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Quale ruolo per l’Italia al G20 in India. Scrive l’amb. Castellaneta

Meloni potrebbe sfruttare l’attuale situazione internazionale per giocare un ruolo da equilibratore: Roma dovrebbe certamente sostenere l’idea di includere l’Unione africana, in vista della prossima presentazione del Piano Mattei del governo attesa a ottobre. Il commento di Giovanni Castellaneta, già consigliere diplomatico a Palazzo Chigi e ambasciatore negli Stati Uniti

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, è volata in India affiancata dal suo sherpa, l’ambasciatore Luca Ferrari, per scalare e partecipare al summit G20 che si terrà oggi e domani.

Anche se, al posto di India, sarebbe meglio dire “Bharat” dato che il premier (e padrone di casa) Narendra Modi ha deciso di utilizzare in occasione del summit l’antico nome del Paese, che compariva già in antichissime iscrizioni sanscrite e che dunque precede di gran lunga il nome “India” attribuito dai colonizzatori britannici. Ancora non si sa se tale decisione è preludio all’adozione permanente del nome “Bharat”, ma è chiaro che questa azione – dal valore puramente simbolico – si inserisce nelle politiche nazionaliste adottate dal governo Modi. E invia anche un messaggio all’esterno, in linea con il “riscatto” del gigante asiatico nell’ambito del cosiddetto Global South.

In altre parole, il summit G20 di Nuova Delhi sarà l’occasione per vedere una nuova puntata dello scontro in atto tra Occidente (rappresentato in particolare dagli Stati Uniti) ed economie emergenti, peraltro a poche settimane dal vertice dei Brics in Sudafrica di cui l’India fa ovviamente parte. Tuttavia, le aspettative di spettatori e addetti ai lavori rischiano di essere deluse dalle annunciate defezioni di alcuni leader la cui assenza potrebbe ridurre fortemente l’impatto di questo G20. Il presidente cinese Xi Jinping, infatti, non parteciperà (anche a causa di recenti dispute di confine con l’India) delegando al suo posto il primo ministro Li Qiang (figura prestigiosa ma certamente non autorevole quanto il “padre padrone” della Cina). Stesso discorso per il leader russo Vladimir Putin, che anche in questa occasione (come l’anno scorso in Indonesia) non si farà vedere inviando il suo ministro degli Esteri, Serge Lavrov. Il presidente Joe Biden, che ha rischiato di rimanere negli Stati Uniti a causa del Covid contratto dalla moglie Jill, si troverà insomma senza “avversari” al suo livello: così, se da un lato potrà ribadire con più forza i messaggi chiave degli Stati Uniti – soprattutto di condanna dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina –, dall’altro lato si perderà un’occasione di confronto e dialogo al più alto livello tra Washington e Pechino.

Che cosa attendersi dunque da questo summit? Per l’India – o Barhat che dir si voglia – si tratta di una grande occasione di visibilità internazionale e per rilanciare le proprie ambizioni a livello economico e geopolitico. Dopo essere stata una sorta di “promessa mancata” non riuscendo a imitare l’impressionante percorso di sviluppo compiuto dalla Cina, Nuova Delhi – che è diventata da poco la prima potenza demografica mondiale – è chiamata a recuperare il terreno perduto e a proiettarsi come la più importante economia emergente (dando per scontato che Pechino sia ormai una superpotenza a tutti gli effetti). Per questo motivo, uno dei pochi risultati concreti che ci si potrà aspettare dovrebbe essere l’aggiunta dell’Unione africana come nuovo membro permanente del G20: un segnale di apertura e inclusione verso un continente ancora scarsamente coinvolto nelle dinamiche multilaterali e sotto-rappresentato (a oggi infatti l’unico membro africano del forum è il Sudafrica). Vedremo inoltre se andrà in porto il tentativo degli Stati Uniti di accrescere il ruolo della Banca mondiale come principale prestatore multilaterale ai Paesi in via di sviluppo: anche in questo caso si tratta di un conflitto tra la strategia occidentale, che vede nelle istituzioni di Bretton Woods la pietra angolare per aiutare le economie più povere, e quella orchestrata dalla Cina che mira ad accrescere il ruolo della Nuova Via della Seta e della finanza denominata in yuan per contrastare la supremazia del dollaro.

Che ruolo potrebbe giocare l’Italia? Per Meloni si tratta del secondo G20, dopo la partecipazione al summit indonesiano dello scorso anno (certamente non passato alla storia). In questa occasione la presidente del Consiglio potrebbe sfruttare l’attuale situazione internazionale per giocare un ruolo da equilibratore: l’Italia dovrebbe certamente sostenere l’idea di includere l’Unione africana, in vista della prossima presentazione del Piano Mattei del governo attesa a ottobre. Un ruolo di questo tipo sarebbe certamente sostenuto dagli Stati Uniti, che hanno bisogno di alleati che si facciano maggiormente carico di aumentare la proiezione occidentale in regioni lontane dall’America e che vedono aumentare in maniera minacciosa l’influenza cinese e russa, come appunto l’Africa. Per l’Italia si potrebbe dunque aprire una finestra di opportunità importante che potrebbe offrirci un ruolo più autorevole e solido in un continente cruciale per la sicurezza e l’economia di tutta Europa.


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