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La manovra passa il test dei mercati

​All’indomani dell’approvazione della finanziaria da 28 miliardi, lo spread tra Btp e Bund rimane calmo e tranquillo. Era già successo con la Nadef. E così l’esecutivo incassa il disco verde prima di Europa e agenzie di rating

Buona la seconda. Prima ancora che l’Europa e le agenzie di rating dicano la loro, la manovra italiana firmata da Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, passa il test più importante, quello dei mercati che garantiscono ogni anno allo Stivale tra i 300 e i 400 miliardi di euro, grazie alla sottoscrizione di titoli di Stato. Gli investitori, si sa, hanno l’occhio lungo. E la finanziaria che cuba fino a 28 miliardi (ce ne sono almeno quattro in più per il riassetto dell’Irpef, a cui vanno aggiunti i 14-15 per il taglio del cuneo fiscale), l’hanno letta di già.

E allora ecco, che lo spread tra i rendimenti dei Btp e quello dei Bund tedeschi, i titoli per antonomasia più sicuri d’Europa, è rimasto pressoché immobile. Nessun terremoto, nessuno scossone, nessun brivido all’indomani dell’approvazione della legge di bilancio. In apertura di giornata, il differenziale è salito quindi a 201 punti dai 197 della chiusura di ieri, per poi ripiegare a 199 e con il rendimento dei titoli decennali italiani attestatosi al 4,83%. Era già successo con la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, il primo vero test per l’esecutivo.

Portare il deficit 2024 al 4,3% e pompare il disavanzo del 2023 al 5,2% poteva non piacere ai mercati. Ma anche in quel caso, due settimane fa, c’è stato solo uno starnuto, poi più nulla. Insomma, la finanziaria sembra reggere la pressione, almeno per ora e anche il suo baricentro fiscale. I pilastri della legge di Bilancio sono noti. E cioè la conferma per un anno del taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef (coperte con i quasi 16 miliardi di extradeficit) ne rappresentano il cuore. Le nuove aliquote per scaglioni di reddito saranno così determinate: fino a 28 mila euro, 23%, oltre 28 mila euro e fino a 50 mila euro, 35%, oltre 50 mila, 43%. Inoltre si amplia fino a 8.500 euro la soglia di no tax area prevista per i redditi di lavoro dipendente che viene parificata a quella già vigente a favore dei pensionati. La riforma dell’Irpef per il 2024 costerà, nel suo complesso, circa 4,1 miliardi.

Numeri e calcoli che arrivano in giorni non certo facili per i Paesi più indebitati in Europa, come l’Italia, certo, ma anche come la Spagna o la Francia. La Germania è tornata a puntare i piedi sul Patto di stabilità, chiedendo, senza mai citarla ma pensando a Roma, una traiettoria di rientro del debito più incisiva. Pena, lo stop a un accordo sulle nuove regole di bilancio. Per il governo sarebbe un problema un ritorno a vincoli troppo rigidi, specialmente in assenza di quello sganciamento degli investimenti per la crescita dal deficit da tempo invocato dal ministro Giorgetti. Un altro elemento che avrebbe potuto innervosire i mercati. Ma così non è stato.


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