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Italia protagonista in Medio Oriente e senza ambiguità. Parla Gardini (FdI)

Meloni fissa come priorità l’individuazione di una nuova classe dirigente palestinese che diventi un interlocutore credibile per l’Occidente. L’Italia può giocare un ruolo importante nella mediazione, per arrivare a ottenere la soluzione dei due popoli e due Stati. Dalle piazze, voci ambigue su Hamas. Ora è il momento della chiarezza su Israele. Conversazione con la deputata di FdI, Elisabetta Gardini

Va individuata una nuova classe dirigente palestinese che riesca a essere un interlocutore credibile per l’Occidente. L’obiettivo è senz’altro a lungo termine. Ma potrebbe rappresentare una svolta per la questione mediorientale. Giorgia Meloni ci crede. La linea italiana è stata ribadita dal presidente del Consiglio anche nella telefonata a sei con i leader del Quint più il Canada. “Se si vuole davvero ottenere l’auspicata soluzione dei due popoli e due stati, bisogna perseguire la strada indicata dal presidente Meloni”, dice Elisabetta Gardini, deputata di Fratelli d’Italia e componente della commissione Affari esteri alla Camera, sottolineando a Formiche.net il “protagonismo positivo dell’Italia anche sulla guerra in Medio Oriente”.

Il “protagonismo” italiano ha avuto un buon riscontro anche al Consiglio europeo?

Possiamo dire che il Consiglio europeo ha proprio sposato la linea italiana. Non solo negli atti del Consiglio viene ribadita la ferma condanna ad Hamas e rimarcato il diritto di Israele a difendersi, ma il passaggio sulla necessità di avere una nuova classe dirigente palestinese è il frutto del lavoro dell’Italia e del nostro presidente del Consiglio. Tra l’altro, nell’intesa si ipotizza anche una conferenza internazionale sulla questione israelo-palestinese.

Come se lo immagina, dunque, il ruolo dell’Italia nel contesto mediorientale?

Dobbiamo tornare a esercitare il nostro ruolo di mediazione, come attore protagonista di ciò che accade in Medio Oriente e, più in generale, in tutta l’area mediterranea. È evidente che se la miccia accesa in Israele non viene gestita nel modo giusto, le ripercussioni saranno pesantissime anche per le politiche di espansione e sviluppo che il nostro Paese sta portando avanti in Africa e sui flussi migratori.

Meloni nel suo intervento ha richiamato alla necessità che l’Europa agisca da attore protagonista nello scenario internazionale. Qual è la strada?

Innanzitutto, la condivisione delle informazioni. Non è ammissibile che, per esempio, Frontex ed Europol non condividano i dati in forza della legge sulla privacy. Probabilmente se l’avessero fatto avremmo evitato i recenti attentati nel cuore dell’Europa. Per cui, iniziamo da lì a costruire un percorso comune.

Da parte della politica italiana, sul conflitto in Israele, al di là di alcune sfumature è arrivata una risposta più o meno univoca che colloca il nostro Paese accanto allo Stato ebraico.

La prima risoluzione che condannava Hamas è stata votata all’unanimità. Si è astenuto solo il gruppo Verdi-Sinistra. Ma a mio modo di vedere ci sono ancora troppe zone d’ombra, troppa ambiguità su Israele da parte della sinistra. In commissione Affari esteri alla Camera, per esempio, non siamo riusciti a votare un documento unitario.

Oggi il Pd ha scelto di non partecipare alla manifestazione organizzata da “pace e disarmo”, ma dalle piazze d’Italia nei giorni scorsi sono arrivate voci che inneggiavano ad Hamas e condannavano Israele. Come rispondere?

Di queste manifestazioni, la cosa che più dispiace è vedere ragazzi, disinformati e intrisi di ideologica, condannare l’aggredito e salvare l’aggressore. Partiamo da un dato di fatto: nessuno vuole la morte del popolo palestinese, se non Hamas. Tant’è che la comunità europea ha aumentato gli stanziamenti umanitari per il popolo palestinese. E questo dovrebbe aprire gli occhi. Il problema grosso sono i cattivi maestri.

Che cosa intende dire?

Persone che, negli anni, hanno costruito una narrazione completamente antistorica. È chiaro che se si ripete ai giovani la retorica del popolo oppresso (i palestinesi) e di quello che opprime (Israele), i ragazzi empatizzeranno sempre con gli oppressi. Ma ora è tempo di finirla con queste ambiguità.

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