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Il conflitto ucraino si allarga in Sudan? Il caso dei droni

L’americana Cnn ha pubblicato un’inchiesta che proverebbe il coinvolgimento dell’intelligence ucraina in alcuni attacchi con droni all’interno della guerra civile sudanese. Ai danni della Rapid Support Force, e quindi del gruppo Wagner

Lo scontro tra Russia e Ucraina continua ad allargarsi. Nelle ultime settimane, mentre la controffensiva ucraina continua ad andare avanti anche se a ritmi modesti, abbiamo assistito ad un intensificarsi di attacchi per cielo, per mare e per terra da parte dei militari di Kyiv contro i rivali al soldo di Mosca. Adesso però, sembra che il conflitto si sia spostato non solo oltre i confini del paese, ma anche di quelli del continente.

Un’inchiesta della Cnn avrebbe infatti rivelato che i servizi segreti ucraini avrebbero contribuito alla realizzazione di operazioni militari ai danni della Rapid Support Force (Rsf), la milizia sudanese che rappresenta la fazione ribelle all’interno della guerra civili che dall’aprile di quest’anno affligge il paese africano. La Rsf, guidata dal generale Hamdan Dagalo (detto “Hemedti”), non agisce però da sola: è risaputo infatti che essa riceva il supporto della celebre compagnia militare privata Wagner, sia in forma indiretta (organizzazione logistica, pianificazione, addestramento) che in forma diretta, tramite l’afflusso di convogli di armi e materiali. Uno di questi convogli, particolarmente grandi rispetto alla media, sarebbe arrivato in Sudan pochi giorni fa dopo aver transitato per il Chad (un dettaglio che dimostra come l’influenza della compagnia mercenaria continui ad espandersi in Africa, tangendo paesi che fino ad ora non erano apparentemente toccati dal fenomeno Wagner).Proprio il forte coinvolgimento della Wagner nello sforzo dell’Rsf per abbattere il governo guidato dal generale Abdel-Fattah Burhan avrebbe convinto Kyiv ad intervenire nello scontro interno al Sudan.

L’Ucraina sarebbe infatti coinvolta in quattordici attacchi con droni rivolti a 7 obiettivi dell’Rsf siti nei pressi della capitale Khartoum. Gli indizi a sostegno di questa tesi sono vari. In primis, questi attacchi sono i primi registrati nel continente africano dove sono stati impiegati droni commerciali in qualità di loitering munitions. “Mentre i droni sono stati usati in precedenza per sganciare bombe in Etiopia, Nigeria e Libia, l’uso di droni commerciali armati che esplodono all’impatto è una novità in Africa” ha detto alla Cnn l’esperto Wim Zwijnenburg. È anche lo specifico tipo di drone impiegato in queste azioni a destare sospetti: il DJI MAVIC 3 è infatti un drone commerciale di produzione cinese che negli ultimi mesi è stato utilizzato in modo sempre più estensivo dai militari ucraini all’interno della guerra con la Federazione Russa. E persino le tattiche dei singoli attacchi, come lo schema seguito dal drone in picchiata diretto verso l’obiettivo, non sono mai state viste prima nei conflitti africani.

Inoltre, nelle fonti video disponibili, dove viene mostra il monitor del controllore del drone, sono visibili testi in inglese e ucraino. Un ricercatore britannico che gestisce Calibre Obscura, un sito web che identifica le armi, ha analizzato il filmato per la Cnn e ha affermato che il dispositivo corrisponde a quelli utilizzati dalle forze ucraine per controllare i droni DJI MAVIC 3.

L’Ucraina non ha rivendicato ufficialmente la responsabilità degli attacchi. Dopo la pubblicazione dell’inchiesta della Cnn Andrii Yusov, rappresentante dell’Intelligence della Difesa dell’Ucraina, ha dichiarato: “Non possiamo né confermare né smentire”. Mentre una fonte militare anonima ucraina ha descritto l’operazione come opera di un “esercito non sudanese”. Alla domanda se dietro gli attacchi ci fosse Kiev, la fonte ha detto solo che “i servizi speciali ucraini sono probabilmente responsabili”.



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