Lo scenario che si è presentato a inizio settembre, dopo il tragico sisma in Marocco, era devastante, ma le prime valutazioni dicono che Rabat ha risposto in modo efficace all’emergenza. Per re Mohammed VI è importante dare un segnale interno, anche per continuare la crescita del suo Paese all’esterno
Un terremoto di magnitudo 6,8 ha colpito il centro del Marocco l’8 settembre, causando 2.862 morti e circa 6.000 feriti. A distanza di un mese esatto dal sisma, è tempo dei primi bilanci, sia quelli che riguardano i costi della ricostruzione, sia quelli legati alla tempestività e all’efficacia dei soccorsi. Due temi determinanti per la stabilità del Paese e dunque della monarchia di Mohammed VI.
Il terremoto ha principalmente colpito l’area rurale delle montagne dell’Alto Atlante, causando frane, crolli e danni alle strade. Squadre di soccorritori sono arrivate da diversi Paesi – anche se Rabat ha scelto di selezionare attentamente da chi ricevere aiuti, perché non poteva gestire un eccessivo apporto di carichi esterni, e in parte come messaggio politico.
In un report, Medicine Sans Frontier (Msf) ha valutato che “le autorità marocchine, i partner bilaterali e il popolo marocchino hanno risposto in modo notevole, mobilitando rapidamente piani di intervento d’urgenza”. Sono stati istituiti posti medici avanzati, ospedali da campo e capacità di trasporto per garantire una risposta medica e umanitaria urgente. Le squadre Msf riferiscono che il governo marocchino ha risposto all’emergenza “con poche lacune”.
Questa valutazione è importante per la stabilità interna: il Marocco è un Paese che mira ad aumentare la propria standing internazionale – scelte come la normalizzazione delle relazioni con Israele hanno anche questa matrice. La tragedia del terremoto rappresenta un incidente di percorso fuori dal comune per le ambizioni del regno nordafricano, perché potrebbe sensibilizzare gli equilibri tra la monarchia e il sovrano su cui si basa il patto sociale.
“Le misure del Marocco sono all’altezza degli standard occidentali in materia di sicurezza, gestione delle crisi e delle emergenze: trasparenza delle informazioni all’interno e all’esterno del paese e professionalizzazione della risposta”, commenta Jesús Sanchez Lampas, vicepresidente dell’Instituto Coordinadas, un centro di ricerca madrileno che si occupa studiare pratiche di good governance. Questa risposta ha permesso al Paese di tornare alla normalità e di avviare una ricostruzione urgente nelle aree più colpite.
Il Marocco è stato elogiato per la sua risposta “esemplare”, inclusa l’istituzione di un fondo speciale per gestire le conseguenze del terremoto. Uno dei vari elementi messi in gioco con cui il sovrano ha voluto dimostrare il suo impegno diretto. Nel confronto, l’analisi fatta dall’istituto spagnolo ha evidenziato significative differenze nella gestione algerina del sisma del maggio 2003, probabilmente dovute alle relazioni internazionali del Paese e alla situazione politica interna: le autorità di Algeri hanno ricevuto critiche dai propri cittadini.
In quell’occasione, ci furono carenze nella rapidità e nell’efficacia della risposta iniziale, nel coordinamento delle risorse, nella fornitura di assistenza e alloggi temporanei adeguati, e nella comunicazione di informazioni accurate. Sono d’altronde passati venti anni, e il Marocco ha dimostrato che i Paesi della regione nordafricana possono riuscire ad adeguare i propri standard. Anche se è vero che persistono situazioni in cui questo non è possibile a causa della destabilizzazione interna, vedi la Libia, ed è complicato dalla gestione degli equilibri (come in Tunisia).
Nell’ultima settimana, le autorità marocchine hanno eseguito una valutazione complessiva delle esigenze sul campo, seguendo i dettami richiesti dalle compliance internazionali,. Rabat riconosce che un aiuto non coordinato sarebbe stato controproducente e che, con l’evolversi delle operazioni di risposta, la valutazione dei bisogni potrebbe portare ad altre fasi che richiedono la richiesta di altre forme di sostegno.
Da oggi, lunedì 8, al 15 ottobre, la Banca mondiale (Bm) e il Fondo monetario internazionale (Imf), terranno i loro incontri annuali a Marrakech, che si svolgeranno nonostante il sisma. Kristalina Georgieva, direttrice generale del Fondo monetario internazionale, aveva precedentemente affermato che la decisione sarebbe stata presa dopo un’analisi approfondita della capacità del Regno di ospitare gli incontri. Ed evidentemente il Marocco ha superato la prova.
Per questi eventi sono attese a Marrakech delegazioni di vario genere e centinaia di persone, il che conferma la fiducia nella gestione della tragedia avvenuta nella regione di Al Haouz da parte del Marocco e contemporaneamente rafforza l’attrattività di Marrakech, di cui è stata colpita solo una parte della medina. Per dare un ulteriore elemento su come il Paese stia acquisendo maggiore centralità, e su quanto sia necessario il superamento della fase di emergenza e l’avvio di un’efficace ricostruzione: stando ai dati del Global Finance Center Index, Casablanca è diventato il terzo centro finanziario del Medio Oriente, dopo Dubai e Abu Dhabi (e prima di Tel Aviv e Riad).