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La Cina preferisce allagare le campagne e salvare le città

Gli allagamenti deviati sulle aree rurali dell’Hebei per proteggere Pechino e Xiongan dal tifone Doksuri, raccontano di come Xi Jinping intenda proteggere la sua narrazione anche a discapito dei cinesi stessi

L’idea che le aree rurali siano più adatte a sopportare gli impatti delle inondazioni risale agli anni ’50 del secolo scorso, quando la maggior parte delle zone di alluvione in Cina, ovvero le zone deliberate per assorbire l’acqua in eccesso, furono pensate. Tuttavia, queste aree non sono più scarsamente popolate come un tempo. I governi locali hanno permesso alle città in quelle zone designate di espandersi, nonostante le normative che intendevano limitare il numero di residenti. C’è stato un processo di clientelismo e corruzione che ha permesso lo sviluppo, anche nell’ottica dell’aumento della prosperità in cambio della consolidazione delle leadership locali.

Eppure quando il tifone Doksuri ha colpito il nord della Cina ad agosto, scaricando la pioggia più intensa su Pechino dal 1883, il governo ha lo stesso preferito usare le casse di espansione alluvionali in certe aree per salvare la capitale. E non solo, perché le condizioni meteorologiche estreme rappresentavano anche una grave minaccia per la Xiongan New Area, un imponente progetto di sviluppo che supera di oltre il doppio le dimensioni di New York City, situato nella zona di Baoding, nell’Hebei (la provincia circostante Pechino). Xiongan è un progetto personale del leader Xi Jinping, secondo cui dovrebbe diventare una “città del futuro”, una “metropoli moderna socialista” al di là della fantasia immaginabile nelle capitali occidentali.

Davanti alla devastante fenomeno meteorologico, le autorità sono immediatamente intervenute, impegnandosi a proteggere a ogni costo sia la capitale che Xiongan, la cui costruzione è partita negli ultimi sei anni. Il governo cinese ha ordinato di attivare una rete di dighe e bacini a partire da luglio per convogliare l’acqua dei fiumi in piena in sette zone di alluvione designate nell’Hebei. Il segretario del Partito Comunista provinciale ha dichiarato che il suo territorio sarebbe stato “un fossato” protettivo per la capitale.

Tuttavia, prove visive e testimonianze raccolte dal Washington Post dimostrano che, sebbene l’azione abbia deviato l’acqua da Xiongan e da altre aree urbane, ha contribuito direttamente alla devastazione dei villaggi rurali nell’Hebei, causando la distruzione di abitazioni e mezzi di sussistenza. Le immagini satellitari mostrano che le azioni delle autorità hanno portato a un drammatico aumento del livello dell’acqua in queste zone, coprendo un centinaio di chilometri quadrati. Un’area grande dieci volte l’Umbria è stata sacrificata per salvare Pechino e Xiongan.


Queste aree avrebbero comunque subito una certa quantità di inondazioni, ma gli esperti ritengono che le autorità abbiano aggravato la situazione aprendo le paratie delle dighe, rilasciando nell’area circostante villaggi e terreni agricoli una quantità d’acqua equivalente a oltre 1,6 milioni di piscine olimpiche. Alcuni residenti di queste zone intervistati dal WaPo hanno affermato di non essere al corrente del fatto di vivere in zone di stoccaggio delle inondazioni. Potrebbe non essere mai chiaro quanti individui siano morti o siano stati sfollati a causa di queste decisioni, ma almeno 29 persone nell’Hebei hanno perso la vita durante l’alluvione, e circa 1,75 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case.

Quanto succede ricorda la modifica del patto sociale che Filippo Santelli ha analizzato su Repubblica. Se prima la Cina si basava sull’intesa tra leadership e collettività fatta da contrazione delle libertà in cambio di prosperità, ora essa diventa: affidatevi al Partito, perché solo il Partito sa aiutarvi in questi tempi difficili, ma per farlo deve avere il totale controllo delle vite dei suoi cittadini.

Questo concetto è certamente più spendibile nelle aree rurali che a Pechino, meno evolute e più disponibile ad accettare l’affidamento ideologico richiesto da Xi. La protezione di Xionjan è inoltre simbolica: la città di Xi dovrebbe rappresentare la dominazione cinese dello sviluppo tecnologico e sociale, ossia il Partito che cavalca il futuro (e supera di slancio i concorrenti e rivali strategici). Davanti a questa necessità narrativa, la leadership ha scelto di sacrificare altre aree meno simboliche e meno reattive, minimizzando i rischi di un potenziale danno di immagine internazionale se i gioielli urbani fossero finiti allagati. Ma non è detto che i danni siano minori: il rischio è il logoramento interno per queste costanti forzature del patto sociale?

(Foto: video Sky News)


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