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Qatar e G20, così Meloni ha centrato gli obiettivi. Parla l’amb. Checchia

“Esiste una sintonia tra Italia e Qatar nell’attenzione al Sud globale, entrambi i Paesi potranno offrire un contributo per lo sviluppo sostanziale di quell’area. Accanto alla forte dimensione bilaterale c’è anche un richiamo al piano Mattei che tocca non solo l’Africa ma sfiora le coste dell’India e che ha trovato al G20 espressione nella splendida iniziativa di un corridoio energetico commerciale dall’India al Medio Oriente e fino all’Europa”. Conversazione con Gabriele Checchia, già ambasciatore d’Italia presso l’Ocse, alla Nato e in Libano

Non solo G20, dice a Formiche.net Gabriele Checchia, già ambasciatore d’Italia presso l’Ocse, alla Nato, in Libano: quella in Qatar è stata una visita ad ampio spettro, con varie sfaccettature e la presenza di Descalzi e Giorgetti conferma anche la forte valenza bilaterale economica e finanziaria. La Qatar Energy Company ha scelto l’Eni come partner strategico nei suoi progetti di sviluppo di giacimenti di gas nella parte orientale del Qatar. Tutto questo dà alla visita un senso politico, economico e anche strategico.

Il diplomatico scompone il G20 e la visita strutturata di Giorgia Meloni a Doha per evidenziarne peculiarità ed effetti nel medio periodo. “Esiste una sintonia tra Italia e Qatar nell’attenzione al Sud globale, entrambi i Paesi potranno offrire un contributo per lo sviluppo sostanziale di quell’area”.

Giorgia Meloni in Qatar assieme al ministro Giorgetti e al ceo di Eni Descalzi quali indicazioni ci offre?

È la conferma della visione integrata e strategica che il nostro Presidente del Consiglio ha delle relazioni con il sud del mondo, con l’area mediorientale, con l’Africa e direi anche con l’India. Dopo il G20 a Nuova Delhi, il Qatar in questo scacchiere è una pedina importante per i motivi che conosciamo. Sul piano bilaterale non dimentichiamo che è il nostro primo fornitore di gas naturale liquefatto e il terzo fornitore di energia. Accanto alla forte dimensione bilaterale c’è anche un richiamo al piano Mattei che tocca non solo l’Africa ma sfiora le coste dell’India e che ha trovato al G20 espressione nella splendida iniziativa di un corridoio energetico commerciale e infrastrutturale dall’India al Medio Oriente fino all’Europa.

Il Qatar si trova su questa direttrice?

Certo. Ma a Doha sono state affrontate una serie di tematiche legate alla difesa, alla situazione mediorientale, ai rapporti con Israele, perché se sono vere le voci di contatti avanzati tra americani e sauditi, con il coinvolgimento palestinese, per un possibile riconoscimento di Israele da parte di Riad è chiaro che il Qatar in qualche modo vorrà o potrà essere della partita. Per cui quella del premier è stata una visita ad ampio spettro, con varie sfaccettature: la presenza di Descalzi e Giorgetti conferma anche la forte valenza bilaterale economica e finanziaria. La Qatar Energy Company ha scelto l’Eni come partner strategico nei suoi progetti di sviluppo di giacimenti di gas nella parte orientale del Qatar. Tutto questo dà alla visita un senso politico, economico e direi anche strategico.

L’emiro al-Thani ha definito i colloqui con l’Italia una pietra miliare nella cooperazione bilaterale: come potranno evolversi le relazioni tra Roma e Doha anche in virtù del rapporto personale tra i due leader?

Sicuramente vedo un forte rapporto personale tra l’emiro e Giorgia Meloni, in quanto il premier sa giocare la carta della personalità accanto a quella dello statista di qualità, in grado di colpire l’interlocutore. Lo stesso credo sia avvenuto a Washington con il presidente Biden e con il primo ministro inglese Sunak. È chiaro che avere questa sintonia con l’emiro del Qatar mi sembra un elemento davvero rilevante che in seguito noi potremo giocare, su vari tavoli, anche alla luce della nostra politica molto equilibrata in Medioriente.

Ovvero?

Ferma restando la fedeltà al nostro grande amico e alleato israeliano, proviamo a ricercare costantemente le vie della pace anche nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Quindi direi un bel successo di immagine, ma anche di sostanza per le nostre imprese come Fincantieri e Leonardo, tutte impegnate in Qatar.

Nel 2024 il Qatar ospiterà anche un importante vertice con l’Africa. Questo è un altro elemento in comune, visto che il governo a breve annuncerà i dettagli del piano Mattei?

Esiste una sintonia tra Italia e Qatar nell’attenzione al Sud globale, entrambi i paesi potranno offrire un contributo sviluppo sostanziale a quell’area. Lo scorso marzo si è tenuta a Doha la quinta conferenza dei Least Development Countries, a dimostrazione di un impegno fattivo verso i Paesi meno sviluppati. Quindi il Qatar gioca sui due versanti, quello di un paese di prima fascia come potenzialità e risorse finanziarie e quello di di un paese sensibile alle tematiche della povertà e del sottosviluppo. In questo ambito si concretizza la sintonia con il piano Mattei che ci porta a queste convergenze: ora attendiamo con impazienza la Conferenza Italia-Africa dei primi giorni di novembre, in occasione della quale dovrebbe essere illustrato il Piano Mattei in tutte le sue componenti, al cui interno troverà spazio il corridoio energetico e commerciale India-Mediterraneo-Europa che è stato definito in occasione del G20 di Doha in una prospettiva anche di contenimento e di contrappeso ai progetti infrastrutturali della via della Seta.

Cotone anziché seta: al di là della semantica, come cambia la prospettiva euro-atlantica verso l’Indo Pacifico?

Questo è un progetto che vede una sostanziale collaborazione statunitense, saudita, europea ed italiana con anche il coinvolgimento di paesi come Israele e Giordania, quindi un asse certo non riconducibile a quello dei Brics o perlomeno dei Brics più antioccidentali come Russia e Cina. Ora occorre unire i tanti tasselli che devono andare progressivamente in ordine. Ma mi sembra che la scelta del nostro Presidente del Consiglio di dedicare un’attenzione crescente al sud globale sia vincente e troverà conferma nel G7 a guida italiana del prossimo anno, uno dei punti qualificanti del raccordo ormai crescente tra il G20 e il G7.

Ormai si chiamerà G21 per l’ingresso dell’Unione africana…

Una scelta che l’Italia da sempre ha condiviso. Ne aveva parlato la stessa Meloni a Hiroshima, caldeggiando questo invito all’Unione Africana a diventare partner a pieno titolo del G20 come l’Unione Europea. E credo, da quello che leggo, che sia intenzione del nostro Governo invitare l’Unione africana insieme con l’India, l’Australia, il Sudafrica e la Corea del Sud anche al nostro al G7 l’anno prossimo in Puglia. Per cui vedo una rete che si incastra alla perfezione: certo, la diplomazia è anche il regno dell’incertezza, quindi tutto può deragliare ma mi pare che il nostro Governo, in raccordo con Washington e con i Paesi partner della Regione, stia facendo il possibile perché il sud trovi spazio nelle riflessioni dell’Occidente e trovi soprattutto finanziamenti.

In questo senso mi pare degno di apprezzamento l’annuncio fatto dalla nostra Presidente del Consiglio a Delhi secondo cui l’Italia riserverà più del 70% dei del Fondo italiano per il clima, quindi 3 miliardi circa spalmati su cinque anni, alla transizione energetica e all’adattamento energetico dei Paesi africani.

Come il G20 è riuscito a riequilibrare il vertice Brics?

Ha consentito all’amministrazione Biden di riequilibrare quel successo di immagine ma anche di sostanza che la Cina aveva ottenuto all’ultimo vertice Brics a Johannesburg, con l’ampliamento ad altri sei paesi, ritagliandosi la parte del leone. Questa volta direi che gli Stati Uniti, anche per l’assenza di XI Jinping e soprattutto di Putin, hanno svolto appieno il loro ruolo di potenza guida, con un’attenzione marcata anche al ruolo di Banca Mondiale e Fondo Monetario internazionale. E dunque credo che Biden possa rientrare soddisfatto, soprattutto perché ha potuto stringere per la prima volta la mano a Mohammed bin Salman, ricucendo quel rapporto che si era molto deteriorato con l’Arabia Saudita dopo dopo l’omicidio Khashoggi. Anche in questo caso credo che ci sia un bilanciamento del rapporto privilegiato che la Cina aveva saputo tessere con l’Arabia Saudita promuovendone il riavvicinamento all’Iran. In conclusione penso che il G20 abbia avuto un buon esito per gli americani, per l’India di Modi e con anche un eccellente successo di immagine e per l’Italia.

@FDepalo



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