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Salario, Israele e manovra. Le convergenze del centrosinistra spiegate da Boccia (Pd)

Dalla mozione su Israele, passando per il Pnrr e la battaglia per il salario minimo. Il capogruppo dem al Senato lancia i terreni di intesa per i partiti di minoranza, invitando i partner a una maggiore coordinazione a livello parlamentare. Anche in vista delle Europee

Il Cnel ha affossato definitivamente, con un documento passato a maggioranza, la proposta di istituire il salario minimo per legge. Un punto sul quale tutte le forze di opposizione avevano trovato una convergenza probabilmente insperata. La compattezza è stata garantita in particolare da un lavoro di cucitura condotto tra i “senior partner” della coalizione. Il Pd, con la segretaria Elly Schlein in testa, ci ha creduto fino in fondo e, fin dal confronto avuto in estate con la premier Giorgia Meloni, la sponda del Movimento 5 Stelle ha corroborato la convinzione che fosse “una battaglia giusta”. L’aspetto “più grave di questa bocciatura è l’aver tolto una prospettiva di giustizia e di equità salariale a 3,5 milioni di lavoratrici e lavoratori”. A dirlo a Formiche.net è Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato e punta di diamante in questa nuova fase del partito.

Senatore Boccia, quella del Cnel è la cronaca di una bocciatura annunciata. Tuttavia, va detto che anche i sindacati su questo non marciano uniti. Le opposizioni, invece, hanno trovato un’intesa forte. È il primo segnale di un percorso di prospettiva?

La battaglia sul salario minimo dimostra che l’unità e la coordinazione parlamentare delle forze di opposizione possono essere elementi in grado di mettere in forte difficoltà il governo, che ha scelto, goffamente, di nascondersi dietro al Cnel per sbarrare la strada a una nostra proposta. Ciò che rileva, tuttavia, è che questo atteggiamento pregiudiziale ricadrà pesantemente sui lavoratori. Certo, l’intesa trovata sul salario minimo può essere l’inizio di una nuova fase per le forze di centrosinistra.

Su quali tematiche si potrà cercare un’altra convergenza?

Sarà importante raccordarsi sul Pnrr. Una misura di straordinaria importanza in cui il principale partito di maggioranza non ha mai creduto. Tant’è che durante il governo Draghi non l’ha mai sostenuto. Mentre gli alleati della coalizione di centrodestra l’hanno votato ob torto collo. È evidente che ora, dopo averlo smontato e rimontato male, il governo è in grossa difficoltà. Le nostre rivendicazioni devono partire dalla difesa dei diritti degli enti locali, per garantire le risorse già ottenute attraverso i bandi.

Anche sulla sanità pubblica ci sono dei fronti comuni tra voi e le altre forze di centrosinistra.

Certamente. Ci preoccupa molto l’assenza di risorse indicata nei documenti presentati dal governo. I numeri del Def erano sbagliati. E l’esecutivo non ha fatto una nota di aggiornamento, ma di cancellazione delle risorse. Il che si traduce in un saldo programmatico che passa dal + 0,3% a -0,2%.

Quali sono i “rischi” di questa finanziaria?

Per dirla con poche parole direi che è la solita destra che si ripete. Sembra di essere tornati indietro nel tempo al 2009. I rischi sono pesantissimi, a partire dalla situazione debitoria pubblica che si riverbera su quella dei titoli di stato. Chiaramente, questa inaffidabilità, è fortemente percepita dai mercati internazionali e dai player economici. Già oggi l’Italia emette titoli di stato con 50 punti base più della Grecia.

Di qui a pochi mesi si voterà per le Europee. Che obiettivo vi ponete?

Innanzitutto la priorità deve essere quella di evitare che le forze nazionaliste dell’ultra destra il cui valore fondante è l’anti-europeismo arrivino a entrare in maggioranza. Il nostro obiettivo deve essere quello di rafforzare la delegazione socialista ed europeista. Vincere in Europa, significherebbe vincere due volte considerando la posizione dell’Italia. Sarà quindi necessario fare liste competitive e concentrarci su temi concreti: dalla riforma del welfare alla politica fiscale, passando per le politiche industriali, arrivando a debito comune e difesa comune in Europa.

Torniamo all’Italia. Elly Schlein ha detto che i terroristi di Hamas sono i principali nemici dei palestinesi. E, su Israele, avete trovato la quadra con la mozione votata dal parlamento. L’asse con il Movimento 5 Stelle regge?

Su Israele mi sento di dire che le sensibilità sono state tutto sommato collimanti. Come ha ribadito anche oggi Elly Schlein, dobbiamo fare ogni tentativo per evitare un’escalation. È un imperativo difendere il diritto di Israele a esistere e contrastiamo con fermezza chi vuole cancellarla. Tutta la comunità internazionale, l’Europa per prima, deve fare ogni sforzo per far valere le ragioni della convivenza pacifica tra due popoli e due Stati. Hamas è un’organizzazione terroristica che va sgominata, ma non possiamo assistere alla catastrofe umanitaria del popolo palestinese a Gaza.
Personalmente, all’indomani dell’attacco feroce di Hamas, ho proposto ai colleghi parlamentari di lavorare assieme a un documento unitario. È stata la maggioranza a essere più riottosa e a sottrarsi, anche se poi c’è stato un voto unitario, favorevole e incrociato tra le mozione della maggioranza e quelle delle opposizioni tant’è che la nostra ha anche ottenuto 154 voti, 2 in più di quelle della stessa maggioranza e di quella del Terzo Polo. Ritengo che ci possano essere margini di coordinamento maggiore con tutte le forze di centrosinistra. Sono fiducioso che da qui alle Europee, possano nascere nuove convergenze che restituiscano l’idea di forze politiche che lavorano per un’Italia nuova, diversa e alternativa a quella di Salvini e Meloni.



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