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Arretra in Italia lo sviluppo sostenibile. Il rapporto dell’Asvis

Siamo lontani dal conseguire i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Molti indicatori, infatti, confermano che i progressi fatti non sono sufficienti. A livello internazionale, poi, numerosi conflitti, da quello scatenato dall’invasione russa dell’Ucraina fino all’ultimo conflitto in Israele, minano il progresso politico multilaterale

Il 2023 è un anno speciale per il percorso iniziato con l’adozione, nel 2015, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Siamo, infatti, a metà strada e il traguardo è vicino. Dati alla mano, è innegabile che siano stati fatti passi in avanti: l’aumento della conoscenza della sostenibilità, specialmente tra i giovani, l’approvazione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, l’adozione di piani, a livello locale, da parte di Regioni e Città, e, soprattutto, la riforma della Costituzione con l’inclusione dei principi di tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle future generazioni.

Questi segnali positivi, però, non possono distogliere dalla realtà: siamo lontani dal conseguire i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Molti indicatori, infatti, confermano che i progressi fatti non sono sufficienti. A livello internazionale, poi, numerosi conflitti, da quello scatenato dall’invasione russa dell’Ucraina fino all’ultimo conflitto in Israele, minano il progresso politico multilaterale. Eppure non possiamo permetterci di fermarci sul percorso tracciato dall’Agenda. Come ha ricordato anche Papa Francesco nella recente esortazione apostolica Laudate Deum, rimarcando l’importanza di contrastare la disinformazione e il negazionismo sui cambiamenti climatici.

Questo emerge dal Rapporto L’Italia e gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, realizzato dall’Asvis, l’Alleanza Italiana per lo sviluppo Sostenibile e presentato oggi a Roma. “Il rapporto di quest’anno, dedicato all’analisi di quanto accaduto a livello globale, europeo e italiano – ha detto Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Asvis – mostra chiaramente che il nostro Paese, al contrario dell’Unione Europea, non ha imboccato in modo convinto e concreto la strada dello sviluppo sostenibile e non ha maturato una visione d’insieme delle diverse politiche pubbliche (ambientali, sociali, economiche e istituzionali) per la sostenibilità”.

“Gli indicatori elaborati dall’Alleanza mostrano, per l’Italia, peggioramenti rispetto al 2010 per la povertà (Goal 1), i sistemi idrici e sanitari (Goal 6), la qualità degli ecosistemi terrestri e marini (goal 14 e 15), la governance (Goal 16) e la partnership (Goal 17). Una sostanziale stabilità per gli aspetti legati al cibo (Goal 2), alle disuguaglianze (Goal 10) e alle città sostenibili (Goal 11), mentre per gli altri otto Goal i miglioramenti sono inferiori al 10%”.

Per quanto riguarda la dimensione sociale si segnala che, tra il 2015 e il 2021, le famiglie in condizioni di povertà assoluta sono passate dal 6,1% al 7,5% e riguarda quasi 2 milioni di famiglie. La spesa pubblica per la sanità e l’istruzione è nettamente inferiore a quella europea; l’abbandono scolastico è oltre l’11% e la disoccupazione giovanile è al 23,7%, con 1 milione 700 mila giovani che non studiano e non lavorano.
La dimensione ambientale registra la perdita del 42% dai sistemi idrici. Sono protette soltanto il 21,7% delle aree terrestri e l’11,2% di quelle marine. Lo stato delle acque superficiali è “buono” o “superiore” solo per il 42% dei fiumi e dei laghi. Il degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale; le energie rinnovabili rappresentano solo il 19,2% del totale.

La dimensione economica dello sviluppo sostenibile, dopo la ripresa seguita alla pandemia, presenta segnali di crescita debole: cresce l’occupazione, ma “resta forte la componente di lavoro irregolare (3 milioni di unità). Passi avanti sono stati fatti per l’economia circolare: il consumo materiale pro-capite si è ridotto del 33% in dieci anni. Ed è cresciuto il tasso di innovazione (+21% tra il 2010 e il 2018), “ma molte imprese mostrano resistenze ad investire nella trasformazione digitale ed ecologica”.

Per la dimensione istituzionale emerge invece che, nell’ultimo decennio, “sono drasticamente diminuiti omicidi volontari e criminalità predatoria”, ma sono cresciuti alcuni reati contro la persona, come le violenze sessuali (+12,5%) e le estorsioni (55,2%). Forte l’aumento dei reati informatici (+152% rispetto al 2012). “Per recuperare il terreno perduto è indispensabile adottare un approccio politico e culturale che consideri la sostenibilità il fulcro di tutte le scelte, pubbliche e private”, ha sottolineato Pierluigi Stefanini, presidente di Asvis, “ed è questo l’approccio alla base della nuova Strategia nazionale per lo Sviluppo sostenibile, approvata dal governo un mese fa, negli stessi giorni in cui si è impegnato, all’Assemblea dell’Onu, a predisporre un Piano di accelerazione per il conseguimento degli Obiettivi su cui siamo più indietro”.

A questo proposito l’Asvis propone di assegnare alla presidenza del consiglio il compito di predisporre il Piano e farlo entro marzo 2024, così da essere inserito nel prossimo Documento di economia e finanza. Nel frattempo occorre dotarsi di una Legge per il clima, come hanno già fatto gli altri grandi Paesi europei, la quale “sancisca l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 e gli obiettivi intermedi coerenti con esso e istituisca un Consiglio Scientifico per il Clima per assistere i decisori pubblici nella predisposizione degli interventi e monitorare i risultati via via ottenuti”.

Intervenendo alla presentazione del rapporto, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha ricordato che “un cambiamento di questa portata non può non coinvolgere anche le imprese finanziarie, banche, intermediari non bancari, assicurazioni. Il sistema bancario e finanziario può e deve dare un contributo convogliando consistenti flussi di risparmio verso il finanziamento dei progetti di investimento in energie rinnovabili, in efficienza energetica e per la riduzione delle emissioni carboniche. Per farlo è importante che il sistema sia pronto fin da subito alla gestione dei rischi climatici e ambientali”.

L’attuazione delle proposte contenute nel rapporto dovrebbero consentire all’Italia di fare un balzo in avanti nell’attuazione dell’Agenda 2030. Si tratta di contrastare la povertà e la precarietà sul lavoro, gestire i flussi migratori, accelerare l’innovazione tecnologica, ottimizzare le risorse dei servizi sanitari, educare allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza globale, aumentare l’occupazione femminile, mettere la protezione della natura al centro delle politiche nazionali, aumentare la produzione di energia elettrica rinnovabile, investire in infrastrutture sostenibili, orientare il sistema produttivo verso l’industria 5.0, potenziare la ricerca e l’innovazione, investire nella rigenerazione urbana e dei territori, coinvolgere i consumatori in comportamenti virtuosi, sviluppare un’etica dell’Intelligenza Artificiale, rafforzare la partecipazione democratica e promuovere la pace. Insomma rendere finalmente concreto il raggiungimento degli obiettivi proposti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.


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