La governatrice della Banca centrale europea apre i lavori della conferenza annuale sulla politica monetaria ammettendo che l’attuale livello del costo del denaro può raffreddare finalmente i prezzi. Tradotto, può bastare così
“Sulla base della nostra valutazione attuale, riteniamo che i tassi di interesse di riferimento della Bce abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, daranno un contributo sostanziale al tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo di medio termine”. Sono le parole di Christine Lagarde nel corso dell’annuale conferenza stampa sulla politica monetaria, organizzata dalla stessa Eurotower, in cui la presidente della Bce ha sostenuto che un costo del denaro al 4,50% può anche bastare per calmare l’inflazione (qui l’intervista all’economista ed ex membro del comitato esecutivo della Bce, Ignazio Angeloni sul tema).
La sostanza è più o meno tutta qui, Francoforte potrebbe essere sazia di tassi e pronta a uno stop entro la fine dell’anno. “La Bce ha condizionato le decisioni future a tre criteri: le prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e la forza della trasmissione della politica monetaria. Questo quadro ci ha aiutato a tracciare un percorso di inasprimento che è iniziato in modo ripido e poi ha rallentato fino a raggiungere un ritmo più normale. Le nostre future decisioni continueranno a basarsi su questi tre criteri e garantiranno che i tassi di interesse rimangano fissati a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario”.
L’ex numero uno del Fondo monetario internazionale ha poi passato in rassegna gli ultimi eventi legati all’economia mondiale. “Gli ultimi anni sono stati un periodo incredibilmente impegnativo per i responsabili delle politiche monetarie di tutto il mondo. Abbiamo dovuto affrontare una serie di shock di domanda e offerta che si si sono sovrapposti ed hanno creato un panorama macroeconomico complesso e in rapida evoluzione”, ha ricordato Lagarde, spiegando che ciò ha portato ad un “cambiamento di paradigma nella definizione della politica monetaria” che si è concretizzato nel “ciclo di rialzi più rapido mai registrato”.
Tradotto, “con un cambiamento rapido nelle prospettive di inflazione, si è verificato un cambiamento altrettanto rapido nell’orientamento della politica monetaria. E ciò ha sollevato interrogativi su come calibrare al meglio la politica quando l’accomodamento deve essere rapidamente ritirato dopo una lunga fase di allentamento. Negli ultimi anni si è discusso molto sulla forza e sulla velocità della trasmissione monetaria e su come l’importanza relativa dei diversi canali sia cambiata nel tempo. E questo ha introdotto una notevole incertezza nell’attuale ciclo di inasprimento”.