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Sui migranti vince il pragmatismo di Meloni. Lo spiega la Faz

Non è l’ideologia, ma il pragmatismo il modello da seguire per sbloccare l’impasse, ieri sull’Ucraina, oggi migratoria, domani sul patto di stabilità si legge sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, quotidiano tedesco

Sui migranti Berlino sbatte sul granito di Roma, si legge sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung a proposito del dossier immigrazione. Come a voler significare che non è l’ideologia ma il pragmatismo il modello da seguire per sbloccare l’impasse, ieri sull’Ucraina, oggi migratoria, domani sul patto di stabilità.

Il passo compiuto dagli ambasciatori europei, convenuti a Bruxelles, aveva stimolato un accordo sul testo base contenente la riforma della politica migratoria europea. In occasione del vertice fra i ministri degli Interni era stato abbozzato un compromesso, ma l’Italia aveva sollevato la quaestio relativa all’azione delle Ong, con l’intervento diretto di Giorgia Meloni che aveva chiesto alle Ong di sbarcare migranti nei Paesi di riferimento dei soccorritori. Ma non si è trattato di un fatto “personale” tra Roma e Berlino, così come è stato comodo far trasparire, bensì un passaggio di principio, che è stato snocciolato non al fine di creare una contrapposizione, ma di addivenire ad una soluzione: pragmatica ed efficace.

Come osservato da Jasper von Altenbockum sulla Faz “la riforma dell’asilo, che in futuro prevede una procedura ai confini dell’Ue, la cui attuazione in Germania è sempre fallita a causa del conservatorismo rosso-verde, può ora essere messa a tacere in tempo per le elezioni europee. Sarebbe stato positivo per la politica europea e nazionale in materia di asilo se questo accordo fosse arrivato molto prima”.

E come osservato dalla ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, in caso di crisi la solidarietà tra gli Stati membri è obbligatoria e ciò rappresenta “un passo avanti comune”.

Una situazione che, secondo la Faz, “è anche una sconfitta politica per la Germania il fatto che una falange di populisti di destra sia dovuta intervenire per mettere in moto le cose”. Il riferimento è al fatto che il governo italiano ha di fatto per la prima volta concretamente in Europa sollevato il tema migratorio in una forma allargata.

Ovvero, non si è trattato di un generico richiamo dal sapore elettorale, ora magari tarato sulle elezioni europee, un anno fa su quelle politiche, bensì un’ampia riflessione strutturale che tocca tutti i Paesi membri (e non solo quelli di primo approdo) e che, alla luce delle mutate condizioni geopolitiche, si intreccia con vari dossier connessi come il Global South, la penetrazione sino-wagneriana in Africa, il Piano Mattei e il ruolo che l’Ue intende svolgere nel basso Mediterraneo e nel continente africano.

@FDepalo



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