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Il dumping cinese è ancora il pericolo numero uno per l’industria Ue

Pubblicato il Rapporto 2022 sulle attività di difesa commerciale dell’Unione europea. Ecco i numeri e i settori più interessati

“Le importazioni dalla Cina, oggetto di dumping e di sovvenzioni, restano la sfida più grande che danneggia l’industria manifatturiera europea”. Il monito arriva dal Rapporto 2022 sulle attività di difesa commerciale dell’Unione europea, pubblicato ieri.

I NUMERI

Alla fine del 2022 erano in vigore 177 misure di difesa commerciale, di cui 151 antidumping, 25 antisovvenzioni e una di salvaguardia. Di queste, 38 erano il risultato di indagini anti-elusione. Sono state aperte cinque nuove inchieste e 41 inchieste di riesame, rispetto alle 14 e 28 rispettivamente del 2021. La Commissione europea ha imposto 11 misure definitive nel 2022 rispetto alle 12 del 2021. Il maggior numero di misure di difesa commerciale dell’Unione europea riguarda le importazioni da Cina, Russia, India, Corea e Stati Uniti. L’utilizzatore più frequente degli strumenti di difesa commerciale contro le esportazioni dell’Unione europea sono gli Stati Uniti, con 38 misure in vigore, seguiti da Cina e Turchia con 18 ciascuno, poi dal Brasile con 11, nonché da Canada e Indonesia con 9 misure in vigore. I settori maggiormente interessati sono stati l’acciaio, l’alluminio, i prodotti chimici e la ceramica.

GLI IMPATTI DELLA GUERRA

Alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione europea ha sospeso i dazi all’importazione su tutte le esportazioni ucraine e la riscossione di tutte le misure di difesa commerciale in vigore sulle importazioni dall’Ucraina (in particolare su acciaio e ferro). Inoltre, la misura di salvaguardia dell’Unione europea sull’acciaio è stata sospesa sulle importazioni dall’Ucraina. Per quanto riguarda le misure antidumping sulle importazioni dalla Russia e dalla Bielorussia soggette a sanzioni, la Commissione ha mantenuto le misure di difesa commerciale, anche sui prodotti sanzionati. Questo aspetto non ha modificato le conclusioni delle indagini che hanno dimostrato l’esistenza di pratiche commerciali sleali da parte di entrambi i Paesi. Le quote di salvaguardia dell’acciaio dell’Unione europea precedentemente assegnate alla Russia e alla Bielorussia sono state riassegnate ad altri Paesi esportatori, proporzionalmente alla loro quota di importazioni complessive nel 2021, garantendo il soddisfacimento delle esigenze degli utilizzatori di acciaio dell’Unione europea.

LE PAROLE DI DOMBROVSKIS

“In un contesto commerciale globale sempre più difficile, l’uso deciso degli strumenti di difesa commerciale da parte della Commissione è essenziale per proteggere gli interessi della nostra industria e mantenere condizioni di parità”, ha dichiarato Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario al Commercio. “Il nostro obiettivo è ripristinare condizioni eque e competitive quando le importazioni in dumping e sovvenzionate minacciano la base produttiva dell’Unione europea. Abbiamo messo in atto un numero senza precedenti di misure per ridurre al minimo l’impatto dei prodotti importati a prezzi sleali, per esempio le torri eoliche e le fibre ottiche, essenziali per la transizione verde e digitale dell’Unione europea”, ha aggiunto.

IL CASO ITALIANO

A cavallo tra 2022 e 2023 la maggioranza al Parlamento italiano ha deciso di alzare un muro contro il dumping cinese sui cavi in fibra ottica con un emendamento al decreto-legge Priolo. La novità è l’affidamento all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) dell’individuazione per i cavi in fibra ottica delle “caratteristiche tecniche” e degli “standard cui devono attenersi gli aggiudicatari dei bandi per la realizzazione dell’infrastruttura di rete, in modo da assicurare adeguati livelli qualitativi e prestazioni elevate di connettività”. La maggioranza e il governo sono scesi in campo per difendere l’industria italiana che ha in Prysmian un campione mondiale. Soltanto poche settimane prima l’amministratore delegato del gruppo, Valerio Battista, spiegava in un’intervista al quotidiano La Stampa che “gli operatori italiani preferiscono acquistare prodotti cinesi e indiani a basso prezzo, anche se di qualità non paragonabile alla nostra. Il nostro impianto di Battipaglia produce solo per l’export. Evidentemente all’estero c’è più attenzione alla qualità”.

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