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Le pagine mancanti del diario della vita nel romanzo di Giovanni Grasso

L’avvincente romanzo alterna pagine di storia del primo conflitto mondiale con le vicende di due personaggi di fantasia contemporanei, in una felice scelta narrativa che unisce passato e presente. Chi c’era e cosa si è detto alla presentazione del volume “Il segreto del tenente Giardina”, Rizzoli, di Giovanni Grasso

Quale verità per una guerra sempre ingiusta?

La memoria di una vicenda storica della Prima guerra mondiale è il passaggio salvifico di crepe esistenziali dei protagonisti del romanzo “Il segreto del tenente Giardina” (ed. Rizzoli, 224 pagine, 19 euro) di Giovanni Grasso, consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, giornalista e autore di numerose pubblicazioni, presentato al ministero della Cultura. “lnizio di una serie di presentazioni di libri” presso il Dicastero, come ha affermato il ministro Gennaro Sangiuliano.

Sono intervenuti, insieme all’autore, la giornalista e scrittrice Maria Latella e Stefano Folli, editorialista de La Repubblica. Presenti, tra gli altri, i sottosegretari Gianmarco Mazzi e Vittorio Sgarbi, direttori del Mic, autorità militari, esponenti del mondo del giornalismo e della cultura.

“La Grande Guerra ha inciso profondamente sulla costruzione della Nazione. Quindi il libro merita di essere letto perché pone al centro i sentimenti, la condanna della guerra e il rispetto delle persone”, ha spiegato il ministro Sangiuliano in apertura dell’evento.

L’avvincente romanzo alterna pagine di storia del primo conflitto mondiale con le vicende di due personaggi di fantasia contemporanei, in una felice scelta narrativa che unisce passato e presente. Un “giallo” alla ricerca di una verità celata dal tempo e svelata dalla forza dei sentimenti. Con un unico indizio, una lettera del tenente Gaetano Giardina, comandante di compagnia del fante Antonio Crespi, che ne annuncia alla famiglia la morte “da eroe”, nel 1916, nei sanguinari scontri con gli austroungarici di Cima Bocche.

“In quelle montagne che diffondono un senso di eternità, di pace infinita. Dicono che Dio abbia collocato la sua sacra dimora sul monte e abbia creato le cime, alte e inaccessibili, come luogo supremo di bellezza e incanto. Almeno finché non vi giunga l’uomo a guastare tutto, con la sua stoltezza, le sue guerre e le sue iniquità”, si legge nel libro.

Squarci di storia e di anime, nel libro di Grasso, alla ricerca della verità. L’atto di amore di Luce Di Giovanni per la nonna Nietta, appena scomparsa, che la incarica di scoprire dove sia stato seppellito il proprio padre, Antonio Crespi, e di portargli un fiore, desiderio irrealizzato di una vita. La magia di un incontro tra Luce e Marco è un viaggio esistenziale di crescita spirituale e consapevolezza individuale, tra l’ambiziosa architetta nativa di Tivoli, che lavora in uno studio parigino, e il problematico giornalista, discendente di Giardina. Due anime provenienti da mondi lontani ma, in fondo, unite da storie di analoga sofferenza, come ha sottolineato Latella. Onorare la promessa fatta alla nonna è l’irrinunciabile desiderio di Luce. Ma “la sensibilità va tenuta nascosta, altrimenti la gente se ne approfitta”, ha ricordato la giornalista citando il libro.

Il “segreto”, nell’appassionante trama, è, alla fine, svelato dalle pagine ritrovate di un diario del tenente. La vicenda di Giardina, nel doloroso racconto della guerra, in sé immorale, restituisce onore alle tante vittime della guerra aprendo un universo di sensibilità, come ha spiegato Stefano Folli.

Nella disumanità di una logorante guerra di posizione tra nemici ma anche nelle ingiustizie interne ai reparti, tra l’ottusità degli ordini e il coraggio degli umili, tra militari calunniatori e sommarie fucilazioni, Giardina, ufficiale intellettuale, viene meno ai suoi doveri militari ma non a quelli umani e cristiani. Crespi è un contadino che combatte contro gli austriaci. Per i morti fucilati, come lui, a fine guerra ci sarebbero stati il disonore e l’oblio, in un’ingiustizia mascherata da giustizia. Quelle poche pagine ritrovate rivelano i sentimenti di un uomo.

Il personaggio femminile di Luce diventa, così, riflessione per una giustizia che si fa carico anche della sofferenza, in un controverso rapporto tra legalità e giustizia, legge formale e morale. In un delicato equilibrio in cui la condizione umana è caratterizzata da fragile incertezza.

Il mito affida proprio alla donna il compito più arduo. Individuare il confine tra legge e giustizia. Nella tragedia greca, Antigone, la giovane figlia di Edipo, sfida la legge dello Stato e sacrifica la propria vita per rispondere ad una legge etica, la pietà per il padre e la pace dei defunti. Una prerogativa preclusa, invece, al re di Tebe Creonte che, tenuto a sottostare alla legge, non concede la sepoltura a Polinice (dura lex sed lex). È l’eterno dilemma morale fra legge divina e legge umana, tra pietas e pandette.

“Ogni libro, ogni personaggio, ha qualcosa dell’autore, ma Marco, il giornalista, non è un alter ego, però su di lui ho caricato una parte importante della storia mia personale e soprattutto della mia famiglia”, ha spiegato l’autore. Una famiglia numerosa, testimone di tante vicende storiche e umane.

L’opera di Giovanni Grasso è un saggio della memoria, di importante valore per la storia nazionale. Raccontato con la grande ricchezza della pietas e del sentimento, riabilita una vicenda umana non solo del singolo ma della collettività, come ha evidenziato il ministro Sangiuliano.

Nel romanzo, la ricerca della giustizia contro gli orrori della guerra è affidata all’atto di amore di una donna, con la verità e la forza del cuore. In un gioco pirandelliano di specchi, come spiega l’autore, tra passato e presente, realtà e finzione.

È il “segreto” doloroso di Giardina, è la sofferenza dei protagonisti. Perché l’autentica verità, spesso, si cela in racconti di umanità, dignità e amore difficili da svelare. Sono le “pagine mancanti” del diario della vita.

 

 

 


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