“Si è riusciti a formulare una dichiarazione congiunta che mettesse d’accordo tutti i partecipanti (anche grazie all’assenza di Xi e di Vladimir Putin), con il contenuto della stessa che rappresenta un grande passo in avanti rispetto ad una delle principali fonti di divisione tra i Paesi partecipanti, ovvero il conflitto in Ucraina”. Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, commenta a Formiche.net i rapidi cambiamenti internazionali al G20 di Nuova Delhi
“La prima grande breaking news di questo summit è proprio il fatto che si sia riusciti ad arrivare ad una dichiarazione congiunta”. Questa la riflessione che Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, affida a Formiche.net sul G20 di Nuova Delhi. Un vertice che mostra sempre maggiori divisioni interne, e riflette le grandi dinamiche del sistema internazionale vigente. In cui la direttrice dello Iai individua tre principali questioni di rilievo.
La prima è, appunto, il raggiungimento di una dichiarazione congiunta. “Questo vertice era in qualche modo azzoppato sin dall’inizio a causa della decisione di Xi Jinping di non partecipare al summit. Eppure si è riusciti comunque a formulare una dichiarazione che mettesse d’accordo tutti i partecipanti (anche grazie all’assenza dello stesso Xi e di Vladimir Putin), con il contenuto della stessa che rappresenta un grande passo in avanti rispetto ad una delle principali fonti di divisione tra i Paesi partecipanti, ovvero il conflitto in Ucraina. Rispetto alla dichiarazione dello scorso vertice di Bali, si fa riferimento alla questione utilizzando il termine war, e tutti gli Stati si sono mostrati d’accordo nel definirla tale. Parallelamente, si esprime il sostegno all’integrità territoriale del Paese, condannando l’invasione che ne viola la sovranità e l’indipendenza”, afferma Tocci. Sottolineando inoltre come la questione ucraina venga affrontata sì dopo una premessa dove viene ribadito che ogni Paese abbia una sua posizione diplomatica specifica, ma come punto di apertura della sezione più concreta del comunicato.
La seconda fondamentale questione è quella dell’invito di partecipazione ai lavori del vertice internazionale esteso all’Unione Africana come ente a sé stante, trasformando il G20 in una sorta di “G21”. Questa novità è stata fortemente voluta dall’India di Narendra Modi, il quale ha voluto improntare i lavori del “suo” G20 all’insegna della grande tematica del Global South.
Infine, il terzo punto su cui Tocci mette l’accento riguarda le decisioni contrapposte di Stati Uniti e Cina: mentre quest’ultima abbandona de facto il G20 per concentrare le proprie risorse politico-diplomatiche su altre piattaforme come il Brics+, Washington ha invece aumentato il valore dei suoi “investimenti” sul G20, che diventa così un vertice a contemporanea trazione occidentale e indiana. “Interessante a questo riguardo è la dichiarazione, fatta a latere del summit, tra Stati Uniti e Ibsa (India, Brasile e Sud Africa) che punta ad incrementare gli aiuti verso i Paesi più poveri da parte dei grandi istituti multilaterali”.
Questo scenario delinea il fatto che le due grandi potenze del sistema internazionale odierno si approcciano alla questione del Sud Globale attraverso canali diversi: gli Stati Uniti attraverso il G20 e l’India, la Cina attraverso i Brics. “All’insegna di un nuovo bipolarismo”, un tema delineato dalla direttrice dello Iai sia in un suo editoriale di pochi giorni fa che nel suo ultimo libro, “Fuori dal Tunnel”, pubblicato quest’anno dalla casa editrice Solferino.