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Patto di stabilità, servono alleanze (e la ratifica del Mes). Parla Pittella

Creare alleanze per apporre dei correttivi alle proposte avanzate dalla Commissione sulla revisione del Patto di Stabilità. Per farlo, però, occorre che il governo ratifichi il Mes. E che faccia una scelta chiaramente europeista (anche in vista delle elezioni del 2024). Conversazione con l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo

Le notizie che arrivano dall’Istat non sono lusinghiere. Il Pil italiano, nel secondo trimestre, registra una contrazione di 0,4 punti. Una frenata superiore ai pronostici, con la quale il governo dovrà fare i conti. A maggior ragione considerando il fatto che, a determinare questo scenario, è una poderosa contrazione del consumo interno: 0,7 punti. All’orizzonte, per l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, questo non è l’unico nodo da sciogliere. A livello interno, l’impegno più gravoso sarà la stesura della manovra (con una “coperta” sempre più corta). Mentre a livello europeo, anche in vista delle elezioni in primavera, i fronti aperti riguardano la revisione del Patto di Stabilità e la ratifica del Mes. In entrambi i casi “il rischio da evitare è quello dell’isolamento dell’Italia”. A dirlo a Formiche.net è l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella. 

Pittella, partiamo dal livello europeo e dalla revisione del Patto di Stabilità. Come valuta le proposte della Commissione e quali dovrebbero essere le mosse del governo italiano?

Le proposte avanzate dalla Commissione presentano delle positività, in particolare legate ai percorsi di aggiustamento delle finanze pubbliche che sono senza dubbio più graduali rispetto a prima. Manca, tuttavia, l’esclusione dal calcolo del deficit, delle spese per gli investimenti, in particolare quelli sui comparti strategici: dal green deal alla digital policy. Così come manca la possibilità di istituire un Next Generatio Eu permanente e strutturale attraverso l’emissione di Eurobond. Il governo, a mio avviso, dovrebbe cogliere gli elementi di positività e creare le alleanze per introdurre queste innovazioni. Ma non sarà facile.

Non sarà facile creare i presupposti per le alleanze o apporre correttivi alle proposte della Commissione?

L’approccio a “pacchetto” sostenuto dal premier Meloni e dal vice Tajani non può funzionare in questa fase. Anzi, rischia di isolarci. A maggior ragione in un momento in cui si riaffaccia il volto truce di chi vorrebbe tornare all’austerità. Non si possono fare le alleanze solo per le cose che ci interessano, senza fare passi avanti su altri fronti.

Allude alla ratifica del Mes?

Certo. L’Italia non può permettersi di non ratificare il Mes. Torno a ribadire che la mancata ratifica ci isolerebbe e renderebbe vani i tentativi di costruire alleanze per migliorare le regole del Patto di Stabilità. Il governo deve superare le ambiguità: non si può stare a metà del guado.

Mi pare che il governo e il premier in particolare abbiano dimostrato un saldo ancoraggio all’Europa e alle sue istituzioni. Non la vede così?

Penso che il grande passo verso una destra veramente europeista debba ancora essere fatto, in realtà. Ora è il momento delle scelte chiare. Se davvero questo governo vuole virare verso una destra più europeista, deve rinunciare ad alcuni “compagni” di viaggio: dal Pis polacco a Vox in Spagna, finendo con il partito ungherese di Orban.

Dopo una prima fase molto positiva, le stime sulla crescita segnano una contrazione. Il Pil è in calo. Come è da interpretare questo dato?

In generale, non solo in Italia, si è sottovalutato l’impatto della spirale inflattiva generata dal conflitto in Ucraina. Anche la politica delle banche centrali, sotto questo profilo, è stata estremamente inefficaci nel far fronte alla spinta recessiva. Servirebbero, in questo contesto, forti stimoli alla crescita di carattere anti ciclico. Vanno messi immediatamente in cantiere i fondi comunitari della programmazione 2021-2027. Ora il governo lavorerà alla finanziaria. Ma, stando alle stime, servirebbero dai 18 ai 20 miliardi di euro per rendere sostenibili le promesse fatte sul taglio al cuneo fiscale. Non so se sarà sostenibile una manovra orientata in questo senso. 

Quali, secondo lei, le priorità da affrontare in Manovra?

Senz’altro il sostegno al comparto sanitario, profondamente in crisi, l’istruzione e gli enti locali. Soprattutto i piccoli comuni hanno bisogno di risorse per far fronte alle sfide quotidiane ma anche e soprattutto per mettere a terra e realizzare i progetti finanziati con i fondi del Pnrr.

Torniamo all’Europa. Il quadro è ancora incerto, ma lei che scenario prevede per questa primavera?

Onestamente non penso che Popolari e Conservatori possano arrivare a una maggioranza autosufficiente. E, anche qualora dovessero arrivarci, sarebbe talmente esigua da non reggere alle importanti sfide che si apriranno dal 2024 in avanti. Comunque, occorrerà che le istituzioni europee vengano riviste nei loro meccanismi. Più fluidità nel funzionamento e superamento dei veti tra Paesi membri.



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