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Gioco di squadra per sfatare i miti della droga

Più famiglia, più scuola, più sport, più sentimenti. Elvira Frojo racconta per Formiche.net l’incontro al Circolo Tennis Parioli organizzato dal “Gruppo di lavoro per la prevenzione, valutazione e divulgazione delle conseguenze dell’uso della cannabis sulla salute mentale dei giovani e di altri disordini dell’area delle dipendenze”

Quale speranza di futuro per una gioventù, spesso, protagonista di drammatici episodi di violenza e rancore sociale? È la vittoria del linguaggio dell’odio e della morte di sogni, valori, certezze? Quale antidoto per invertire la rotta? Studiosi a confronto in un incontro, nello storico Circolo T.C. Parioli, per spiegare le drammatiche derive mediche, psicologiche, sociologiche derivanti dall’uso di cannabis nei giovanissimi.

Relatori medici, rappresentanti dello sport e delle Istituzioni, tra i quali Paolo Molinari, Capo Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri e Massimiliano Maselli, assessore alla Regione Lazio Servizi sociali e disabilità.

Organizzatrice dell’evento, promosso dal “Gruppo di lavoro per la prevenzione, valutazione e divulgazione delle conseguenze dell’uso della cannabis sulla salute mentale dei giovani e di altri disordini dell’area delle dipendenze” dell’Omceo Roma, Emanuela Andreoli, consigliera T.C. Parioli. Presente il presidente Paolo Cerasi che ha introdotto l’incontro. Ha moderato la giornalista scientifica Manuela Lucchini.

Responsabile scientifico del “Gruppo” Antonio Bolognese, professore onorario di Chirurgia generale Dipartimento “Pietro Valdoni” della Sapienza e Responsabile scientifico della Commissione ordine dei medici e odontoiatri Roma. Coordinatore Stefano De Lillo, vicepresidente ordine dei medici e odontoiatri Roma.

L’iniziativa presso il T.C. Parioli si inserisce in un progetto in corso nelle scuole (a partire dalla IV elementare, medie e superiori) e nei circoli sportivi romani e provincia.

Primo obiettivo: informare. Per sfatare “falsi miti” sull’uso delle sostanze stupefacenti. Sempre più precoce, sin dagli undici anni, dicono le statistiche.

Il 25,8% degli studenti nella fascia d’età 15-19, inoltre, ha fumato cannabis almeno una volta nell’ultimo anno (29,4% maschi e 22,1% femmine) e circa 75.000 studenti italiani in questa fascia d’età fumano abitualmente cannabis (10 o più volte al mese), determinando un effettivo e importante fattore di rischio per l’insorgenza di disturbi psichiatrici, riferisce un’analisi del Gruppo.

Bolognese lancia, dunque, un messaggio alle giovani generazioni e alle famiglie, agli educatori e ai dirigenti sportivi per ascoltare una buona informazione, scientificamente valida, sull’uso della droga.

La cannabis utilizzata oggi equivale a un vino con 40-50 gradi di alcol, è una droga di nuova generazione, assolutamente non leggera. È cambiato, infatti, rispetto alla cannabis che veniva utilizzata negli anni ‘70, il contenuto di cannabinoidi. La percentuale in peso di Thc è 4-5 volte superiore, spiega Alessandro Vento, psichiatra e psicoterapeuta responsabile ASL Rm2, presidente dell’Osservatorio sulle dipendenze e componente del “Gruppo”.

Con il programma Peer-Education (educazione tra pari) previsto dal “Progetto” sono i ragazzi stessi testimonial e formatori del loro gruppo, per un coinvolgimento attivo in cui non ci sia “giudizio” ma condivisione di informazioni mirata alla consapevolezza.

Genitori, insegnanti, allenatori, studenti e atleti, dunque, chiamati a raccolta verso la stessa meta.

Attenzione, in particolare, è chiesta alle famiglie, a campanelli d’allarme, non univoci, dicono gli esperti. Il 30% dei consumatori di cannabis registra una sindrome amotivazionale a causa di lesioni nelle aree frontali del cervello, quelle della curiosità, della scoperta, con conseguenze negative sugli impegni scolastici e sportivi, in un quadro di isolamento relazionale.

Rallentamento motorio, vaghezza nella memoria, distraibilità, occhi rossi, perdita di interesse generale, aumento di richieste di denaro, cambiamento del ritmo sonno-veglia, irritabilità e tendenza all’isolamento, possono essere alcuni utili indicatori.

Come conferma Daniele Masala, ex pentatleta olimpionico, presidente Comitato italiano sport contro le droghe e del Circolo Canottieri Tevere Remo, “i ragazzi pensano che la droga non faccia male” e l’assumono “perché lo fanno tutti”. Gli effetti, invece, sono visibili anche dopo 10-15 anni.

Una battaglia culturale importante contro la dilagante diffusione sociale di droghe. Il 4 per cento dei ragazzi delle medie, un terzo degli studenti dei licei fa uso di cannabinoidi. Sostanze molto più potenti di quelle degli “spinelli” degli anni ’70 e dagli effetti devastanti, ribadisce De Lillo.

Ferdinando Nicoletti, ordinario di neurofarmacologia all’Università La Sapienza, conferma che, nell’immaginario, la canna è droga “leggera”. Non è “spettacolare” come altre droghe ma, in realtà, è invece insidiosa, spesso porta d’ingresso alla schizofrenia e con incidenza anche nelle cause di suicidio, attivando in maniera anomala il sistema del cervello.

Giuseppe Bersani, ordinario di psichiatria f.r. alla Sapienza, sensibilizza i genitori e gli educatori ad osservare ogni cambiamento, nel sottile limite fisiologico legato all’età. Dalla perdita di motivazione, a disturbi depressivi profondi e sintomi di tipo cognitivo nell’apprendimento possono recare danni definitivi non recuperabili (15 per cento di psicotici schizofrenici sono legati alle cannabis). Spesso fenomeno da indagare nella precarietà di un quadro affettivo di fondo.

E Luigi Tarali, pediatra all’Università La Sapienza, evidenzia come la crescita del cervello si completa fino a 21 anni. L’insicurezza dell’adolescenza è peggiorata dalla cannabis mentre lo sport rappresenta efficace antidoto alla noia e alla droga, insegnando anche ad accettare la perdita.

Rosa Stella Principe, pneumologa, sottolinea i danni ai polmoni, sfatando il mito che la canna faccia “meno male del tabacco”. Aumento delle secrezioni, infezioni respiratorie, fungine, asma, polmoniti, cancro, enfisema polmonare, sono alcune conseguenze della presenza di monossido di carbonio e dell’elevato tasso di sostanze nella cannabis.

Sigarette elettroniche e “puff bar” sono anche le attuali maschere per un uso devastante per i giovani.

Una sostanza, la cannabis, certamente utilizzata anche per uso terapeutico, è stato anche sottolineato, ma come prodotto controllato di cui si conosce concentrazione di cannabinoidi e impiegato, per scopi e malattie specifiche come la sclerosi multipla, sotto controllo medico.

In una società che vede spesso i più drammatici episodi di cronaca nera di criminalità legati a uso di cannabinoidi, lo sport è il vaccino sociale per prevenire malattie mentali e fisiche.

Ne afferma il principio anche la nuova Costituzione italiana, rinnovata nell’art.33, con approvazione ad unanimità. “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.

Un punto di partenza per un grande gioco di squadra che lo sport insegna ogni giorno. “Il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme è una vera e propria rivoluzione culturale”, ha affermato la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni.

“Una difesa immunitaria sociale”, come ha detto il ministro per lo sport e i giovani, Andrea Abodi. “L’inizio di un percorso di responsabilità perché lo sport non sia soltanto la celebrazione delle vittorie ma l’affermazione dei principi e dei valori dei quali siamo tutti portatori e tutti beneficiari a vantaggio soprattutto dei nostri figli, dei nostri nipoti e di quelli che verranno”.

Un’azione sinergica, non solo repressiva, chiama tutti a un profilo di consapevolezza. Il nuovo codice della strada prevede una “stretta” per droga, alcol e sull’uso dei telefonini e il cannabidiolo è appena entrato nella tabella degli stupefacenti, con sospensione della vendita nei cannabis shop. Sono misure che richiedono, tuttavia, responsabilità consapevole recuperando il senso smarrito di un’umanità, a partire degli affetti più vicini.

Prevenire e valutare le fragilità dei più giovani è il fondamentale obiettivo. Affidato, soprattutto, alle famiglie, spesso assenti o incapaci di riconoscere i profondi bisogni di affetto e vicinanza dei ragazzi, sin dai primi anni di vita.

Educazione e sentimenti anche per adulti. Per offrire ai giovani una costruzione di un “sé” in grado di esprimere autostima e forza interiore. Per contrastare il declino di una società con la capacità di vedere, nella gioventù, il futuro di tutti.

 


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