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Transizione e investimenti, il (doppio) gioco tedesco con la Cina

Proprio mentre due membri del G7, Canada e Italia, accelerano il disimpegno dal Dragone, Berlino punta a cementare il proprio sostegno alla Banca asiatica per gli investimenti, alternativa d’Oriente alla Banca mondiale e di cui la Cina è principale azionista. E ci sono di mezzo anche le auto elettriche

La Germania e le sue mille contraddizioni. Stavolta le giravolte di Berlino guardano direttamente alla Cina, che di sponde in Occidente ha un disperato bisogno, viste e considerate le disastrose condizioni della sua economia. Mentre il governo di Olaf Scholz gioca non troppo pulito con l’Italia sui migranti e cerca affannosamente una postura in previsione della riforma del Patto di stabilità (la Germania è in recessione e non può certo permettersi regole stringenti dal vago sapore di austerity), ecco l’asse sino-tedesco che porta la firma del ministro delle Finanze, Christian Lindner, il più falco tra i falchi.

Il terreno di gioco è la potente Banca asiatica per gli investimenti (Aiib), l’alternativa orientale alla Banca mondiale e di cui Pechino è principale azionista. Si tratta dell’istituzione chiamata a finanziare le economie in diretta competizione con il G7, a cominciare dai progetti legati alla Via della Seta, dunque infrastrutturali. Ora, in questi ultimi anni il Dragone ha invaso il mercato della mobilità green con le sue auto elettriche, ad oggi le più vendute e presenti nell’intero automotive. Ma questo anche grazie a prezzi fuori mercato, tanto da spingere l’Europa ad accusare Pechino di concorrenza sleale e a provare a regolarsi di conseguenza.

Parte proprio da qui la decisione tedesca di continuare a sostenere la Aiib. Dopo aver incontrato domenica a Francoforte il vice premier cinese He Lifeng, racconta Politico, il ministro Lindner si è impegnato a sostenere l’organismo con sede a Pechino. Un sostegno che arriva in un momento cruciale, proprio nelle settimane in cui il Canada e l’Italia, due membri e partner di Berlino nel G7, stanno portando avanti un sostanziale disimpegno dalla Cina. Il primo, per mezzo dell’omonimo di Lindner, Chrystia Freeland, ha annunciato a giugno che tutti i legami con la Aiib sarebbero stati congelati, mentre Roma sta preparando l’addio definitivo ai progetti connessi alla Belt&Road. L’esponente del governo tedesco ha chiarito che Berlino “continuerà a rafforzare il coordinamento” con Pechino sull’Aiib.

“Entrambe le parti continueranno a rafforzare il coordinamento e la cooperazione globale nel quadro dell’Aiib, sostenendo congiuntamente la banca affinché operi in modo sostenibile e solido secondo gli standard internazionali e come istituzione integrata nell’architettura internazionale in modo da servire meglio le esigenze dei suoi membri per lo sviluppo sostenibile”, si legge nella nota al termine dell’incontro. La visita di Francoforte fa parte del primo tour europeo di He, storico braccio destro del presidente cinese Xi Jinping, da quando è succeduto all’influente Liu He.

“Per la prima volta abbiamo organizzato una tavola rotonda finanziaria con rappresentanti di importanti istituti finanziari e aziende private”, ha scritto Lindner sui social network. “Entrambe le parti sono determinate ad ampliare le opportunità di accesso ai mercati e ad aprirli per garantire condizioni competitive eque.” C’è di più. La Germania, che orfana del nucleare e per questo costretta a tornare al carbone, ha un gran bisogno di auto elettriche, per compensare l’assenza di una sufficiente quantità di energia verde (il Paese, come noto, ha un clima diverso da quello italiano, con meno sole). Ed è gioco forza pensare a chi possa rivolgersi Berlino.

Peccato che l’Europa abbia appena deciso di avviare un’indagine sulle sovvenzioni cinesi ai produttori di auto green, alla base di quella concorrenza decisamente poco leale poc’anzi citata. Ma allora, viene da chiedersi, a che gioco sta giocando Berlino?

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