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Agli italiani l’economia fa meno paura. Ma sull’Europa… L’indagine Ipsos

Dall’indagine tradizionalmente diffusa alla vigilia della Giornata del risparmio, emerge un minor pessimismo sulle possibilità di tornare a tempi migliori, nonostante tassi elevati e guerre. Ma chi preoccupa è l’Europa, percepita come incapace di garantire democrazia e competitività

In un anno difficile, con un secondo conflitto scoppiato a due passi dall’Europa, quello in Medio Oriente, gli italiani che ancora riescono a risparmiare tornano ad abbozzare un sorriso. Non era scontato visti i tassi nella zona euro saliti del 4,50% in un anno e con i prezzi delle materie prime ancora alle stelle. Eppure, a sentire gli esperti dell’Ipsos, che come di consueto alla vigilia della Giornata del risparmio organizzata dall’Acri (in programma domani, alla presenza di ministri e banchieri), qualcosa si muove.

GERMOGLI DI OTTIMISMO

Vale a dire, tra le famiglie e gli imprenditori sembra essere tornato un “cauto ottimismo” negli ultimi 12 mesi, “con una situazione percepita come meno difficile, e che permette di vivere con maggiore serenità, almeno fino a quando l’orizzonte è immediato”. Gli italiani, insomma, si sono assuefatti all’elevato livello dei prezzi, ma al contempo c’è anche la speranza di una discesa a breve dell’inflazione e “la percezione di essere in grado di fronteggiare un mondo complesso”. Ad aiutare il clima generale anche le dinamiche del mercato del lavoro, mentre si indebolisce la fiducia verso l’Unione europea e l’euro, anche sull’onda emotiva del forte aumento dei tassi di interesse da parte della Bce.

E pensare che, come sottolineano da Ipsos, la fiducia per il clima economico nel nostro Paese aveva registrato una vera e propria caduta nel corso dello scorso anno, salvo tornare ora verso livelli analoghi a quelli della prima metà del 2021. A voler sintetizzare, il rapporto evidenzia un modesto miglioramento del tenore di vita delle famiglie, che torna ai livelli pre pandemia: risultato di famiglie in forte difficoltà economica, in calo rispetto al 2022, e famiglie che hanno registrato una migliore tenuta del tenore di vita, in crescita rispetto allo stesso anno. Ciò si accompagna a una minore insoddisfazione: scende dal 17% al 14% la quota di chi appare seriamente in difficoltà.

L’ITALIA DI DOMANI

Guardando al futuro, le previsioni sull’andamento dell’economia personale, locale, fino ad arrivare a quella europea e mondiale, portano gli italiani da un marcato pessimismo dello scorso anno ad un rimbalzo positivo dell’anno in corso, trainato da forti attese personali, specie nella generazione di mezzo. Il mercato del lavoro aiuta i singoli ad essere fiduciosi le famiglie colpite da una situazione lavorativa sfavorevole sono diminuite grazie al progressivo calo del tasso della disoccupazione che si osserva nel Paese. Al contempo, il tenore di vita è migliorato per il 14% (contro un 7% del 2022) e cala la quota di coloro che hanno visto peggiorare la propria condizione economica (dal 19% nel 2022 al 13% di quest’anno).

La percezione dell’aumento dei prezzi a causa dell’inflazione non si arresta e continua a mantenere elevato il livello di preoccupazione della popolazione italiana circa l’impatto sul proprio bilancio familiare; circa un terzo degli italiani si dichiara molto preoccupato. Ma nel frattempo ha adottato strategie di contenimento che sembrano risultare efficaci, dalla ricerca di offerte, all’apertura a nuovi prodotti e all’acquisto online. A livello finanziario si nota invece una crescita della propensione verso strumenti finanziari più sicuri, a scapito dell’immobilismo e della liquidità, certamente legata sia all’inflazione, sia ai maggiori rendimenti che offrono molti intermediari e i titoli di stato.

L’EUROPA PERDE COLPI

Chi semmai perde slancio è l’Europa, percepita sempre più come un’entità poco in sintonia con le esigenze dei cittadini. “In questo scenario incerto, si indebolisce la fiducia nell’Unione europea e nell’euro, sostenuta comunque dalle nuove generazioni: i dati evidenziando una polarizzazione tra chi ha fiducia nelle azioni e nelle scelte che verranno prese e chi no (51% si fida, il 49% non si fida). A intaccare la fiducia ha contribuito la politica dei tassi di interessi della Bce per contrastare l’inflazione: ha messo in difficoltà molte famiglie e imprese che si sono trovate a pagare interessi più alti su mutui, prestiti, e finanziamenti, che sono tra le più critiche verso l’Ue”.

Un altro fenomeno va sottolineato: si indebolisce anche l’idea che l’Europa, sempre riconosciuta per la sua tutela delle libertà e dei singoli, sia efficace nel difendere gli ideali democratici e la capacità competitiva dell’Unione sui mercati internazionali, come sottolineano le crisi legate a materie prime ed energia.

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