Quando si tratta di transizione energetica, tra Ue, Brics e Africa ci sono molti più spazi di cooperazione di quanto si creda. Un’analisi di Procopio (Ecfr) spiega come i tre gruppi potrebbero collaborare su tematiche energetiche con effetti climatici
Se l’allargamento, anche dal punto di vista narrativo, è stato il tema chiave del 15esimo summit annuale del gruppo Brics, uno degli argomenti di contatto è stato quello della transizione energetica. I Brics non sono un gruppo compatto, ci sono divisioni interne e comportamenti dei singoli membri che appaiono inconciliabili (per esempio le costruzioni territoriali cinesi dimostrate con le nuove mappe ministeriali annuali che sottraggono territori a India e Russia sono più che un indizio).
Tuttavia, sebbene non vada sovrastimata la capacità dei Brics, come l’allargamento stesso e come dimostrano gli interessi nell’ingresso di altri membri, il raggruppamento è diventato più rilevante a livello geopolitico. In quanto tale, cerca temi di sintesi e vettori per cooperazioni. Contemporaneamente, questa espansione si porta dietro però anche una narrazione di sfida all’ordine globale guidato dall’Occidente, che è una delle ragioni che hanno portato a una divisione evidente tra il mondo Brics e l’Europa – e anche a parte delle distanze che si stanno allargando tra Russia e Cina e India, Sudafrica e Brasile meno interessati nell’evidenziare certe narrazioni.
Non ci sono però solo temi di carattere politico e/o geopolitico, ma anche argomenti più puntuali – come quelli legati agli obiettivi energetici e climatici – dove non solo le differenze tra Brics e Ue sono meno sottili, ma potrebbero aprire a spazi di collaborazione. Vero che per esempio Bruxelles ha una linea molto più severa rispetto a quella che caratterizza i Paesi membri dei Brics sulla questione delle emissioni, ma secondo un’analisi di Maddalena Procopio dell’Ecfr, ci sono vari territori da esplorare per cooperazioni tra i due blocchi. Soprattutto, se certe cooperazioni vengono orientate verso una direttrice comune: l’Africa. Gli Stati africani condividono molte posizioni dei Brics e cercano di rafforzare legami commerciali ed economici con il gruppo; allo stesso tempo l’Unione europea è ancora un punto di riferimento per il continente.
Da qui nasce una potenziale possibilità di collaborazione tra Ue e Brics – nonostante le divisioni nette che Bruxelles ha costruito con Mosca dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Per Procopio, la cooperazione multilaterale tra l’Ue, i Brics e gli Stati africani può portare a vantaggi condivisi. La cooperazione potrebbe concentrarsi sulla formazione tecnica e governativa per le energie rinnovabili, per esempio. Con l’Ue che dovrebbe mitigare gli impatti negativi delle sue politiche, come il Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam) e contemporaneamente promuovere la collaborazione su progetti regionali strategici e soluzioni per ridurre le emissioni.
“Il Brics, Africa ed Europa hanno molto in comune nella loro ricerca del bilancio net-zero, soprattutto nell’implementazione rapida delle energie rinnovabili”, spiega l’esperta dell’Ecfr. E anche per questo, oltre che per la realtà che i Brics stanno diventando, “l’Ue deve assicurarsi di non perdere opportunità per rafforzare le soluzioni energetiche e l’azione climatica, e rimanere rilevante nella governance globale dell’energia e del clima”. Per altro, il clima è uno dei temi centrali per lo sviluppo dei Brics e dei Paesi africani, in quanto gli effetti dei cambiamenti indotti dal global warming ricadono in quei territori in modo molto più violento che altrove.
Per Procopio, “l’allineamento tra gli attori del sud globale, come l’espansione del Brics, potrebbe portarli a occupare quote più ampie nei rispettivi settori energetici, inclusi i combustibili fossili e le catene del valore minerarie”. Nello specifico, “la cooperazione tra l’Ue, il gruppo Brics e gli Stati africani potrebbe consentire loro di identificare una strada comune e promuovere risposte congiunte alle questioni di interesse reciproco sul continente africano”.
Per gli europei potrebbe essere una via di contatto concreta in più con un continente dove i desideri di emancipazione sembrano slittare verso una narrazione anti-occidentale che si riscontra anche in alcuni lineamenti che riguardano i vari golpe che negli ultimi anni hanno caratterizzato al regione dell’Africa centrale. “Gli europei dovrebbero impegnarsi a trovare modi per mitigare gli impatti negativi delle politiche dell’Ue […] e sostenere al contempo la leadership dei singoli paesi Brics e dell’Africa”, spiega Procopio.
Un maggiore allineamento tra gli attori del Sud Globale e l’Europa potrebbe fare il gioco specifico anche dell’Italia, che sta da tempo cercando spazi di contatto con quel mondo in rapido sviluppo e interessato a forme di cooperazione e reciprocità.