Le manovre pericolose di un caccia cinese nei confronti di un bombardiere americano rischiano l’incidente nell’Indo Pacifico. Coinvolto un bombardiere nucleare B-52, in un momento in cui le relazioni tra Washington e Pechino sono sensibilissime
Le alte tensioni nell’Indo Pacifico rendono piuttosto comuni incidenti tra unità militari di Paesi rivali. Notizie di speronamenti e di altri tipi di vicende che vedono coinvolte la Repubblica Popolare Cinese e le Filippine, come abbiamo riportato in precedenza su queste colonne, sono all’ordine del giorno. Stavolta però, a rimanere coinvolto in un incidente con le forze di Pechino, è stato un velivolo di Washington non comune: un B-52, un bombardiere strategico a capacità nucleare.
Lo U.S. Indo-Pacific Command riporta che la notte del 24 ottobre un jet J-11 appartenente all’aereonautica della People Liberation Army ha eseguito una manovra di intercettazione ad alto rischio nei confronti della Stratofortress dell’aeronautica statunitense che in quel momento era in volo sul Mar Cinese Meridionale, fuori dallo spazio aereo di uno degli stati della regione. Il caccia cinese si sarebbe avvicinato a una distanza pericolosamente non sicura rispetto al velivolo americano, spostandosi tra la coda e la prua del B-52.
L’episodio in questione, di cui l’IndoPaCom ha diffuso un video, rappresenta l’ennesimo caso in un trend di “comportamenti non sicuri, non professionali e di altro tipo che cercano di compromettere la capacità degli Stati Uniti e di altre nazioni di condurre in sicurezza le operazioni in cui il diritto internazionale lo consente” denotato dal dipartimento della Difesa di Washington all’interno del suo 2023 China Military Power Report. Stando a quanto riportano fonti americane, si sarebbero registrati almeno 180 casi di questo genere sin dal 2021.
Una settima prima dell’incidente il Pentagono ha pubblicato una serie di video che mostrano i “comportamenti non sicuri” dei piloti di Pechino menzionati poco sopra. L’aumento di queste manovre coercitive è tanto più preoccupante, dicono i funzionari del Pentagono, in quanto Pechino ha ripetutamente respinto i tentativi degli Stati Uniti di riavviare i canali di comunicazione tra apparati militari volti a prevenire tali fenomeni. Con l’episodio avvenuto poche ore fa che potrebbe essere interpretato proprio come una risposta della Pla alle critiche mosse da Washington.
Charlie “Tuna” Moore, pilota di caccia dell’Aeronautica Militare in pensione e adesso visiting professor presso la Vanderbilt University, commenta per il Washington Post che le possibilità di disastro sono state notevolmente più alte con il caccia cinese era fuori dalla visuale del pilota statunitense. “Se l’aereo americano doveva manovrare e si trovava così vicino e non riusciva a vedere [l’aereo cinese], le possibilità di collisione aumentano”, ha detto, aggiungendo poi che il caccia cinese, volando così vicino all’aereo americano di stazza decisamente maggiore, avrebbe potuto cadere vittima di turbolenze di scia, e anche questo avrebbe potuto portare a una collisione tra i due aerei.
La portavoce del ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che “gli aerei militari statunitensi hanno percorso migliaia di chilometri per mostrare la loro forza alle porte della Cina, il che è la causa principale dei rischi per la sicurezza marittima e aerea. Inoltre, non favorisce la pace e la stabilità regionale. La Cina continuerà a prendere misure risolute per salvaguardare la sicurezza della sovranità nazionale e l’integrità territoriale”.
Il comando indo-pacifico ha denunciato il rischiato incidente tra il J-11 e il B-52 proprio mentre il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, si appresta a raggiungere Washington in visita ufficiale, ed è molto probabile che la questione venga discussa tra il plenipotenziario cinese e il segretario di Stato Antony Blinken nell’incontro previsto per oggi.
È possibile che il B-52 coinvolto nell’incidente fosse basato a Guam, dove uno degli assetti strategici statunitense era atterrato il 20 ottobre per partecipare alle prime esercitazioni congiunte con Giappone e Corea del Sud secondo quanto discusso dai leader dei tre paesi durante il summit di Camp David svoltosi lo scorso agosto, evento che ha aperto la strada a una collaborazione militare tra i tre paesi nella regione indo-pacifica.