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Un F-16 americano ha abbattuto un drone turco. Non è stato un incidente

Gli Stati Uniti hanno abbattuto un drone turco che attaccava i curdi a pochissima distanza da reparti statunitensi acquartierati nel nord-est della Siria. Washington ha mandato un messaggio chiaro contro le iniziative di Ankara. Tra i due alleati c’è ancora qualche screzio

Il Pentagono ha annunciato giovedì che le forze armate degli Stati Uniti hanno abbattuto un drone armato turco che si è avvicinato a meno di 500 metri dalle truppe americane nel nord-est della Siria. Si tratta di un raro uso della forza da parte di un membro della Nato nei confronti di un altro, che evidenzia quanto nella fascia settentrionale siriana sia tornata alta la tensione.

Il portavoce del Pentagono ha definito l’accaduto “un episodio deplorevole” e ha dichiarato che le truppe americane sono state costrette a rifugiarsi nei bunker per garantire la loro sicurezza mentre la Turchia bombardava obiettivi nelle loro vicinanze.

Comunicazioni tra gli Stati Uniti e la Turchia

Gli americani avrebbero comunicato per un paio di ore ai turchi dei rischi che stavano correndo le loro truppe sul campo, dato che gli attacchi ricenavano in quella che viene definita “restricted operating zone” – il raggio di un chilometro attorno all’acquartieramento. Ma non avrebbero ricevuto risposta. Allora un F-16 è decollato da una delle basi regionali statunitensi e ha abbattuto il velivolo senza pilota.

Il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, e il nuovo presidente dello Stato maggiore congiunto, il generale Charles Brown, hanno parlato rapidamente con i loro omologhi turchi dopo l’incidente, sottolineando l’importanza del rapporto con Ankara e la necessità di evitare simili incidenti in futuro per garantire la sicurezza del personale americano. Ne va chiaramente degli equilibri intra-Nato.

Con l’alleanza che è costantemente oggetto di campagne di infowar soprattutto russe, legate all’assistenza fornita a Kyiv contro l’invasione di Mosca. Certi episodi denotano scarsa comunicazione tra membri e soprattutto segnano un fattore: alcuni degli alleati preferiscono i propri interessi dagli equilibri dell’alleanza. Nel caso, la Turchia ha ricominciato una campagna militare contro i curdi, anche siriani – e Ankara detesta che Washington abbia stretto una collaborazione anni fa, quando doveva combattere l’Is, con le formazioni curde in Siria.

Dettagli sull’incidente

Gli ufficiali americani avevano dichiarato all’Associated Press che l’abbattimento era stato ordinato dopo più di una dozzina di chiamate ai funzionari militari turchi che affermavano che reparti americani si trovavano nella zona (si tratta di forze speciali stanziate in Siria per un gioco di equilibri e per inseguire le spurie baghdadiste, nemico silente sempre pronto all’azione) e che le forze militari statunitensi avrebbero agito per proteggerle se il drone non fosse partito.

L’incidente è avvenuto lo stesso giorno di un attacco con droni che ha ucciso almeno 80 persone nella città di Homs, in Siria, controllata dal governo, durante una cerimonia militare a cui hanno partecipato giovani ufficiali e le loro famiglie. Altre 240 persone sono rimaste ferite, secondo il ministero della salute siriano.

Le tensioni tra Turchia e Usa

Quanto avvenuto rischia di aggiungersi alle tensioni di lunga data tra Turchia e Stati Uniti. Nonostante Ankara sia un alleato strategico e membro della Nato, l’attuale amministrazione ha seguito in larga parte la linea delle precedenti nel rapporto con la Turchia, fatto di frizioni e distensioni.

Gli Stati Uniti hanno criticato il record dei diritti umani delle presidenze eterne di Recep Tayyp Erdogan, e i ritardi nel concedere l’adesione della Svezia all’Alleanza Atlantica – passaggio strategico in funzione anti-russa, su cui Erdogan ha voluto capitalizzare i propri interessi. Nel frattempo, la Turchia è stata frustrata dai ritardi degli Stati Uniti nell’approvare un piano di fornitura di 40 nuovi caccia F-16 e di kit per l’aggiornamento della sua flotta esistente.

Nonostante queste tensioni, il Pentagono ha sottolineato il suo sostegno alla Turchia nella lotta contro il PKK, designato come “organizzazione terroristica straniera” dagli Stati Uniti. Tuttavia, gli Stati Uniti non considerano il gruppo YPG, che è stato un partner chiave nella lotta contro l’Is nel nord della Siria, come una minaccia per la Turchia. Ma per Ankara i due gruppi curdi sono un tutt’uno, e dopo il recente attentato nella capitale le discordie si sono riaccese.

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