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Carri, missili e caccia del futuro. Cosa c’è nel Dpp di Crosetto

Nel nuovo Documento programmatico pluriennale (Dpp), le priorità della Difesa sono chiamate a seguire un contesto internazionale reso ancora più fragile dal moltiplicarsi degli scenari di crisi e dal ritorno del conflitto convenzionale. Per fronteggiare la nuova necessità di deterrenza, il Dpp si concentra soprattutto nel potenziamento della capacità di combattimento pesante dell’Esercito e, per il futuro, investendo in maniera consistente sul caccia di sesta generazione, Gcap

L’impiego delle Forze armate prioritariamente nelle missioni di pace e stabilizzazione è un lusso che l’Italia non può più permettersi. Apre così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, il Documento programmatico pluriennale (Dpp) con la quale il dicastero presenta le previsioni di spesa necessario per l’anno corrente e il prossimo triennio. A segnare questo nuovo Dpp c’è soprattutto il “deterioramento del quadro generale di sicurezza”, che impone un ripensamento di come lo strumento militare è stato impiegato finora, tornando a essere “il principale baluardo in termini di difesa e deterrenza da tutti i tipi di minacce, presenti e future, che la nostra Nazione si potrebbe trovare ad affrontare e che possono mettere a rischio i nostri interessi nazionali”, indica il ministro nella sua introduzione al documento. Nel testo, vengono infatti presentati 193 programmi di procurement, a cui si aggiungono 33 programmi di ammodernamento delle Forze armate che riceveranno l’ulteriore impulso del Fondo relativo all’attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di difesa nazionale, in Legge di Bilancio 2023.

Il budget

La dotazione complessiva per il 2023 della Difesa ammonta a 27 miliardi e 748 milioni di euro, una cifra pari all’1,38% del Pil. Una crescita di un miliardo e ottocento milioni rispetto a quella dell’anno scorso, fissata a 25 miliardi e 900 milioni, e un’inversione di tendenza rispetto a quanto previsto sempre per il 2023 nel Dpp del ’22 (che prevedeva per l’anno in corso 25 miliardi e 492 milioni). Nel nuovo documento, invece, per il 2024 e il 2025 si prevede un investimento di 27 miliardi e 278 milioni e 27 miliardi e 485 milioni rispettivamente. Cifre importanti, ma che segnalano un rapporto con il Pil pari all’1,30% e all’1,26%. Naturalmente, queste cifre dovranno poi essere riviste nelle successive previsioni di bilancio. Nonostante questo, il ministro è categorico: “Non devono esserci dubbi in merito alla necessità di proseguire nel percorso di adeguamento ed incremento del bilancio della Difesa, per affrontare le nuove sfide e per rispettare gli impegni assunti in ambito Nato: siamo infatti ancora lontani dall’impegno di conseguire una spesa per la Difesa pari al 2% del Pil entro il 2028”, data da sempre prevista, e confermata da governi di diverso colore, come quella entro la quale il nostro Paese dovrà raggiungere il traguardo.

Lo scenario strategico

Il Documento, inoltre, recepisce anche il Concetto strategico del capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, che delinea il complesso quadro operativo nel quale le Forze armate sono chiamate oggi a operare. “La sicurezza dell’Italia e della comunità internazionale – scrive il capo di Smd – è divenuta più complessa” e lo scenario geopolitico attuale è caratterizzato “da articolate dinamiche di competizione strategica accelerate dalla crisi ucraina”. Tutto questo “colloca in una posizione di rinnovata centralità e rilevanza il cosiddetto Mediterraneo Allargato, quadrante di primario interesse strategico per l’Italia e spazio ove criticità dalle radici storiche si intersecano a minacce ibride, a conflitti di intensità variabile ed a confronti multidominio”. E la crisi in Israele non fa che confermare quanto descritto.

Rinnovamento delle forze pesanti: carri…

Quello che emerge dai numeri e dalle impostazioni del Dpp è lo sforzo di ammodernamento e potenziamento dello strumento militare, chiamato ad affrontare il ritorno della sfida convenzionale nell’orizzonte delle minacce, e per la quale le Forze armate devono essere messe nelle condizioni di affrontarla. Uno sforzo che segue anni di focus sui conflitti a bassa intensità e operazioni di contro-insorgenza. Tra i principali gap individuati, e da tempo segnalati dall’intero comparto militare, c’è l’adeguamento della componente pesante delle forze di terra in ogni sua parte, che infatti registra la maggior parte dei programmi di previsto avvio (budget complessivo di quattro miliardi e 623 milioni), a cominciare dal già annunciato acquisto dei carri armati da battaglia Leopard 2, e varianti, dalla Germania, per i quali sono stati stanziati due miliardi e 624 milioni. Ma quello del main battle tank non è il solo programma.

… e missili

Per l’esercito infatti è previsto il rinnovamento dell’intera capacità di combattimento forze pesanti attraverso l’acquisizione di un sistema di sistemi (famiglia di piattaforme) per la fanteria pesante (Armored infantry combat system), incentrato su una famiglia di piattaforme sia combat (Armored infantry fighting vehicle) sia di supporto (posto comando, controcarro, esploranti, porta-mortaio, genio guastatori, esploratori, contraereo, portaferiti, portamunizioni, scuola guida). Inoltre, anche la componente contraerea e d’artiglieria vengono prese in considerazione. Circa 175 milioni saranno dedicati alla nuova generazione di missili spalleggiabili contraerei Vshorad, mentre un fabbisogno complessivo di 960 milioni (al momento finanziati solo con 137 milioni distribuiti in sette anni) è previsto per l’ampliamento della capacità d’artiglieria mediante l’acquisizione di 21 sistema di artiglieria lanciarazzi Himars, oltre al munizionamento e al supporto logistico.

L’impegno del Gcap

Tra tutte le singole voci, però, quella con il finanziamento più alto è, come prevedibile, quello per il caccia di sesta generazione Global air combat programme (Gcap), con oltre cinque miliardi di euro in bilancio. Per il Dpp, “La partecipazione della Difesa al programmainsieme a Uk e Giappone, garantirà all’Italia l’esclusivo accesso ad un progetto destinato ad avere risvolti non solo nell’ambito tecnologico militare ma anche a favore della crescita sistemica delle filiere produttive operanti nel settore della digitalizzazione”, definendo il progetto un “piano di naturale estensione all’intero Sistema-Paese”. L’onere finanziario è estremamente importante per il budget della difesa, e il programma ha infatti ricevuto una “necessaria integrazione attraverso risorse a “fabbisogno” recate dalla legge di bilancio del 2023”. Di fronte a questo investimento, sarà perciò fondamentale assicurarsi, attraverso la cooperazione tra governo, Difesa, istituzioni e, soprattutto, industria, che i ritorni per l’Italia siano adeguati al livello di impegno previsti. L’intero settore che partecipa al Gcap, quindi, è chiamato a sostenere le ambizioni dell’Italia all’interno del programma.

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