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Granada, missione compiuta. Meloni e Scholz concordano sui migranti

Secondo Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, “ora ci sarà sicuramente una maggiore apertura nei confronti degli accordi con i Paesi di origine e transito. Il fatto che il Fondo monetario non abbia sbloccato il fondo per la Tunisia ci racconta un altro elemento centrale: questa erogazione è ben più importante dei milioni promessi all’Unione europea”

Fermare gli sbarchi e l’immigrazione clandestina è il minimo comun denominatore sul quale Giorgia Meloni e Olaf Scholz hanno provato a costruire un’intesa dopo le recenti frizioni. L’occasione del Consiglio europeo informale di Granada ha permesso al premier italiano e al Cancelliere federale della Repubblica di Germania di alzare il pollice in su per l’intesa raggiunta a Bruxelles sul Regolamento “Crisi e forza maggiore”. Roma e Berlino devono cooperare e, proprio per questa ragione, hanno rinviato un ulteriore passo di intesa al prossimo Vertice intergovernativo italo-tedesco, che si terrà in Germania tra un mese e mezzo.

Granada

In 45 minuti i due leader hanno messo nero su bianco le questioni aperte e soprattutto hanno messo l’accento sul modus operandi futuro: il riferimento è a quel pacchetto di norme relative alla procedura di asilo e di rimpatrio, comprendendo anche i meccanismi di solidarietà e cooperazione tra i Paesi per il ricollocamento. Disgelo avviato e ottenuto dopo le polemiche sui flussi anomali di migranti, dunque. Di contro Berlino ha mostrato buona volontà nel momento in cui ha inteso escludere il capitolo Ong dal dibattito sul nuovo Patto europeo per la gestione dell’immigrazione. Una discontinuità oggettiva rispetto alle prese di posizioni precedenti che avevano portato alle forti tensioni con Palazzo Chigi.

Tunisia

Quale il saldo dell’incontro tra Meloni e Scholz? Secondo Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, ci sarà sicuramente una maggiore apertura nei confronti degli accordi con i Paesi di origine e transito in particolare con la Tunisia. “Diciamoci la verità, l’accordo con la Tunisia è il primo passo per fermare le partenze che per la stragrande maggioranza arrivano da lì”. E quindi che succede? “Succede che purtroppo questo accordo con la Tunisia è stato bombardato dalla sinistra italiana ed europea fin dal primo istante: a oggi la Germania in l’Europa è il governo socialista più autorevole e quindi nel momento in cui dovesse venir meno questa ostilità nei confronti dell’accordo con la Tunisia, naturalmente sarebbe l’inizio della soluzione al problema più contingente, quello dell’immigrazione illegale. Sarebbe un grande risultato”.

Fmi

Al momento tra l’accordo di Tunisi e la sua realizzazione c’è anche il mancato pagamento da parte del Fmi della tranche da 1,7 miliardi di euro. “Il fatto che il Fondo monetario non abbia sbloccato il fondo ci racconta un altro elemento centrale: questa erogazione è ben più importante dei milioni promessi all’Unione europea e non ancora erogati, sarebbero importanti anche per il contrasto all’immigrazione illegale e quindi al potenziamento della Guardia costiera con imbarcazioni, mezzi e uomini. Se non vi sono uomini e mezzi con cui fronteggiare gli scafisti è chiaro che non c’è partita”.

Al momento l’obiezione del Fmi verte sul fatto che Tunisi non garantisce standard moderni in vari settori. Dunque come procedere? “Non possiamo forzare la mano e certamente non voglio negare che possano non esserci gli standard che ci sono in Europa. Ma noi in quanto dirimpettai dobbiamo relazionarci nel migliore modo possibile, al fine di ottenere il risultato auspicato da Giorgia Meloni”.



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