Il commissario europeo al Mercato interno ha inviato una lettera al tycoon per chiedergli risposte in merito alla disinformazione che hanno invaso il social sul conflitto in corso tra Hamas e Israele. Anche lo stesso imprenditore ha contribuito, rilanciando profili notoriamente fuorvianti. Motivo ulteriore che ha spinto il francese a scappare sull’altra piattaforma
“Buongiorno! Anche se l’erba del vicino non è (sempre) più verde, il cielo a volte è… più blu”. No, nel suo ultimo tweet il commissario europeo al Mercato interno Thierry Breton non voleva celebrare canzoni a noi note. Piuttosto, gliel’ha cantate per l’ennesima (e di certo non ultima) volta a Elon Musk. Breton ha infatti deciso di andarsene da X per passare a un’altra piattaforma social, Bluesky. Un passo netto, chiaramente provocatorio, che segue i richiami di Bruxelles al modus operandi della società dell’imprenditore di Pretoria. Lo scontro tra lui e le autorità europee è sempre più lampante. Un’ulteriore dimostrazione è arrivata ieri, quando il commissario francese gli ha inviato una lettera di avvertimento.
Oggetto: “A seguito degli attacchi terroristici compiuti da Hamas contro Israele abbiamo indicazioni che la vostra piattaforma viene utilizzata per diffondere contenuti illegali e disinformazione nell’Unione europea”. La questione sarebbe talmente grave che X ha ventiquattr’ore di tempo per “garantire una risposta tempestiva, accurata e completa”. Altrimenti, la società potrebbe incappare in sanzioni. “Vorrei ricordarvi”, continua Breton, “che la legge sui servizi digitali stabilisce obblighi molto precisi in materia di moderazione dei contenuti”. Il riferimento è al Digital Services Act (Dsa), secondo il quale “bisogna essere molto trasparenti e chiari su quali contenuti sono consentiti secondo i vostri termini e applicare in modo coerente e diligente le vostre politiche”.
Sarebbe la prima prova (provata) della disinformazione voluta che circola su X. I contenuti fuorvianti si sono moltiplicati da sabato, giorno in cui è cominciato l’attacco di Hamas. Grazie ad account che non per forza sono stati creati per l’occasione, visto che alcuni di loro erano sornioni o parlavano di altri temi – sport o lifestyle. Come scrive NbcNews, i profili scrivevano le stesse frasi nei post, in cui si leggevano provocazioni sul conflitto.
Hanno iniziato a circolare anche un paio di video, uno con il ministro degli Esteri Serghei Lavrov e l’altro con il presidente Vladimir Putin, in cui traducendo erroneamente – ma volutamente – con sottotitoli in inglese si voleva sottintendere che, se gli Stati Uniti avessero aiutato Israele, la Russia avrebbe fatto lo stesso con la Palestina. Tuttavia per Athena, società di fact checking online che si è interessata alla questione, non ci sarebbero evidenze di un ruolo diretto di uno Stato o un’intelligence in particolare. Altri contenuti riprendevano i festeggiamenti in Algeria per l’operazione di Hamas, spacciandoli per un’altra offensiva contro Israele; un Cristiano Ronaldo con la bandiera della Palestina; un video della guerra civile siriana risalente a tre anni fa che, però, è stato pubblicizzato come nuovo.
Sebbene alcuni di questi account siano stati sospesi, un ruolo attivo lo ha avuto lo stesso Musk. “Per seguire la guerra in tempo reale, WarMonitors e sentdefender sono ottimi”, ha scritto sul suo account. Peccato che quei due profili siano invece chiari esempi di fake-news, già verificati durante il conflitto russo-ucraino. A maggio avevano anche diffuso la notizia di un’esplosione nei pressi della Casa Bianca, generando ripercussioni negative sulla borsa. La sensazione è che la rivoluzione apportata dal tycoon nel social network che un tempo cinguettava abbia aperto una falla nel sistema. D’altronde licenziare migliaia di dipendenti, compresi coloro che controllavano la veridicità dei contenuti, non poteva che portare a questo.
A sottolinearlo a Musk è stato lo stesso Breton nella sua lettera. “È necessario mettere in atto misure di mitigazione proporzionate ed efficaci per affrontare i rischi per la sicurezza pubblica e il dibattito pubblico legati alla disinformazione”. E bisogna farlo subito. “Data l’urgenza, mi aspetto anche che vi mettiate in contatto con le autorità di contrasto competenti e con Europol e che vi assicuriate di rispondere tempestivamente alle loro richieste. Inoltre”, ha concluso il commissario, “su una serie di altre questioni relative alla conformità alla Dsa che meritano un’attenzione immediata, il mio team risponderà a breve con una richiesta specifica”.
Come andrà a finire questa storia, Breton lo farà certamente sapere. Ma su Bluesky.