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Al forum sulla Via della Seta, Putin ruba la scena a Xi

In una rara occasione all’estero, il presidente russo ha avuto modo di confrontarsi con numerosi leader provenienti da vari continenti, lanciando le basi per ulteriori cooperazioni future. Ma anche Pechino ha saputo sfruttare bene l’occasione

La due-giorni del terzo forum della Belt and Road Initiative si è chiusa oggi a Pechino. La partecipazione di numerosi esponenti internazionali in rappresentanza di 140 Paesi diversi ha reso questa kermesse un consesso importante per discutere sì del futuro della Nuova Via della Seta e dei progetti collegati, ma anche di tante altre questioni rilevanti sullo scenario globale. Anche se non nella forma di un grande consesso multilaterale, quanto piuttosto in una serie di singoli incontri bilaterali concatenati l’un l’altro.

E a prendersi il ruolo del protagonista, anziché il padrone di casa Xi Jinping, è stato il presidente russo Vladimir Putin. Per l’inquilino del Cremlino, su  cui pende un mandato di cattura emesso dalla Corte Penale internazionale per la deportazione forzata dei bambini ucraini, viaggiare al di fuori della Federazione Russa è diventato piuttosto difficile. Motivo per cui ha scelto di sfruttare l’opportunità del Forum svoltosi in Cina (dove non correva il rischio di essere arrestato) per confrontarsi con partner più o meno stretti.

A partire dal leader cinese, con cui ha discusso sia del conflitto in corso in Ucraina che dell’evolversi della situazione in Palestina in un bilaterale durato tre ore. Al termine del quale i due leader hanno tenuto una conferenza stampa congiunta. “I fattori esterni che pongono minacce comuni non faranno altro che rafforzare la cooperazione russo-cinese”, ha dichiarato in quest’occasione Putin.

Oltre a Xi, il presidente russo si è confrontato anche con il premier thailandese Srettha Thavisin, il quale guida un Paese fortemente allineato con gli Stati Uniti ma che non ha condannato formalmente l’invasione russa dell’Ucraina. “Intendiamo fare del nostro meglio per far sì che le nostre relazioni si sviluppino il più intensamente possibile e contribuiscano allo sviluppo dei nostri Stati” ha affermato Putin, mentre il leader thailandese ha dichiarato in un post su X seguito all’incontro che il suo Paese “è pronto a invitare la Russia a considerare un aumento degli investimenti in Thailandia” e che lui stesso ha invitato Putin a visitare la Thailandia per rafforzare le relazioni bilaterali.

Prospettiva condivisa dall’inquilino del Cremlino anche con il leader vietnamita Vo Van Thuong, con cui hanno discusso un “potenziamento” delle relazioni bilaterali. Come la Thailandia, anche il Vietnam non ha preso posizione contro la Russia in seguito all’attacco del febbraio 2022.

Il Belt and Road Forum ha dato a Putin anche l’occasione di incontrarsi con il premier ungherese Viktòr Orbán unico leader dell’Unione europea presente alla kermesse di Pechino. Secondo i media russi, i due si sono concentrati sull’accesso dell’Ungheria all’energia russa, con Orbán che ha detto a Putin che l’Ungheria “non ha mai voluto confrontarsi con la Russia” ed è sempre stata “desiderosa di espandere i contatti”.

Putin ha anche avuto colloqui informali con il presidente indonesiano Joko Widodo martedì sera, prima di una cena di benvenuto presso la Grande Sala del Popolo ospitata da Xi e dalla moglie Peng Liyuan. Rispetto alla Russia però, il leader dell’Indonesia ha dimostrato maggiore attenzione verso la Cina (considerata come Widodo come un partner naturale per il suo paese sin dalla sua salita al potere): egli ha infatti tenuto un incontro a porte chiuse con Xi, al termine del quale ha dichiarato di voler espandere la cooperazione economica con Pechino, soprattutto nei settori emergenti come l’economia digitale, il fotovoltaico e i veicoli a nuova energia.

Anche Pechino ha saputo dunque sfruttare l’occasione, dialogando con vari partner dell’Estremo Oriente come dell’Asia Centrale, tra cui l’Afghanistan. “Solo la Cina è interessata al nostro sviluppo, molto interessata” ha dichiarato al riguardo il ministro del commercio di Kabul Haji Nooruddin Azizi, il cui Paese si era già confrontato al riguardo con la Cina poche settimane fa. E ancora Nigeria e Kazakistan, ma anche Etiopia e Argentina, due delle new entry nel club dei Brics.

In generale sono stati firmati accordi di cooperazione per 97,2 miliardi di dollari, secondo quanto annunciato da Xi nel suo discorso. Le intese riguardano intelligenza artificiale, servizi finanziari, trasporto ferroviario, infrastrutture, energia pulita e agricoltura moderna.


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