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Turismo e artigianato, il binomio possibile per un nuovo made in Italy. Il progetto Airbnb/Cna

Non solo città d’arte e itinerari conosciuti, la manifattura e i mestieri di una volta possono essere la nuova frontiera del turismo italiano e volano dell’economia. Il dibattito alla Lanterna organizzato da Formiche, Airbnb e Cna, con la partecipazione, tra gli altri, di Adolfo Urso, Valentina Reino, Giacomo Trovato e Marco Misischia

Se il mondo cambia, e magari anche piuttosto in fretta, anche un settore strategico e vitale come il turismo non può non adattarsi. Se poi il Paese è l’Italia, allora a maggior ragione una diversificazione è d’obbligo. Nell’anno che ha sancito l’uscita definitiva del turismo dal tunnel della pandemia (in questi mesi l’avanzo della bilancia dei pagamenti turistici è tornato ai livelli del 2019), è tempo di pensare a nuove combinazioni in grado di mettere a sistema l’enorme patrimonio manifatturiero e paesaggistico italiano, con il valore aggiunto e la ricchezza dei territori.

E allora ecco il cambio di passo: uscire dai canali tradizionali del turismo, quelli per intendersi con il baricentro nelle città d’arte, per portare i visitatori in un’altra dimensione: i borghi, i territori meno conosciuti ma ricchi di tradizioni, a cominciare dall’artigianato. Non solo musei, statue, piazze o fontane, ma anche botteghe, fattorie, laboratori e buona tavola. Dalla ceramica di Caltagirone al vetro di Murano, passando per la carta di Fabriano fino all’oro di Vicenza e all’alabastro di Volterra. Una nuova forma di turismo che punta a mettere in contatto il meglio del saper fare italiano, con la valorizzazione dei territori.

Possibile? Certamente, come emerso dal convegno Dalla tradizione al turismo: il nuovo volto dei distretti del made in Italy, organizzato da Formiche, in collaborazione con Airbnb e Cna, con il patrocinio del Ministero del Turismo alla Lanterna di Roma. Ad aprire i lavori, coordinati dal direttore di Formiche.net, Giorgio Rutelli, il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, che ha fornito ai convenuti un indirizzo di saluto non certo privo di spunti interessanti. Tra i partecipanti, Alberto Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive, Commercio e Turismo, Ylenia Lucaselli, deputato e membro della commissione Bilancio, Valentina Reino, head of public policy and campaign di Airbnb, Stefano Locatelli, vicepresidente dell’Anci, Giacomo Trovato, country manager per l’Italia e il Sud Europa di Airbnb, Gianluca Caramanna, delegato per il ministero del Turismo e responsabile per Fratelli d’Italia, Marco Misischia e Cristiano Tomei (rispettivamente presidente e responsabile Cna Turismo e commercio), Ivana Jelinic, ad di Enit e Emma Taveri, Esperta di marketing territoriale a impatto sociale e sviluppo locale sostenibile e ceo di Destination Makers.

UN NUOVO MODO DI FARE TURISMO

Tutto ruota proprio intorno al progetto promosso e messo a terra da Airbnb. E cioè promuovere il binomio dell’ospitalità in casa e dei distretti dell’artigianato made in Italy. I distretti manifatturieri, vere e proprie eccellenze nazionali caratterizzate dal passaggio di generazione in generazione delle maestrie artigianali, e l’ospitalità in casa offerta dalla community di host Airbnb possono costituire oggi un veicolo di esperienze autentiche tramite cui i viaggiatori possono percepire al meglio l’identità delle comunità che li ospitano.

Sostenendo questa sinergia, nella sostanza, si finisce per creare un circolo virtuoso: i visitatori scoprono nuovi itinerari caratterizzati dalle attività artigianali storiche, mentre gli artigiani locali beneficiano di un maggiore riconoscimento sociale ed economico per il loro lavoro. La promozione dell’artigianato italiano tramite l’ospitalità in casa rappresenta, dunque, una strategia per diversificare l’offerta turistica, sostenere la conservazione delle tradizioni e delle competenze artigianali. Obiettivo dell’iniziativa è quindi favorire un dialogo tra esponenti delle istituzioni, delle associazioni di categoria ed esperti di settore per far emergere sinergie strategiche tra ospitalità turistica e produzione artigianale made in Italy.

AIRBNB CHIAMA, IL GOVERNO RISPONDE

Il senso del progetto è stato indicato proprio da Valentina Reino. “Airbnb oggi vuole essere un interlocutore affidabile per il governo, abbiamo un dialogo costante e forte con le istituzioni. Quanto al progetto per una decentralizzazione del turismo, siamo molto fieri, perché ci sentiamo un po’ ambasciatori del made in Italy, dando l’opportunità ai turisti di scoprire vere e proprie gemme finora non del tutto conosciute”, ha spiegato la manager. “Quello che vogliamo fare, e oggi abbiamo l’opportunità di farlo con la Cna, è proprio quello di creare un indotto positivo, creando i presupposti per costruire un nuovo futuro. Ma facendolo, sempre, in piena sintonia con il governo italiano”.

Immediata la sponda di Cristiano Tomei. “Tra le priorità che Cna si è prefissata c’è quella di mettere in campo il turismo esperienziale, coinvolgendo gli artigiani, molti dei quali operano in borghi che potrebbero, quindi, diventare attrattivi grazie all’autenticità e all’unicità dei prodotti realizzati dai nostri artigiani che possono costituire il valore aggiunto dell’offerta turistica nazionale”.

Tornando ad Airbnb, Giacomo Trovato ha tracciato una linea per il futuro, partendo dal buco nero della pandemia. “La buona notizia è che nel 2022 per quanto riguarda l’ospitalità in casa c’è stato un +22%, tornando e superando i soggiorni pre-pandemici. Questa è certamente una buona notizia. Purtroppo si è trascinata nel tempo una crisi delle grandi città, anche se a partire dallo scorso anno c’è stata una ripresa. Ora, la domanda è, siamo davvero tornati al turismo pre-pandemia? La risposta è no”, ha spiegato Trovato. “Il tasso della crescita dei soggiorni nei borghi ha superato quello delle città, perché la gente con la pandemia non aveva voglia di mettersi dentro un aereo. Si sono creati quindi i presupposti per un nuovo modo di viaggiare. Da qui l’esigenza di fare leva sul turismo locale, provando a raccontare queste realtà, anche e soprattutto con la rete. Ma anche con il passaparola”.

L’IMPORTANZA DI ESSERE MADE IN ITALY

Adolfo Urso, che per l’occasione ha rappresentato il governo, ha allargato lo spettro, toccando direttamente le corde del made in Italy, ora che il ddl omonimo, di cui Urso è ispiratore e che prevede l’istituzione di un fondo ad hoc per le attività culturali e ricreative, sta prendendo corpo e forma e ha iniziato il suo cammino parlamentare. “Quante ricchezze ha l’Italia, lo sappiamo tutti. Ma è proprio questo il punto, la sua valorizzazione. Perché valorizzare i nostri beni, le nostre eccellenze, vuol dire crescere”, ha messo in chiaro l’ex presidente del Copasir.

“Il ddl made in Italy vuole essere proprio questo, valorizzare e ottenere, anche in Europa, un riconoscimento totale delle nostre eccellenze. Come ho detto spesso, dobbiamo attrezzare il Paese per farlo diventare nei prossimi dieci anni il primo Paese per destinazione turistica in Europa e per farlo l’Italia deve rendersi maggiormente attrattiva per gli investitori esteri, pubblicizzando le eccellenze. Si tratta di un obiettivo che possiamo raggiungere perché corrisponde alla natura e alla storia del nostro Paese”.

In linea con Urso, Ylenia Lucaselli, che ha puntato l’attenzione sui borghi. “Dobbiamo far emergere i nostri borghi, metterli in rete. Questo è il primo governo ad essersi effettivamente occupato di queste piccole realtà. Ora stiamo finalmente dando delle risposte, a lungo tempo attese, con delle interconnessioni modali. Tutto questo grazie a finanziamenti che fino ad oggi erano rimasti nell’ombra, di cui ci si era dimenticati. Oggi abbiamo un turismo che cerca le botteghe, i vecchi mestieri, l’artigianato. Una strada da percorrere, ma non prima di aver imparato a non sottovalutarci. Siamo troppo abituati a vivere nella bellezza e non ci rendiamo conto di quanta vera bellezza inesplorata ci sia intorno a noi”.

Secondo Caramanna, infine, “Fratelli d’Italia governa oggi una regione importante come le Marche, dove ci sono più borghi in assoluto. Ma molti sono abbandonati, senza la posta e la banca. Lì stiamo cercando di incidere, con un piano organico per gli Appennini, sostenendo i piccoli centri, anche attraverso in cammini. In Italia non abbiamo valorizzato i cammini religiosi. Tutti conoscono quello di Santiago, ma pochi quello della Lauretana. Ecco, attraverso i cammini possiamo rivitalizzare i borghi”.

 

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