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Cos’è Laudate Deum e cosa chiede papa Francesco. Una chiave di lettura

Sull’ambiente Francesco ci chiede: perché negare l’evidenza? L’esortazione apostolica, definita dal pontefice un aggiornamento di Laudato si’, è la risposta alla crisi climatico-ambientale che stiamo affrontando, e lo sguardo quasi incredulo del papa sugli ostinati negazionismi. La riflessione di Riccardo Cristiano

Si potrebbe anche rimanere delusi leggendo l’esortazione apostolica Laudate Deum di papa Francesco. Ma forse il primo ad avvisarci che occorreva accostarsi al testo con attese diverse è stato proprio Francesco, quando l’ha definito un aggiornamento di Laudato si’.

Le argomentazioni di fondo, sulla fede e la creazione, il ruolo dell’uomo nel disegno cosmico di Dio, quello che mi permetto di chiamare “evoluzionismo cristiano” che riscopre il significato di cosmo, come è nella sua etimologia greca, un autentico “ordine”, per la precisione “ordine giusto”, che dunque è l’ordine dato al cosmo e al mondo dal Dio di tutte le cose e di tutti gli uomini, sta lì, in Laudato si’.

E allora Laudate Deum cos’è? Forse tornare alla Bibbia, al Vecchio testamento, ai testi di profeti come Isaia, può aiutarci a capirlo come un grido non argomentativo, ma che tenta di scuotere l’umanità. Eravamo in un tempo di pastorizia quando Isaia ammoniva: “Guai a voi che aggiungete casa a casa e podere a podere, finché non vi sia più spazio”. Ha scritto Lele Viola al riguardo nel 2011: “Sono passati duemilasettecento anni, ma non abbiamo bisogno di grattare via la ruggine da questa frase: l’avvertimento/maledizione di Isaia conserva tutta la sua forza e la sua freschezza senza necessità di alcuna terapia aggiornativa”.

Se veniamo all’oggi forse alcuni esempi presi dalla cronaca recente ci possono aiutare a capire perché questo dell’“invettiva” (vocabolo sovente usato al riguardo del libro di Isaia) possa essere la chiave di lettura e quindi di comprensione del testo bergogliano. Nessuno ignora Facebook, nessuno ignora l’automobile, ma vedere come trasmettere in diretta la proprio corsa in autostrada su Facebook possa portare all’autodistruzione, di sé, della propria famiglia o della vita di altri. Il problema qui non è la potenza del social media, o l’automobile, ma l’uso irresponsabile che dell’uno e dell’altro si fa.

Dopo aver offerto un robusto apparato argomentativo, spirituale e scientifico, alla crisi climatico-ambientale che stiamo affrontando, Francesco appare attonito davanti ai diffusi negazionismi che negano l’evidenza di ciò che sta accadendo. Non è la tecnologia il problema, ma l’uso che se ne fa e l’indisponibilità a riconoscere che non controllarlo, come controllare il nostro guidare e usare Facebook, possa condurre all’autodistruzione.

È questo il passaggio che maggiormente colpisce del testo. Lo sguardo quasi incredulo del papa sugli ostinati negazionismi. È il punto decisivo del testo che presento in tre passi. Il primo: “Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi. È vero che non tutte le catastrofi possono essere attribuite al cambiamento climatico globale. Tuttavia, è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi. Sappiamo quindi che ogni volta che la temperatura globale aumenta di 0,5 gradi centigradi, aumentano anche l’intensità e la frequenza di forti piogge e inondazioni in alcune aree, di gravi siccità in altre, di caldo estremo in alcune regioni e di forti nevicate in altre ancora.

Se fino ad ora potevamo avere ondate di calore alcune volte all’anno, cosa accadrebbe con un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi, a cui siamo vicini? Tali ondate di calore saranno molto più frequenti e più intense. Se si superano i 2 gradi, le calotte glaciali della Groenlandia e di gran parte dell’Antartide si scioglieranno completamente, con conseguenze enormi e molto gravi per tutti”.

Eccoci dunque a quella che definisce “resistenza e confusione”: “Negli ultimi anni non sono mancate le persone che hanno cercato di minimizzare questa osservazione. Citano dati presumibilmente scientifici, come il fatto che il pianeta ha sempre avuto e avrà sempre periodi di raffreddamento e riscaldamento. Trascurano di menzionare un altro dato rilevante: quello a cui stiamo assistendo ora è un’insolita accelerazione del riscaldamento, con una velocità tale che basta una sola generazione – non secoli o millenni – per accorgersene. L’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai possono essere facilmente percepiti da una persona nell’arco della sua vita, e probabilmente tra pochi anni molte popolazioni dovranno spostare le loro case a causa di questi eventi”.

E allora ecco l’invettiva: “Per porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale, si ricorre al fatto che si verificano di frequente anche freddi estremi. Si dimentica che questi e altri sintomi straordinari sono solo espressioni alternative della stessa causa: lo squilibrio globale causato dal riscaldamento del pianeta. Siccità e alluvioni, prosciugamento di laghi e popolazioni spazzate via da maremoti o inondazioni hanno in fondo la stessa origine. D’altra parte, se parliamo di un fenomeno globale, non possiamo confonderlo con eventi transitori e mutevoli, che sono in gran parte spiegati da fattori locali. […] Nel tentativo di semplificare la realtà, non mancano coloro che incolpano i poveri di avere troppi figli e cercano di risolvere il problema mutilando le donne dei Paesi meno sviluppati. Come al solito, sembrerebbe che la colpa sia dei poveri. Ma la realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri. Come dimenticare che l’Africa, che ospita più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una minima parte delle emissioni storiche?”.

Questa è solo una presentazione di una esortazione apostolica che poi tocca altri capisaldi bergogliani, come il paradigma tecnocratico e l’urgenza di dar vita ad un nuovo multilateralismo, ma che ci aiuta ad entrare in un testo che vuole scuoterci, svegliarci, avvertirci del pericolo di non voler vedere quel che ormai è evidente.



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