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Mano tesa a Renzi, ma il centro eviti la frammentazione. Parla Fioroni

Responsabilità, coraggio e umiltà. Lo sforzo che deve fare il Centro in vista delle Europee, in chiave elettorale, deve essere finalizzato a creare una lista unica che possa fare sintesi. Ci deve essere un dialogo con i popolari e la prospettiva è quella di una maggioranza Ursula con la parte “moderata” dei conservatori. Ma non Afd e Rn. Conversazione con il leader di Tempi Nuovi – Popolari Uniti

Responsabilità, coraggio e umiltà. Sono queste le parole più esatte per condensare il senso dell’impegno politico di Giuseppe Fioroni, leader di Tempi Nuovi-Popolari Uniti che “sta lavorando da almeno sei mesi” alla costruzione di un progetto politico in vista delle Europee di primavera. “L’ambizione è quella di formare una lista che sia il baricentro della politica”, dice l’ex ministro. E non sfugge, in questa chiave, la mossa – al Centro – di Matteo Renzi. Anzi, quella di Fioroni è una mano tesa al leader di Italia Viva. Anche se, dice a Formiche.net, “oltre alla parola centro, io aggiungerei due aggettivi: popolare e riformista”.

Fioroni, partiamo dalla mossa di Matteo Renzi e dalla decisione di candidarsi alle Europee. Come la vede?

Abbiamo visto di buon occhio questa decisione e il nostro auspicio si muove nella direzione di evitare il più possibile la frammentazione delle formazioni centriste, con l’obiettivo di creare un’unica lista che possa essere competitiva e offrire all’elettorato un soggetto politico di cui c’è assoluta necessità.

C’è uno spazio politico da riempire?

Ci sono enormi spazi politici e ce lo dimostrano gli esiti delle votazioni. A vincere, in Italia, sia alle politiche che alle amministrative è sempre l’astensionismo. Sono sempre di più gli elettori che si allontanano dalla partecipazione attiva, anche perché non trovano un’offerta politica che soddisfi le loro istanze. Mi riferisco in particolare al ceto medio, che è ormai sempre più impoverito e abbandonato.

Nella sua ricetta c’è una componente – quella della responsabilità – che per alcune forze politiche non è stata foriera di fortuna. Lei come la intende declinare?

Il primo impegno deve essere quello di evitare la frammentazione: dobbiamo unire le forze. Ed è anche per questo che sono contrario all’abbassamento della soglia al 3%. Dobbiamo sforzarci di stare assieme e fare sintesi proponendoci come soggetto alternativo a Elly Schelin e a Giorgia Meloni, scongiurando il rischio che in Europa possano prevalere sovranismi e populismi.

In ottica di alleanza, però, è verosimile che il Ppe e il gruppo dei conservatori stringano un’alleanza. Se si dovesse profilare questo scenario, voi da che parte stareste? 

Direi al centro, in ogni caso. Al di là di ogni altra considerazione, penso che l’ideale sarebbe avere una maggioranza Ursula che includa i popolari, i centristi e la parte più “moderata” dei conservatori. Non certo Afd e il Rassemblement National di Le Pen.

Lei è uscito in polemica dal Pd, all’indomani della nuova stagione che ha visto un cambio al vertice in favore di Elly Schlein, nuova segretaria nazionale. Cosa non funziona ai suoi occhi nella proposta politica dei dem?

Dico molto francamente, ad esempio, che a me angoscia vedere che la Cgil sia in qualche modo l’ispiratrice del Pd e che il partito, anziché un’estate militante, abbia scelto di essere a traino del sindacato. Ma, al di là di questo, la mia idea è quella di essere alternativo sia a lei che a Meloni.

Lei come si vede in questo impegno?

La politica mi ha dato tanto. E, come ho detto, un’altra componente fondamentale è quella dell’umiltà. Per cui immagino un soggetto politico che abbia una dirigenza plurale e che rifugga l’idea dell’uomo solo al comando. Personalmente, sono pronto a fare il “porta borraccia” o il “massaggiatore”. Non ambisco a ruoli di primo piano.

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