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Il cortocircuito antisemita può incendiare l’Europa. Scrive Sisci

Da che parte sono Hamas e i suoi sostenitori occidentali? Non si può, in nome della tolleranza e libertà, tollerare chi la libertà la vuole togliere. Ciò non deve diventare santificare questo o quel governo di Israele ma significa togliere la parola a chi vuole fare rinascere sotto altre bandiere un neonazismo moderno

Un cortocircuito pericolosissimo sta esplodendo nel cuore dell’Occidente. Accende le fiamme di un incendio che può divampare in un inferno e bruciare tutta l’anima dell’umanità.

Si possono criticare le azioni del governo di Israele, la reazione dell’esercito a Gaza, si può difendere la causa dei palestinesi nel territorio controllato da Israele. È legittimo e doveroso.

Diverso usare queste critiche, giuste o meno, per chiedere la fine dello Stato di Israele e sdoganare il verme velenoso restato semi nascosto per decenni, quello dell’antisemitismo.

Questo sta accadendo più o meno sottilmente negli slogan delle dimostrazioni, nelle piccole e grandi violenze private denunciate a mezza bocca dagli ebrei in Europa, negli sguardi colpevoli o colpevolizzanti di chi parla ad ebrei delle “colpe di Israele” per le azioni Hamas, per i bombardamenti su Gaza. Il ministro degli Interni francese ha denunciato che ben “819 atti antisemiti” sono stati registrati in Francia dal giorno dell’attacco di Hamas contro Israele, il 7 ottobre.

L’antisemitismo ha ragioni quasi teologiche. Letteralmente più di mezzo mondo crede in religioni, il cristianesimo e l’Islam, derivate dall’ebraismo. Cristianesimo e Islam si basano e hanno bisogno di basarsi sulla conoscenza e la cultura degli ebrei, quindi l’ebraismo non può estinguersi e anzi gli stessi studi cristiani e islamici leggendo la Bibbia danno continuamente nuova vita a tutto quello che è giudaico.

È una triangolazione molto pratica e secolare che spiega perché il minuscolo popolo ebraico sopravviva quando tanti altri si sono estinti, senza scomodare miracoli divini. Questo triangolo non esiste per altri popoli o religioni.

D’altro canto in questo triangolo, l’ebraismo “non può-non deve” alzare la testa più di tanto perché rischia di delegittimare le altre due religioni.

Da qui, per secoli, la sua vita difficile e in equilibrio precario. Da qui anche le persecuzioni cicliche, i pogrom ma anche la ricerca dei preziosi servizi culturali degli ebrei in tutta Europa.

Tutto ciò fino a quando il nazismo pensò di risolvere radicalmente il “problema ebraico” con lo sterminio, la sua fredda, calcolata, in-sentimentale “soluzione finale”.

I massacri ci sono sempre stati nella storia, i popoli sono stati sterminati, ma in orge frenetiche ed esaltate di sangue che riempivano i carnefici di orgoglio folle sfoggiato in piramidi di teschi, torri di cadaveri martoriati abbandonati in spazi aperti per la macabra festa degli avvoltoi. Era la celebrazione della forza con un avvertimento ai nemici che sarebbe dovuto durare per anni.

Lo sterminio tentato dai nazisti era invece celato, coscio dell’orrore, popolato di sensi di colpa che dovevano essere giustificati e analizzati con pile di teorie sempre più dissennate. Doveva restare nascosto, essere cancellato in forni crematori che avrebbero dovuto bruciare ogni peccato, senso di colpa e prova dei misfatti.

Forse nient’altro come questo ha ferito e azzoppato la cultura occidentale, così come oggi queste urla anti israelitiche feriscono la cultura islamica. Cristianesimo e islam non possono vivere senza la radice ebraica. L’antisemitismo uccide il loro soffio vitale, il loro Qi, direbbero i cinesi.

Se è sporadico, occasionale, resta orribile ma il mondo e gli ebrei hanno imparato a conviverci. Se chiede soluzioni finali, ieri per il popolo ebraico oggi per Israele, di fatto attentano a tagliare una libbra di carne dal petto della cultura e l’identità cristiana o islamica.

È intollerabile perché riapre quei cancelli dell’inferno nazista a malapena richiusi ieri. Apre come ieri lo spavento della morte di un popolo, di una civiltà e di sé stessi, della modernità tessuta nella trama di liberalità e comprensione.

In ciò, da che parte sono Hamas e i suoi sostenitori occidentali? Non si può, in nome della tolleranza e libertà, tollerare chi la libertà la vuole togliere. Ciò non deve diventare santificare questo o quel governo di Israele ma significa togliere la parola a chi vuole fare rinascere sotto altre bandiere un neonazismo moderno. Questa volta coinvolgerebbe entrambe le religioni abramitiche e sta già diffondendo onde sismiche profondissime in tutto il mondo.

Per questo il cortocircuito va fermato ora, in Europa, la sua culla di origine e il suo primo motore, prima che il fuoco si diffonda altrove, prima che cominci a vivere di vita propria.

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