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Energia, oltre Israele. Le mosse diplomatiche di Russia, Cina, Germania e Qatar

Tre vertici nello stesso giorno, complessi e molto delicati, con al centro l’attacco di Hamas ma anche le future strategie legate all’energia e l’esigenza di tutti i players di non essere superati dagli eventi ma provare ad anticipare future partnership alla luce delle mutate condizioni geopolitiche

Che cosa hanno in comune la visita di Vladimir Putin in Kirghizistan, quella di Josep Borrell a Pechino e quella di Tamin bin Hamid al-Thani in Germania? Non solo le reazioni all’attacco di Hamas contro Israele, ma un paniere di interventi concentrati sulle relazioni energetiche. I dossier sul tavolo sono molteplici, ma legati da un filo: l’esigenza di tutti i players di non essere superati dagli eventi, anche imprevisti come i fatti di Gaza e provare ad anticipare future partnership alla luce delle mutate condizioni geopolitiche.

Qui Biškek

Putin ha scelto il Kirghizistan per il suo primo viaggio del 2023 dopo l’emissione del mandato d’arresto internazionale da parte della Corte penale internazionale (Cpi). L’obiettivo è rafforzare la cooperazione alla voce geopolitica e difesa, per questa ragione è stato ratificato da parte del parlamento kirghiso un accordo per un sistema di difesa aerea congiunto. “Questo è un grande risultato per la Russia e il Kirghizistan”, spiega il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. I colloqui di oggi si sono svolti in modo amichevole e costruttivo, “sono stati molto produttivi”, ha commentato Putin al termine del suo incontro con il presidente kirghiso Sadyr Japarov.

Di particolare rilevanza la base aerea di Kant, che la Russia ha in Kirghizistan, e che rappresenta “un contributo sostanziale a rafforzare le capacità difensive di questo Paese, garantisce sicurezza e stabilità per l’intera regione dell’Asia Centrale e per la lotta a sfide acute e minacce come il terrorismo, l’estremismo, il traffico di droga e il crimine organizzato”. Parole che Putin ha rivolto al presidente kirghizo proprio per rimarcare il proprio status nella macro area (e non solo in chiave-Ucraina).

Ma non è tutto, perché il capo del Cremlino incontrerà anche il leader azero Ilham Aliyev e domani parteciperà al vertice del Consiglio dei Capi di Stato della Comunità di Stati Indipendenti, in formato ristretto con l’obiettivo di allargare il proprio consenso ai players dell’Asia centrale assieme ai leader di Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.

Mosca punta a rimettere in moto il cosiddetto “quartetto” del Medio Oriente per risolvere l’attuale crisi nella regione, così come ammesso nelle stesse ore dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova in occasione di un altro incontro importante, tavola rotonda ospitata dalla Tass sul ruolo dei media nel rafforzamento della cooperazione russo-turca.

Qui Shangai

Il numero uno della politica estera dell’Unione Europea,Borrell, punta a gestire la strategia di “riduzione del rischio” del blocco con il suo principale partner commerciale, dopo che il suo viaggio in Cina era già stato rinviato due volte: saranno questi due giorni pieni di vertici e incontri con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi anche a proposito della guerra tra Israele e Hamas, che ha spinto Borrell a organizzare una riunione d’emergenza dei ministri degli Esteri europei. La Cina ha invitato tutte le parti a “cessare il fuoco”, ma quando Borrell esorta Pechino ad accettare che il rallentamento delle relazioni non sia semplicemente un’estensione della sua rivalità con gli Stati Uniti, e lo dice in giorni complicati per via della guerra in Israele che si somma a quella in Ucraina, rischia di dover fare marcia indietro per la sovrapposizione di dossier. Ventiquattro ore prima aveva spiegato che l’Ue “non è del tutto convinta” che Pechino sia neutrale nella guerra della Russia contro l’Ucraina.

Al centro degli incontri ci sarà anche il tema eolico dopo il caso dei sussidi della Cina per il settore. Secondo il commissario europeo per l’Energia Kadri Simson “non è stata presa alcuna decisione ufficiale” sull’opportunità di indagare sui sussidi, dopo l’avvio di un’indagine da parte di Bruxelles sulla possibilità che il governo cinese abbia “drogato” il mercato di auto elettriche del Paese. Aiuti che offrirebbero importazioni a basso costo con un danno per i concorrenti europei.

Qui Berlino

Il cancelliere Olaf Scholz, ospitando l’emiro del Qatar al-Thani, ha ribadito il sostegno a Israele, così come spiegato poche ore prima anche dinanzi al Bundestag, quando ha puntato il dito contro l’Iran: il punto centrale della sua posizione è che la sicurezza di Israele è una priorità per la Germania. Ma più che la Germania è proprio il Qatar il Paese più attrezzato per disegnare una strategia di mediazione attorno alla follia omicida di Hamas. Scholz ne è consapevole e spera di essere al “seguito” di Doha, che nel 2024 fornirà gas naturale liquefatto alla Germania come strategia di distacco dalle importazioni di gas più economiche provenienti dalla Russia.

Berlino ci prova a farsi interlocutore e pivot, come dimostra tra le altre cose anche la decisione di fornire alla Nato 35.000 soldati a partire dal 2025, come ammesso dal ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius: truppe che serviranno a rafforzare la deterrenza e la difesa dell’alleanza da un lato e a provare a recitare un ruolo diverso dall’altro, in un momento in cui in Ue si avverte.



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