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Lavoriamo insieme per l’Italia nell’Indo Pacifico. Parla Formentini

Il vicepresidente della Commissione Esteri della Camera racconta a Formiche.net il lancio del Comitato Indo Pacifico e le analisi che il Parlamento sta portando avanti per fornire dati su cui costruire una strategia italiana per l’area. Da “Indo Pacific Salad”, la newsletter a cura di Emanuele Rossi

Questa settimana si è insediato alla Camera il Comitato Indo-Pacifico, recentemente creato dalla commissione Esteri per approfondire le dinamiche in atto nella macro-regione. “Per la prima volta l’Indo Pacifico arriva nel parlamento italiano, testimonianza della grande attenzione che anche l’Italia ha per l’area che deciderà il futuro del mondo intero”, commenta Paolo Formentini, deputato leghista con il ruolo di vicepresidente della Commissione e tra i promotori del Comitato insieme a colleghi di maggioranza e opposizione.

L’auspicio è che vi possa essere una regolarità delle sedute e un’assidua partecipazione ai lavori di tutti i suoi componenti, visto “la crescente importanza dell’area nel sistema mondiale delle relazioni internazionali”, spiega a Formiche.net. Formentini sta anche coordinando l’indagine conoscitiva sull’Indo Pacifico (analisi che ha un termine previsto per il 30 giugno 2024). Il Comitato è composto da Giangiacomo Calovini e Francesco Mura di Fratelli d’Italia, Simone Billi della Lega, Fabio Porta e Lia Quartapelle Procopio (altra vicepresidente della Commissione) del Partito Democratico, Arnaldo Lomuti del M5S, Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra, Ettore Rosato (ex Italia Viva), Franco Tirelli di Noi Moderati, Benedetto Della Vedova (gruppo misto).

Per Formentini, oltre all’attenzione riservata alla regione dalle grandi potenze, va tenuto conto delle “talora preoccupanti evoluzioni del quadro geopolitico”. “La Cina – commenta – è da tempo impegnata in uno sforzo di proiezione esterna, sia a livello commerciale, sia a livello militare, sia a livello diplomatico, forse anche per bilanciare elementi di crisi interna”. Davanti alle crescenti tensioni in zone nevralgiche come il Mar cinese meridionale (vedere le ultime tra Washington, Manila e Pechino, per esempio, o la sfida tra le isole del Pacifico), per l’Italia si pone “la necessità di definire una propria strategia, in un contesto di tensioni” che riguarda anche Taiwan, partner strategico per Roma. “Proprio lo sviluppo delle tensioni attorno a Taiwan fa temere lo scoppio di un nuovo conflitto maggiore, questa volta alla periferia orientale dell’Eurasia, e comunque alimenta, assieme alla guerra russo-ucraina, un sensibile incremento delle spese militari”.

“I nostri lavori dovrebbero dunque contribuire a definire la strategia complessiva dell’Italia e le scelte della sua politica estera e di proiezione esterna”, spiega Formentini. Su un piano operativo, l’asse principale dei lavori dovrebbe essere l’indagine conoscitiva, anche attraverso contatti con vari interlocutori e l’avvio di lavori con gli ambasciatori dei principali Paesi dell’area, facendo seguito alle occasioni di interlocuzione che ci sono già state in Commissione con gli ambasciatori di Corea del Sud, Giappone e Vietnam. “Sarebbe tuttavia anche importante individuare esperti e accademici, sulla base di un approccio rispettoso delle differenti posizioni politiche e attento soprattutto alla qualità degli interventi”, aggiunge.



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