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Gas russo rimpiazzato e Italia al sicuro (anche grazie all’Eni)

Il bilancio delle politiche energetiche fatto dall’ad del Cane a sei zampe, Claudio Descalzi, nel corso dell’Italian Energy Summit 2023, rivela un quadro d’insieme positivo per il nostro Paese. Il tutto grazie a 6 miliardi immessi per riuscire ad accelerare quel gas che deve contribuire al sistema economico e industriale italiano. “Questo è un discorso che porta sicurezza”

Sicurezza ed energia, un doppio binario che procede in parallelo ed è chiave di volta per decrittare strategie di oggi e progettare quelle di domani. Sull’energia, e in particolare sul gas, la buona notizia per l’Italia è che il gas russo è stato rimpiazzato in virtù di una serie di processi alternativi attivati negli ultimi 20 mesi. Un bilancio significativo, fatto in occasione dell’Italian Energy Summit 2023 del Sole 24 Ore, palcoscenico ideale per volgere lo sguardo al recente passato, quando incombeva la crisi energetica dettata dalla guerra in Ucraina e per puntellare la fase progettuale di domani.

Bilancio Eni

L’analisi fatta dall’ad di Eni, Claudio Descalzi, rivela un quadro d’insieme positivo per il nostro paese. Il tutto grazie a 6 miliardi immessi per riuscire ad accelerare quel gas che deve contribuire al sistema economico e industriale italiano. “Questo è un discorso che porta sicurezza”, ha spiegato ma la sicurezza energetica comporta “investimenti e molto lavoro a monte”, come a ribadire che c’è ancora un pezzo consistente di strada da fare.

Da dove nasce il cambio di passo italiano? Dalla disponibilità che, secondo Descalzi, l’Italia ha a livello infrastrutturale: il riferimento è alle connessioni via pipe, come il Tap, a lungo osteggiato ideologicamente e che invece si è rivelato preziosa ancora di salvezza dal momento che contribuisce al 10% del fabbisogno nazionale e che è interessato da una fase di raddoppio. In secondo luogo esiste secondo Descalzi “una quota equity nostra”.

Nodi e sbocchi

I nodi non mancano e si ritrovano alla voce manutenzione: secondo il numero uno del Cane a sei zampe rispetto allo status quo degli Usa, che dispone di risorse proprie e continua a svilupparle, per l’Italia la manutenzione si rivela più difficile, “perché non c’è un solo un paese che ti da’ il gas, ce ne sono tanti, sono diversificati”. Ciò comporta un lavoro di base, che passa per la finalizzazione degli accordi, per la parte relativa ai controlli, per la parte industriale, per cui “il gas che deve essere sviluppato presuppone grandi investimenti”. Con il gas nostro, aggiunge, “abbiamo quasi rimpiazzato, tra un anno e mezzo-due ci riusciremo, il gas russo”.

Un ragionamento che è tarato sul quadro d’insieme che si chiama Europa: al di fuori dell’Ue c’è chi paga l’energia molto meno del vecchio continente, per questa ragione è necessario “agire per l’ambiente ma in modo che non paralizzi, che non crei povertà”. Lo sbocco indicato si ritrova alla voce libertà di raggiungimento di obiettivi e di quale assetto energetico da utilizzare: è chiaro che puntando su una sola tecnologia si rischia di dover tornare indietro “ed è un peccato perché significa che non è stata fatta un’analisi attenta”.

Scenari

Lo scorso 7 settembre il rigassificatore di Piombino ha aperto i battenti, con l’arrivo della “Golar Tundra” con il primo carico da 90 milioni di metri cubi, proveniente da un impianto Eni in Algeria. La Golar Tundra influirà per il 6,5 per cento sul fabbisogno nazionale, portando la capacità di rigassificazione italiana a oltre il 25 per cento della domanda. A Ravenna la pipeline di collegamento per il nuovo rigassificatore è stata affidata da Snam all’azienda greca Corinth Pipeworks, e sarà in grado di trasportare anche idrogeno. Dal 2024 la nuova infrastruttura inizierà ad operare al servizio del sistema energetico nazionale italiano.

@FDepalo

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