale prima firmataria, ha depositato con altri del suo partito, una proposta di legge per rendere obbligatoria l’apposizione del Crocifisso in scuole, uffici, carceri e porti. Chi non adempisse l’obbligo, per la proposta legge, dovrebbe poter essere multato fino a mille euro.
Prima di tutto è interessante notare la novità dell’inserimento anche dei porti nell’elenco dei luoghi dove imporre la presenza del Crocifisso. Non è difficile osservare che in molti porti italiani i “crocifissi” non scarseggiano, a volte bloccati su strutture galleggianti, impossibilitati a scendere, o trattenuti in vicine tendopoli. E siccome molti porti del sud sono sovrastati dalla famosa Madonna di Porto Sicuro o altre dai nomi simili, viene da chiedersi se si abbia idea di cosa significhi immaginari respingimenti o pratiche simili, oggi molto diffuse, sotto lo sguardo di chi prima fu costretto alla fuga dal proprio Paese e poi fu crocifisso dal potere costituito.
Ma questo è solo il mio punto di vista, quello della coerenza evangelica, di una questione che diviene gravissima dal punto di vista di un credente per la sua dimensione complessiva: che non è soltanto quella portuale, ma quella di una presenza del Crocifisso resa obbligatoria, cioè imposta. Senza entrare nella evidente questione della laicità dello Stato e della separazione, invocata dallo stesso Gesù, tra Cesare e Dio, per un fedele dovrebbe essere doloroso, ritengo, pensare che la presenza del simbolo cristiano sia o possa essere imposta. Si racconta, non so se sia vero ma questo esprime bene il punto, che il non credente Giosuè Carducci quando si pensò di proibire la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche disse “dove non può entrare Gesù non entra neanche il cittadino Giosuè Carducci”. Proibire sarebbe ed è un errore doloroso, come è o sarebbe sbagliato imporre.
Quando arriverà a Marsiglia, tra non molto, Francesco non solo incontrerà dei migranti, ma si recherà nella famosa Basilica di Notre Dame de la Garde, cioè di Nostra Signora della Guardia. A quale guardia si farà riferimento? Mi sembra evidente la relazione con la nostra Madonna di Porto Sicuro, per tutti. La madre di tutti non può distinguere, osservando il porto, tra un assistito e un altro: la legge del mare è uguale per tutti e il Porto Sicuro è necessariamente tale per ognuno. Ma lo stesso sguardo di Nostra Signora della Guardia, o di Porto Sicuro, non può essere imposto dallo Stato, come mi auguro non sia mai proibito da nessuno. Il proibizionismo laicista è insopportabile a mio avviso come il suo opposto.
Senza entrare nel giudizio sulle politiche migratorie, che dal punto di vista cristiano non può che partire dalla fuga in Egitto della Sacra Famiglia, (fuga, come le moltissime odierne presentate come migrazioni per motivi economici), resta un senso profondamente preoccupante di strumentalizzazione del fatto e del simbolo religioso, che non può sfiorare in alcun modo uno Stato sanamente laico.
Non credo che serva ricordare ancora una volta cosa prescrivano i patti concordatari tra Italia e Santa Sede. Il potere statale, ha scritto il docente della Gregoriana Rocco D’Ambrosio, è per definizione laico. Dunque la laicità della Stato non può accettare ordine e direttive esterne. Il problema è capire quale senso avrebbe questa imposizione. Io penso che l’intenzione di ridurre una fede a “religione civile”, cioè ad azione legittimante scelte e prescrizioni a prescindere da un qualsiasi rapporto di fede, sia – per chi crede – un fatto che dovrebbe preoccupare. Alla base del rapporto tra la propria fede e la propria azione, umana e politica, infatti se non c’è la coerenza evangelica cosa ci sarebbe?