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Via Reznikov, dentro Umerov. Il rimpasto al ministero della Difesa di Kyiv

Sull’onda di accuse di frode (e dell’andamento della controffensiva), Zelensky rimpiazza il ministro della Difesa Reznikov. La scelta del suo sostituto potrebbe essere una dichiarazione di intenti da parte del governo

È di domenica 3 settembre la video-dichiarazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in cui annuncia ufficialmente la rimozione dell’attuale ministro della Difesa Oleksii Reznikov all’interno di un più generale giro di vite anti-corruzione promosso dal governo ucraino. “Reznikov ha guidato il dicastero della Difesa per più di 550 giorni di guerra ad alta intensità. Credo che il ministero abbia bisogno di nuovi approcci e di altre forme di interazione sia con i militari che con la società nel suo complesso”, sono le parole impiegate dal presidente ucraino per giustificare la sua decisione di rimuovere il ministro in questione.

Se la decisione di sostituire un ministro in pieno conflitto può sembrare inusuale, va anche ricordato che su di lui pendano accuse di frode relative ad acquisti di forniture alimentari e di divise invernali. La scelta di Zelensky si colloca all’interno di questo più ampio sforzo di lotta alla corruzione promosso dal governo. E su questa decisione potrebbe aver pesato anche l’andamento della controffensiva attualmente in corso, la quale sta procedendo molto più a rilento di quanto preventivato, fattore che suscita non pochi dubbi presso i partner europei e americani, che tanto si sono impegnati per rifornire Kyiv degli armamenti necessari a quest’operazione militare.

Tuttavia, non si può (e non si vuole) allontanare con disonore l’uomo che ha il merito di essere riuscito ad assicurare all’Ucraina i fondamentali aiuti militari occidentali riuscendo a superare numerose barriere imposta dai governi di Stati Uniti ed Unione Europea, soprattutto per uno scandalo di cui ha scelto di assumersi la responsabilità in qualità di dirigente pur non essendo direttamente toccato dalle indagini sul piano personale. Per questo motivo, per il ministro dimissionario si prospetta una nomina come ambasciatore a Londra, dove potrà continuare a mettere a frutto i contatti stretti in questi mesi con i partner occidentali.

Al posto di Reznikov, il nome suggerito da Zelensky al parlamento ucraino per l’approvazione è quello di Rustem Umerov. Nato quarantuno anni fa a Samarcanda da una famiglia tatara della Crimea, con un passato nel settore privato prima e da parlamentare (in un partito di opposizione a quello del presidente) poi, Umerov ha avuto modo di distinguersi in molteplici occasioni dall’inizio del conflitto in Ucraina. Nel settembre 2022 ha assunto la guida dello State Property Fund, l’organismo responsabile del processo di privatizzazione degli asset statali, processo fondamentale per raggiungere gli standard richiesti per l’adesione all’Unione europea; è stato anche uno dei componenti del team negoziale ucraino coinvolto nelle trattative con Mosca che hanno avuto luogo poche settimane dopo l’inizio dell’invasione su larga scala, oltre che di quello responsabile del raggiungimento dell’accordo sul grano rimasto in vigore fino a poche settimane fa e anche di quello che ha gestito la liberazione dei prigionieri catturati a Mariupol; inoltre, Umerov è dal 2020 un membro della task force organizzata dal governo ucraino con il compito di mettere a punto una strategia per porre fine all’occupazione della Crimea.

Un background, quello di Umerov, che sembra essere molto in linea con l’intenzione del presidente Zelensky di aprire trattative sul destino della Crimea una volta che le truppe ucraine avranno raggiunto i suoi confini amministrativi. L’esperienza da negoziatore di Umerov, assieme alla sua profonda conoscenza della questione crimeana, lo rendono una figura ideale per gestire la questione. E la sua nomina come ministro della Difesa potrebbe essere interpretata come una dichiarazione di intenti da parte del governo: già in passato infatti Umerov si era dichiarato contrario alla cessione di territori ucraini in un eventuale negoziato. “Crimea e Donbass sono le nostre linee rosse, non abbandoneremo il nostro popolo e la nostra terra”, sono le parole pronunciate da Umerov nel 2022, all’interno di un’intervista con la agenzia di stampa turca Anadolu.



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