Cosa hanno in comune le tre leader, dove sono le differenze e come potrebbero, un giorno, governare assieme i tre Paesi. Per ora di nuovo c’è la contingenza in cui si trovano gli universi conservatori di qua e di là dell’Atlantico, tra voglia di progettare e possibilità di incidere. Sullo sfondo le elezioni europee, le primarie dei repubblicani e la corsa alla Casa Bianca
Il mondo conservatore di Stati Uniti, Italia e Spagna ha come punto di riferimento il volto femminile di Nikki Haley, Isabel Ayuso e Giorgia Meloni. Tre personaggi che si trovano in momenti diversi, con storie dalle sfumature differenti, ma accomunate dallo status di oggi e, soprattutto, da quello di domani. È come se la nuova fase di una certa area politica fosse caratterizzata da un’esigenza di modernizzazione anche in chiave di immagine, ma sempre restando fedeli ai valori che incarnano.
Per ora di nuovo c’è la contingenza in cui si trovano gli universi conservatori di qua e di là dell’Atlantico, tra voglia di progettare e possibilità di incidere. Il riferimento è agli obiettivi che le tre si pongono: il possibile governo spagnolo, le elezioni europee e la nuova governance Ue, le primarie dei Repubblicani e la corsa alla Casa Bianca.
I Repubblicani di Haley
Il secondo dibattito repubblicano sembra aver dato una spinta non indifferente a Nikki Haley, ex ambasciatrice Onu. Ecco che le primarie del suo partito, inizialmente dall’esito già scritto, potrebbero potenzialmente avere anche un finale non scontato proprio in virtù del fattore Nikki. In comune con Giorgia Meloni non ha solo il fatto di essere donna, ma di voler in qualche modo ritagliarsi il ruolo di conservatrice rispettabile: ovvero puntando a politiche che non siano tacciate di populismo, ma rispondenti a logiche pragmatiche.
Anche la Cnn ha evidenziato come, secondo l’ultimo sondaggio, Nikki sarebbe l’unica avversaria tra quelli made in Gop ad avere un vantaggio contro Biden. Ha definito Trump “il politico più disprezzato d’America” ed è attenzionata dal popolo dei finanziatori che non vorrebbero puntare sull’ex presidente, preferendo un volto femminile che sta investendo molto della sua comunicazione sull’età non più verde dei suoi competitors Biden e Trump come una deminutio.
Destra madrilena
La famiglia di commercianti le ha dato una base, ma la carriera politica di Isabel Ayuso è stata farina del suo sacco: esperta di comunicazione politica, capace di intercettare vari segmenti sociali e industriali, come dimostra il numero di voti che le hanno permesso di essere rieletta per la terza volta alla presidenza della Comunità di Madrid, in virtù di una doppia maggioranza assoluta nel Parlamento regionale di Madrid e nel consiglio comunale.
Giornalista come Giorgia Meloni, Ayuso è stata eletta deputata per la prima volta nel luglio 2011, a 32 anni. La carriera nel Pp si è evoluta seguendo l’area digitale, il comitato esecutivo nazionale, passando per motto di “comunismo o libertà”. Nel 2021 ha ricevuto il Premio “Bruno Leoni”. Cattolica, liberale e anticomunista sono i suoi tratti somatici.
Tra le sue proposte quella di riformare il settore sanitario con lo strumento di un forte partenariato pubblico-privato e ristrutturare il sistema di assistenza comunitaria; e quella (poi approvata) di ridurre le imposte sulle successioni e sulle donazioni.
Il nuovo volto dei popolari spagnoli ha dinanzi a sé un’occasione unica: sfruttare la debolezza con cui Feijoo sta convivendo per provare a candidarsi a nuovo volto del Pp, sia se si dovesse rivotare in dicembre o meno. Ayuso ha già lasciato trapelare la sua opinione sulla proposta di Feijoo a Sanchez (“inesperta”), per poi assicurare i suoi che prima o poi governerà. Ma il primo banco di prova sarà come gestire l’alleanza con Vox, come poter migliorare la scorsa performance elettorale, come rafforzare una base programmatica che necessita di un’ulteriore spinta per poter trasformarsi in alleanza di centrodestra.
I conservatori italiani
La premier italiana, delle tre, è quella che si trova in una posizione di vantaggio, non fosse altro perché governa stabilmente non solo il suo partito (Fratelli d’Italia) o quello europeo dei conservatori (Ecr) ma anche il suo Paese, in virtù di una maggioranza stabile nei due rami del Parlamento. Ha utilizzato il primo anno di governo per tessere una serie di proficue relazioni internazionali (non solo con “colleghi” conservatori), ha sottolineato più volte l’importanza strutturale di dossier strategici come il Global South, le nuove politiche europee post invasione dell’Ucraina e il fronte indopacifico, ha impostato sia la manovra dello scorso anno che di questo con un piglio rigorista e responsabile, ha mostrato all’estero un volto normale e non da establishment.
E si appresta ad entrare nel suo secondo anno alla guida dell’esecutivo con un obiettivo ambizioso: utilizzare la presidenza del prossimo G7 per mettere l’Italia in una posizione di vertice, non solo mediterraneo ma continentale e, così, dare fiato a politiche mirate tanto in Africa con il Piano Mattei, quanto nella macro area tra Europa e Asia. Si dice che potrebbe passare la mano, dopo le europee, alla guida dei conservatori di Ecr. Farlo con un buon risultato elettorale, prodromico ad una Commissione europea politica e non più figlia di larghe intese, sarebbe al contempo indolore e fisiologico.
@FDepalo