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Come gli Emirati sfruttano lo sviluppo IA per scalare le gerarchie mondiali

Abu Dhabi ha stilato da tempo la sua strategia nazionale che dovrebbe portare gli Emirati a essere leader del settore nel 2031. I suoi funzionari si formano a Oxford per diventare esperti in materia. Nel frattempo, le ultime novità vengono messe sul mercato. Ma ci sono ancora degli ostacoli lungo il percorso

L’intelligenza artificiale come leva per scalare le gerarchie mondiali. Gli ultimi a seguire questo modus operandi sono gli Emirati Arabi Uniti, che sembrerebbero aver voglia di sfruttare l’IA per raggiungere i propri obiettivi. Un’idea delle sue intenzioni l’aveva già lasciata intravedere a maggio, quando l’Advanced Technology Research Council (Atrc), l’ente statale responsabile della formazione di ricerca e sviluppo avanzati per la tecnologia ad Abu Dhabi, aveva svelato il suo nuovo modello linguistico su larga scala (Llm), il Falcon 40B, addestrato con quaranta miliardi di parametri. Come ha spiegato chi ci ha lavorato, “mentre la maggior parte dei Llm ha concesso licenze esclusive solo agli utenti non commerciali, il Technology Innovation Institute (Tii, un centro di ricerca interno ad Atrc, ndr) ha compiuto un passo in avanti fondamentale nell’offrire ai ricercatori e agli utenti commerciali l’accesso al Falcon 40B”. Ma quello fu solo una tappa del lungo percorso che gli emiratini stanno intraprendendo, per diventare un punto di riferimento nell’IA, sfidando le superpotenze internazionali.

Sono anni che Abu Dhabi sta lavorando per perfezionare il suo settore tech. Dimostrazione pratica ne sono G42, la società di cloud computing e IA, e Edge, per il settore della Difesa, così come l’allunaggio del proprio rover di due anni fa. Tuttavia, la strada è lunga e le somme si tireranno fra qualche tempo. Il governo del Golfo ha stilato nel 2018 una sua strategia nazionale per l’Intelligenza Artificiale, che dovrebbe trasformare la Federazione entro il 2031. L’obiettivo è espresso alla prima pagina e viene espresso direttamente dal vicepresidente e primo ministro, nonché sovrano della capitale, lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum. “Vogliamo che gli Emirati Arabi Uniti diventino il Paese più preparato al mondo sull’Intelligenza Artificiale”. Il piano è molto ambizioso e prevede l’applicazione tecnologica in diversi campi, dalla ricerca di base alla produzione di hardware, passando per l’IA open source.

Abu Dhabi è convinta che con il tempo riuscirà a persuadere i cittadini sui reali vantaggi che la tecnologia mette a disposizione dell’uomo, nonostante le preoccupazioni che la circondano. Per centrare questo fine, gli EAU vantano un’università dell’Intelligenza Artificiale, la Mbzuai, classificatasi 127esima nella classifica mondiale che racchiude gli istituti di ricerca informatica, ma se restringiamo il campo all’apprendimento automatico e all’elaborazione del linguaggio naturale, si posiziona addirittura al 24esimo posto. Anche i funzionari di alto rango sono tornati dietro un banco, quelli di Oxford, dove si stanno specializzando per diventare leader nell’IA.

Il governo vuole allargare però a tutti questa opportunità. “Vogliamo essere il Paese che fornisce soluzioni a quelli che non sono in grado di sviluppare internamente soluzioni di intelligenza artificiale”, ha affermato il ministro dell’IA, Omar Sultan Al Olama. Una grande mano in questo senso gliela potrebbe offrire il fondo sovrano che controlla GlobalFoundries, tra i cinque produttori mondiali di semiconduttori, mettendo Abu Dhabi sullo stesso piano delle varie Washington, Pechino, Taiwan e Singapore.

Ci sono tuttavia dei problemi sui cui gli Emirati sono chiamati a rispondere. A cominciare dalla pluralità. Per ora il settore privato viene tenuto in disparte, lasciando la quasi totalità della gestione nelle mani del governo. Il che, se pensiamo a un Paese di soli dieci milioni di abitanti, potrebbe essere sufficiente per lo sviluppo interno. Ciononostante, se la volontà è di imporsi soprattutto sulla scena mondiale, essere coadiuvati dai privati è essenziale. Pertanto, andrà sviluppato meglio. Così come potrebbe aiutare avere una visione femminile. Nel Consiglio IA – che ha il compito di proporre nuove idee, portare avanti la ricerca e promuovere la collaborazione tra settore pubblico e privato – figurano solo due donne su diciassette membri.

Infine, la questione del rispetto dei diritti umani. Le paure che gravitano attorno agli strumenti di intelligenza artificiale sono dovute all’invasione che questi condurrebbero nella vita delle persone, naturalmente in senso negativo. In un luogo dove la tutela dei diritti umani non è garantita, è naturale che i dubbi crescano. Tra rischi di violazioni della privacy, disinformazione e truffe online, Abu Dhabi dovrà trovare il giusto equilibrio tra sviluppo tecnologico e tutela del singolo individuo se vuole davvero diventare grande.



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