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Meloni a New York. Elogio della normalità

La scelta “pizza e normalità” di Giorgia Meloni durante la sua permanenza a New York per l’Assemblea generale dell’Onu, è tarata su un’esigenza familiare e racconta di una legittima decisione presa da chi ha preferito un momento tranquillo rispetto al tappeto rosso di ricevimenti e cotillon. Andrebbe elogiato, piaccia o meno il premier, il tentativo di essere normale anche in presenza di un ruolo davvero eccezionale

“Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei – disse Charlie Chaplin – Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi”.

Esiste un limite tra la contrapposizione fazionistica, la critica professionale e il fisiologico (e dovuto) dibattito su posizioni e idee; e le scelte di natura personale, che vanno non solo rispettate ma, se possibile, tenute fuori dall’arena politica e mediatica.

E invece sempre più spesso (e a vari livelli) accade che il tutto venga mescolato: il risultato è una melassa dal sapore rancido, che fa perdere di vista il vero obiettivo di media e governanti.

La scelta “pizza e normalità” di Giorgia Meloni durante la sua permanenza a New York per l’Assemblea generale dell’Onu, è tarata su un’esigenza familiare (soggettiva, giustificata e davvero non contestabile) e racconta di una legittima decisione presa da chi ha preferito un momento tranquillo rispetto al tappeto rosso di ricevimenti e cotillon (la serata organizzata da Biden per i leader internazionali al Metropolitan Musem of Art). Le conseguenti polemiche sorte da alcune parti non arricchiscono il dibattito sui migranti, sul patto di stabilità o sulle prossime elezioni europee.

Bensì intorbidiscono le acque, danno il là ad una crescita del livello di tensione di cui non si avverte il bisogno.

Di contro, se il presidente del Consiglio avesse preferito il ricevimento alla compagnia di sua figlia allora l’avrebbero accusata di anteporre biecamente il lavoro alla famiglia?

No, questa direttrice di marcia, semplicemente, porta in un vicolo cieco perché rientra nella categoria delle critiche faziose.

Mentre andrebbe elogiato, piaccia o meno il premier, il tentativo di essere normale anche in presenza di un ruolo davvero eccezionale.

@FDepalo

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