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Torna iWeek con “Nucleare si può fare?”, ecco ospiti e programmi della quarta edizione

Aziende e istituzioni a confronto sulle opportunità e le conseguenze della reintroduzione della produzione di energia atomica in Italia: è questo il tema della quarta edizione della iWeek, promossa da V&A – Vento & Associati e Dune con il titolo “Nucleare, si può fare?”, che si terrà a Milano e Roma i prossimi 5 e 11 ottobre. Con i protagonisti del mondo produttivo, dell’energia, della finanza, della cybersicurezza e delle istituzioni

La reintroduzione del nucleare nel nostro Paese. La duplice necessità di tenere sotto controllo costi ed equilibri energetici nazionali dopo la crisi del gas russo e di diminuire le emissioni di Co2 in osservanza del green deal europeo sta riorientando il termometro politico sulla questione, anche a fronte di un’accelerazione sulle rinnovabili che tarda ad arrivare.

Saranno questi i temi al centro della quarta edizione di iWeek “Nucleare si può fare?”, realizzata da V&A – Vento & Associati e Dune (con il sostegno di Transmutex, Edison, Ansaldo Nucleare, Ultra Safe Nuclear Corporation, Campoverde, Banca Finnat e Swg e con il patrocinio di Regione Lombardia, Enea e il Politecnico di Milano), che si articolerà in due appuntamenti: il primo a Milano (sala Pirelli dell’Istituto per il Commercio Estero) il prossimo 5 ottobre , con la presentazione del sondaggio di Swg dedicato al rapporto tra italiani e nucleare, da cui scaturirà anche un confronto tra aziende e istituzioni. Il secondo incontro è in programma a Roma, nella mattinata dell’11 ottobre a palazzo Altieri e sarà dedicato alla geopolitica nucleare e al cambio del portafoglio energetico nazionale ed europeo, la sostenibilità finanziaria della svolta nucleare e il mini-nucleare.

Tra i temi più attuali, nell’incontro romano, gli Small Modular Reactors (Smr) e i Micro Modular Reactors (Mmr), che rappresentano una nuova frontiera nell’ambito dell’energia nucleare. A discuterne nella terza tavola rotonda della giornata, moderata da Cheo Condina del Sole 24 Ore, saranno Federico Carminati, Co-founder & Chief Technology Officer di Transmutex; Riccardo Casale, Ceo di Ansaldo Nucleare; Alessandro Cattaneo, Vice Coordinatore di Forza Italia; Nicola Monti, Ceo di Edison S.p.A.; Patrizia Rutigliano, docente Luiss e membro del CdA di Acea S.p.A.; Francesco Venneri, Ceo di Ultra Safe Nuclear Corporation.

Le centrali nucleari tradizionali, impianti mastodontici situati in località remote capaci di generare 1-1.5 Gw di potenza elettrica, forniscono energia a numerose città, ma la loro costruzione richiede decine di anni con costi dell’ordine di 10 miliardi di euro l’una: un investimento ripagato solo nell’arco di 40 anni, ciclo usuale della vita programmata di queste realtà.

Gli Smr e gli Mmr, invece, sono caratterizzati da dimensioni ridotte e modularità che offrono diversi vantaggi.

Gli Smr sono reattori di taglia tipica di 100-300 Mw elettrici circa 10 volte più piccoli delle centrali tradizionali. Prodotti in fabbrica, vengono trasportati e installati nel tempo di qualche mese, con costi di produzione e carico finanziario fortemente ridotti. Una tecnologia promettente che ha spinto Edison, Edf, Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare a siglare nei mesi scorsi un accordo per verificarne le potenzialità di sviluppo e di applicazione in Italia.

Gli Mmr sono ancora più contenuti, con dimensioni 10 volte minori a quelle degli Smr, ossia un centesimo delle centrali elettro-nucleari tradizionali, e possono entrare in funzione ancora più rapidamente, con potenza e costi pari all’1% rispetto ai grandi reattori nucleari di terza generazione. Sono in grado di produrre energia al costo di 30 euro/Mw-termici per i primi 10-15 anni, comprensivo degli oneri di installazione e smaltimento finale. Oltre i 15 anni, il costo scende intorno ai 10 euro/Mw-t.

Gli Mmr hanno caratteristiche di sicurezza talmente elevate che due dei primi Mmr saranno installati direttamente all’interno di campus universitari.  Possono essere utilizzati per produrre energia termica, elettrica, ed anche idrogeno direttamente dentro fabbriche energivore, rispondendo in modo versatile alle esigenze industriali dei territori, svolgendo una funzione complementare alle rinnovabili, per loro natura interrompibili. Tra l’altro la distribuzione capillare sul territorio abbatte le perdite di trasmissione per il trasporto dell’energia all’utente.

 

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