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Quanto costa la guerra? Così Kyiv finanzia lo sforzo bellico

Per difendere la propria indipendenza, l’Ucraina deve far fronte ad alti costi umani ed economici. Per gestire questi ultimi, il governo di Kyiv è fino ad ora ricorso a svariati mezzi più o meno convenzionali. Ma le cifre continuano ad aumentare. E sorge il problema della ricostruzione

Sostenere il conflitto per difendere la propria sovranità sta costringendo Kyiv a pagare un prezzo molto pesante. Secondo le ultime stime, almeno 70 mila militari dell’esercito ucraino sono caduti in battaglia, mentre il numero dei feriti si aggira intorno ai 120 mila. A questi si devono aggiungere le vittime civili, che le Nazioni Unite hanno stimato essere almeno 25.000 nel giugno di quest’anno. Ma quello umano non è il solo costo di questa guerra: il corretto funzionamento dell’apparato militare richiede lo stanziamento continuo di risorse economiche, stanziamento che va a gravare pesantemente sulle casse dello Stato, il quale non deve soltanto occuparsi della dimensione bellica ma anche di tutti gli altri aspetti che sono di competenza statale. Con un deficit previsto per il 2024 che si aggira intorno ai 40 miliardi, il governo di Kyiv deve assolutamente trovare nuovi introiti.

I mezzi sono disparati. Dall’emissione di obbligazioni di guerra, vendute in tutto il mondo tanto agli investitori istituzionali quanto a quelli privati, alla ricerca di aiuti internazionali che si declinano sia in contributi finanziari diretti che in “ristrutturazione” dei debiti esistenti, fino alla tassazione (anche operata da altri Paesi) di enti finanziari che investono risorse del governo russo “congelate” in seguito allo scoppio del conflitto e ne traggono profitto: come nel caso della belga Euroclear, che nella prima metà del 2023 ha guadagnato circa 1.7 miliardi di dollari grazie all’impiego di queste risorse, parte delle quali potrebbe essere inviata al governo ucraino per permettergli di sostenere lo sforzo bellico in corso.

“Se il governo non è in grado di coprire le sue lacune di bilancio, allora non sarà in grado di finanziare il suo sforzo militare” sono le parole con cui Vitaliy Vavryshchuk, responsabile della ricerca macroeconomica per il dipartimento ucraino della società di investimento Icu, ha commentato la questione. Secondo i dati forniti dalla società l’economia ucraina sarebbe riuscita non solo ad adattarsi al contesto bellico, ma persino a rimettere in moto il processo di crescita, le cui stime per il 2023 si sono alzate dall’1% al 4%; una visione ottimista che ha impattato sui mercati, portando ad un aumento del prezzo delle obbligazioni ucraine sul mercato internazionale.

Ma anche le obbligazioni vendute sul mercato interno hanno giocato un ruolo fondamentale. Solo quest’anno la loro vendita ha fruttato al governo di Kyiv ben 10 miliardi di dollari, una cifra superiore a quella degli aiuti stanziati da Washington a sostegno del Paese invaso, che si aggirano intorno agli 8.5 miliardi di dollari.

Fondi che vengono però fagocitati dalle forze armate impegnate in una vera e propria guerra d’attrito, in cui l’aspetto economico risulta ancora più importante. Il consumo di 90.000 proiettili di artiglieria al mese è esemplificativo del livello dei consumi dell’esercito di Kyiv. Per far fronte alle necessità del campo di battaglia, il governo ha deciso di aumentare la spesa militare per il 2023 da 30 a 40 miliardi di dollari, prevedendo di alzarla ulteriormente a 45 miliardi nel 2024. Stati Uniti e Unione Europea finanziano al momento gran parte degli acquisti delle forze armate ucraine, ma l’evolversi della situazione politica interna a questi due attori (specialmente negli Stati Uniti, dove si avvicinano le elezioni presidenziali) potrebbe ridurre drasticamente il livello di questo supporto.

Ma mentre i combattimenti continuano ad infuriare, si comincia a pensare anche al periodo post-conflitto e all’oneroso processo di ricostruzione, che secondo le stime della Banca mondiale richiederà risorse per almeno 411 miliardi di dollari. Fondi che il governo ucraino spera di ottenere attraverso l’integrazione nell’Unione Europea: diventare uno Stato membro permetterebbe all’Ucraina di accedere a finanziamenti di vario tipo, dai sussidi agricoli alle sovvenzioni allo sviluppo, che sarebbero fondamentali per la ripresa economica del Paese guidato da Volodymyr Zelensky. Ma le speranze ucraine rischiano di infrangersi contro una reticenza dell’Europa a perfezionare nel breve periodo l’adesione di Kyiv, adesione che potrebbe portare a veri e propri terremoti sul piano politico e su quello economico.

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