Leonardo e Fincantieri firmano l’intesa per la cooperazione nel dominio underwater. Per Michele Nones, vice presidente dello Iai sentito da Airperss, un segnale importante di un nuovo modo di affrontare le sfide del futuro, in un settore, quello sottomarino, dove l’Italia ha tutte le carte in regola per porsi quale Paese leader
Dopo l’annuncio, ecco la firma dell’intesa tra Leonardo e Fincantieri sul dominio underwater. Gli amministratori delegati delle due società, Pierroberto Folgiero e Roberto Cingolani, alla presenza del capo di Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Enrico Credendino, hanno sottoscritto un memorandum d’intesa dedicato al dominio dell’underwater. L’obiettivo è mettere insieme le capacità di entrambi i principali gruppi industriali della Difesa italiani e mettere a fattor comune le sinergie delle due società per rafforzare le capacità di ricerca e innovazione nel settore sottomarino. “Il nostro obiettivo è continuare a innovare il settore con soluzioni all’avanguardia” ha spiegato Folgiero, a cui ha fatto eco Cingolani: “L’approccio [al dominio subacqueo] non può che essere multidisciplinare, attraverso la forte sinergia dell’industria nazionale, che può vantare competenze uniche, allo stato dell’arte e riconosciute anche a livello internazionale”. L’iniziativa nasce anche alla luce della imminente costituzione del Polo nazionale della subacquea, il centro italiano che funzionare da hub italiano della ricerca nel settore, puntando a candidare il nostro Paese quale leader nell’evoluzione del comparto.
Il patto Leonardo-Fincantieri
Nello specifico, l’accordo impegna le due società a sviluppare insieme una rete di piattaforme e sistemi di sorveglianza, controllo e protezione delle infrastrutture critiche e aree marittime subacquee, per rispondere alle esigenze indicate a livello nazionale e nell’ambito di iniziative europee. L’accordo, dunque, copre gli ambiti più disparati del nuovo dominio underwater, dalla protezione di reti strategiche sottomarine, cavi, dorsali di comunicazione e infrastrutture offshore, sistemi di allerta da minacce sottomarine, nonché la messa in sicurezza delle attività di prospezione, sea-mining ed estrattive sul fondale del mare per l’accesso a risorse minerarie preziose. In particolare, Leonardo e Fincantieri lavoreranno insieme per sviluppare soluzioni all’avanguardia per i cosiddetti droni sottomarini, e la loro integrazione delle unità navali, che saranno i grandi protagonisti dello spazio sottomarino.
L’importanza dell’intesa
“L’accordo tra le due grandi imprese nazionali è un segnale importante di un nuovo modo di affrontare le sfide del futuro, sia sul piano tecnologico, sia industriale”, ha spiegato ad Airpress il vice presidente dell’Istituto affari internazionali, Michele Nones, definendo l’intesa una “impostazione corretta” e aggiungendo: “Spero che siano definitivamente consegnate alla storia le ostilità fra grandi gruppi che in passato hanno indebolito la crescita del Paese e delle stesse imprese interessante”. “Un tassello alla volta stiamo procedendo verso l’identificazione dell’importanza dell’ambiente sottomarino”, ha continuato Nones, ribadendo come “in un clima di collaborazione fra il principale produttore di piattaforme navali e il principale produttore di apparati tecnologici ed elettronici, l’Italia potrebbe in questo settore ad ambire a diventare leader, ripercorrendo il successo che abbiamo già avuto anche in altri settori” dove si è riusciti “a integrare capacità di piattaforma e di sistema”.
L’evoluzione underwater
Come illustrato dal vice presidente dello Iai, la situazione che si apre per la dimensione subacquea e in qualche modo simile “a quando, per lo spazio extra-atmosferico, si è passati da una esclusiva presenza delle grandi nazioni a una pluralità di soggetti medi e piccoli, anche civili”. Le profondità marine, dunque, rimarranno il dominio dei sottomarini, nucleari e convenzionali. Ma la prospettiva sta cambiando. L’ambiente underwater è una “fondamentale dimensione attraverso la quale passano gasdotti, oleodotti e, ovviamente, le reti cablate, e quindi Internet”. A questi elementi noti, si sta poi aprendo l’ulteriore evoluzione dell’approvvigionamento di materie rare dai fondali marini. “Tutto questo dimostra la crescente attenzione nei confronti dell’ambiente subacqueo, testimoniata dalla firma tra i due grandi gruppi industriali e il prossimo avvio del Polo nazionale della subacquea”, ha ribadito Nones.
Un controllo molto più esteso
In questo quadro si inserisce anche la proposta, contenuta nel nuovo Piano del mare, redatto dal Comitato interministeriale per le politiche del mare del ministero del Mare, di costituire una nuova autorità per il controllo del traffico subacqueo. “Questa capacità dovrebbe appoggiarsi, espandendole, alle già presenti capacità della Marina”. Uno del uno i problemi che si porranno sempre di più, spiega ancora Nones, è quello di riuscire a verificare cosa succede sotto sott’acqua in uno spazio geografico molto più esteso di quello delle acque territoriali o della sona economica esclusiva. “La protezione delle infrastrutture subacquee deve cominciare laddove queste entrano in mare e finisce quando ritornano a terra”. Questo significa spingersi molto in là nelle acque internazionali, fin quasi al limite della competenza del Paese di partenza. “Ecco perché in questo ambito è essenziale il ruolo, che deve essere prioritario, svolto dalla Marina”.
Deterrenza convenzionale sottomarina
Tra l’latro, nel dominio sottomarino si sta assistendo anche un’evoluzione tecnologica i cui effetti strategici sono potenzialmente rivoluzionari. “Il salto generazionale nella subacquea – dice ancora Nones – si è già avuto con lo sviluppo dei sistemi di propulsione anaerobica Aip (air-independent propulsion)”, che consentono ai sottomarini convenzionali di avere un tempo di immersione significativamente maggiore rispetto al classico sistema misto diesel-elettrico. Combinato con lo sviluppo di batterie ad altissima capacità, “avremo sottomarini convenzionali la cui autonomia è simile a quelli nucleari”. L’effetto è quello di avere, attraverso l’installazione di missili superficie-superficie o antinave, “sommergibili convenzionali in grado di svolgere un’azione di deterrenza, in passato prerogativa esclusiva dei sottomarini nucleari”. Questo apre una sfida sul piano strategico e militare “ma è sicuramente una novità di cui l’Italia dovrà assolutamente tener conto”.